L’«Hitalia» della Nannini comincia da Scicli «Non ero mai stata qui, è uno spettacolo»
L’«Hitalia» della Nannini comincia da Scicli «Non ero mai stata qui, è uno spettacolo»
La cantante senese nella città barocca per un set con il fotografo della Magnum, Alex Majoli
SCICLI – «Scicli, amo il tuo respiro». Il disco? Il primo dicembre. Titolo: Hitalia. Contiene diciassette brani della canzone d’autore che hanno fatto grande la musica italiana, una rivisitazione in chiave rock della più alta tradizione popolare. E l’«Hitalia» della signora Nannini, del famoso e omonimo bar senese di via dei Banchi di Sopra, comincia dalla Sicilia. Da Scicli, per l’esattezza. Gianna Nannini ha preso un aereo da Londra, città in cui vive con la figlia Penelope, e nel cucire l’ordito nel nuovo album ha scelto il filo sottile e solare di Scicli. Un album dai sentimenti forti, portati alle estreme conseguenze, come solo i siciliani sanno fare, con i loro eccessi. La cantante senese ha voluto un fotografo di guerra per raccontarsi. Uno dei più bravi al mondo, quell’Alex Majoli che ha deciso di lasciare New York per Scicli, da presidente della Magnum l’agenzia fotografica più prestigiosa, fondata da Henri Cartier Bresson. Majoli è uno dei “nuovi sciclitani”; qui vive con la sua famiglia di terribili mocciosetti, e qui coltiva olio d’oliva. È stato Alex, questo ragazzo così bello da sembrare svedese – alto, biondo, dalla pelle diafana- a convincere Gianna: Scicli. Si gira a Scicli. «Ho voluto fare un regalo alla mia città adottiva – racconta Majoli -, offrendo una opportunità di promozione a questa comunità che mi ha accolto». Nessuno parla, ma si capisce che il nuovo album della Nannini ha un filo conduttore, un tema, e Scicli è funzionale a questo tema. Gianna e i suoi collaboratori hanno portato da Londra gli abiti di scena, abiti bellissimi e preziosi, che citano la Sicilia in maniera provocante, trasgressiva. Il fotografo Luigi Nifosì ha suggerito una delle location: casa Massari. Ellen, la più giovane della famiglia, ha aperto con generosità le sale della prestigiosa dimora storica dei Mormina Penna. Qui Gianna è stata accolta da un vassoio di “scacce”, le focacce sciclitane di pomodoro e cipolla. Un delirio. La cantautrice ha fatto preparare una guantiera, per portarsele a Londra. Dopo un pomeriggio di lavoro, cena a Modica, nella torre d’oriente che guarda la casa natale di Salvatore Quasimodo e quella in cui il filosofo Tommaso Campailla accolse Berkeley. È subito sera quando a tavola arrivano la parmigiana bianca al pesto di pistacchi di Bronte, la zuppa di cozze al basilico e pomodoro, il riccio di calamaro su crema di patate leggermente affumicata, e poi, passando ai primi, lo spaghettone in crema d’aglio, finocchietto, piselli e vongole, per finire con gli involtini di spada alla palermitana su caponata di melanzane. Il dolce? Gelato al pistacchio e nocciole e cioccolato modicano. Mentre lo chef Maurizio Urso era ai fornelli, la responsabile di sala Enza Russino e la figlia Nicole Arrabito, coccolavano la rockstar, che a un certo punto è sbottata: «Enza, che fai, lavori? Cena con me, facci compagnia! ». Mittleuropea, verace come un vino della Val d’Orcia, eppure profondamente mediterranea, Gianna Nannini diventa siciliana e sciclitana per impossessarsi dell’anima e del respiro di questa terra, che racconterà con la sua voce roca, rock e rocciosa, come la città che l’ha accolta da figlia. «Non ero mai stata qui, è uno spettacolo», ha detto Gianna, la figlia disubbidiente del pasticcere più famoso di Siena, che una volta andò a un concerto, allo stadio, e da lì cominciò una grande storia.