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Lo chef Cannavacciuolo fa tappa ad Aci Trezza con “‘O mare mio”
Al centro del programma c’è la cucina di mare, perché questa scelta?
«Mi è piaciuta l’idea di portare in televisione un mix di quelle cose che ho fatto da bambino, come arrostire il polpo sul focolare sistemato nella spiaggia e mangiarlo lì. Non posso stare lontano dall’acqua, è il mio elemento: non sarei quello che sono senza l’influenza del mare. Mi ritengo privilegiato ad aver avuto l’opportunità di avvicinarmi e scoprire tradizioni che rendono il mare una delle “forze” che contraddistingue il nostro Paese».
Tornerà a cucinare come una volta?
«Più che altro cucinerò sulle imbarcazioni. Non per forza si deve avere a disposizione la strumentazione di una cucina professionale per preparare dei buoni piatti. Il pesce può essere cotto a bordo e condito con salmoriglio e si possono preparare conserve nei barattoli di acciaio».
Quanto è importante il pesce nella sua cucina?
«Occupa un ruolo fondamentale: amo raccontare con i miei piatti emozioni legate al mio trascorso, e non potrei esprimermi senza il sapore e la sapidità del profumo del mare».
Manca la cultura del pescato?
«Diciamo che andare a comprare il filetto di pesce già pronto è facile. Ci sono, però, tante altre varietà di pescato che non arrivano sul banco dei mercati perché hanno una vita corta. Inoltre ci sono molte altre specie mediterranee che i consumatori quasi non conoscono. Secondo me, invece, è importante sapere quello che c’è dietro al pesce che mangiamo e del lavoro di chi lo fa arrivare sulle nostre tavole».
Una divagazione dalla cucina stellata?
«Anche la cucina stellata parte da quella tradizionale. E non bisogna mai sottovalutare la conoscenza degli ingredienti e delle preparazioni di base. Nel caso del pesce soltanto in pochi parlano della stagionalità, invece è importantissimo non pescare le specie nella stagione in cui fanno le uova non solo per un problema di riproduzione, ma anche perché la carne assume un sapore più forte».
Di carne o di pesce che sia la cucina italiana quest’anno ha conquistato il podio mondiale con Massimo Bottura, il cui ristorante è il primo al mondo della guida “50 Best Restaurant”.
Quanta competizione c’è tra voi chef?
«Il giorno in cui è stato insignito Massimo Bottura gli ho mandato un messaggio in cui ho scritto: «Oggi mi sento più fiero di essere italiano. Grazie Massimo». Dobbiamo esultare tutti per l’Italia al primo posto perché troppo spesso la nostra cucina all’estero è vista come pizza e mandolino, mentre ci sono molti professionisti che dalla Sicilia al Trentino sono in grado di dire la loro».
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