Catania – E’ stato il posto più amato dello scorso weekend: i visitatori si sono precipitati a scoprire i segreti del dietro le quinte dei fratelli Napoli, i pupari più antichi di Catania. Pubblico rispettosissimo, attento alle norme anticovid, che ha però una grande voglia di “abbracciare” la cultura, bene primario e irrinunciabile. E per questo motivo, Le Vie dei Tesori ha deciso per un ultimo regalo, nel fine settimana che chiuderà il festival: la visita al laboratorio dei Fratelli Napoli si replica a sorpresa, sabato (31 ottobre) sia alle 10, che alle 16.30 e alle 18.30 (prenotazioni sul sito www.leviedeitesori.com). Si potrà capire come nascono i pupi che qui a Catania sono abbastanza alti, come si sbalzano gli scudi o si fissano i pennacchi; come si dipinge uno scenario e cos’è un canovaccio. Ma sarà anche il sabato in cui si potrà osservare silenziosi la città dalla terrazza della Cattedrale, un prospettiva insolita, difficilmente replicabile e riservata ai pochi che sono riusciti a prenotare perché è già sold out: si potrà scoprire la storia del sacro chiodo ed entrare nella cappella di S.Agata attraverso un viaggio virtuale nella sua “cammaredda”; aprirà la parte più antica con la sagrestia e il Sacrario capitolare, dove sono custodite preziose pergamene, importanti privilegi e concessioni di sovrani. Nel salone, aperto al pubblico solo in rarissime occasioni, oggetti sacri legati al culto di Sant’Agata e arredi settecenteschi.
Insomma, eccoci all’exploit finale: Le Vie dei Tesori continua in piena sicurezza, lo scorso fine settimana ha raccolto oltre duemila presenze; il DPCM consente le visite e il festival è diventato un vero e proprio cluster di luoghi, presìdi di comunità e di resistenza civica, sia pubblici che privati, che lavorano in sinergia. Dalla cappella dei nobili spagnoli Bonajuto, scampata al terremoto al Castello Ursino che invece subì danni dalle colate laviche. Le chiese sono tante: dietro le grate di Santa Chiara Verga rinchiuse la sua “capinera”, da San Nicolò l’Arena si arriva a vedere Siracusa, basta salire i 141 gradini della scala a chiocciola della chiesa più grande della Sicilia: dalla chiesa di San Giuliano dove si potrà salire fino alla “lanterna” (sabato dalle 15 alle 18, domenica dalle 10 alle 13); alla Badia di Sant’Agata dove, al tramonto, gli attori Barbara Gallo e Francesco Bernava in abiti d’epoca, faranno da guida tra gli spazi solenni dell’aula liturgica e quelli nascosti fra le grate delle monache, fino alla cupola da cui si vede l’intero centro storico.
Catania sotterranea, in piena sicurezza: se a San Gaetano alle Grotte bisogna rintracciare l’antico pozzo sotto cui scorre il torrente Larmisi, nella cantine dell’ostello di piazza Currò si scopre uno dei canali dell’Amenano e nella cripta paleocristiana di Sant’Euplio si cerca l’anima del giovane patrizio torturato e giustiziato perché non volle abiurare la fede cristiana. Se andate per terme … avrete solo l’imbarazzo della scelta le Achilleane che corrono sotto piazza Duomo, quella della Rotonda credute per secoli un complesso di tombe o quelle dell’Indirizzo, dove si distinguono ancora i diversi settori termali.
Ma è difficile scegliere nel programma di questo ultimo weekend, costruito sempre con il sostegno di UniCredit e l’aiuto delle associazioni sul territorio. I palazzi, per esempio, non deludono mai: anche in questo ultimo weekend sarà possibile visitare il pressoché sconosciuto (soprattutto per i catanesi) Palazzo Scuderi Libertini che è stato una delle sorprese di questa edizione, con il suo inaspettato stile rinascimentale, tra stucchi, dorature, antiche arredi; aperto anche il settecentesco Palazzo Asmundo Di Gisira, edificato subito dopo il terremoto quando Catania era nera di lava, oggi trasformato in un piccolo hotel de charme; Palazzo Platamone, che ridusse i suoi sontuosi arredi quattrocenteschi a celle di un convento; chiude Villa Manganelli, l’unico “segno” lasciato da Ernesto Basile su questo lato di Sicilia. Il festival ha anche presentato due centri culturali molto interessanti: l’ex industria di calzature Ega, dove sotto le volte in stile Decò è aperta la mostra “Tattaratà. Parole a caduta, a raffica, a pioggia” di Filippo Monaco dedicata ai caratteri tipografici di ogni ordine e grado; e Tabaré Female dove cinque “artigiane creative” danno libero spazio alla loro fantasia, in altrettanti campi; qui si può visitare la mostra fotografica “L’Isola degli arrusi” di Liana Rigolli, sul confino degli omosessuali catanesi alle Tremiti, tra le due Guerre.
Per chi invece ha voglia di spazi aperti, aria, sole, luce, fiori, ecco pronte esperienze da non perdere, tutte in piena sicurezza. Basta lasciare Catania per raggiungere Mascalucia e scoprire Villa Trinità, gioiello seicentesco tra alberi esotici e “succulente” che ospita reperti archeologici e opere d’arte contemporanee; oppure la Fondazione La Verde La Malfa a San Giovanni La Punta, popolata da installazioni en plein air; se invece si raggiunge Sant’Agata Li Battiati, ecco il Parco Paternò del Toscano – abbarbicato su antiche colate, uno speciale giardino roccioso a terrazze – dove la domenica si potrà anche gustare un sontuoso brunch sull’erba, sotto le antiche querce oppure vicino alla vasca delle ninfee. Ci sarà ancora la possibilità di immergersi nelle acque cristalline della baia di Ognina, creata dalle colate laviche del Trecento: con l’aiuto di un sub esperto, si scopriranno in sicurezza fondali mozzafiato, mentre, se si vuole restare ben saldi sulla barca, non si deve perdere il giro a vela lungo il waterfront con la Lega Navale. Se invece volete scoprire dove nascono le barche tradizionali di Aci Trezza (quelle dei Malavoglia, per intenderci, anche se in chiave allegramente contemporanea) deve raggiungere i maestri d’ascia Rodolico. E ci sono anche le ultimissime passeggiate (si prenotano su www.leviedeitesori.it): in tour sulle orme dei personaggi mitologici della città o su quelle dei primi editori, i Galatola; si confronteranno i nostri Morti con la festa di Halloween al castello Ursino; si parlerà di donne libertine e omosessuali scandalosi nella Catania tra le guerre e si cercherà l’autentico volto femminile della città, quello nascosto tra le pieghe di una gonna. Le ultime due gite fuori porta domenica condurranno a Vizzini, sulle tracce di Giovanni Verga, e si scoprirà la leggenda di Mascali, dove la colata distrusse il paese per una “negligenza” degli abitanti.
UN FESTIVAL IN SICUREZZA. Il nuovo Dpcm non modifica le modalità di apertura dei musei e dei luoghi della cultura purché “garantiscano modalità di fruizione contingentate o comunque tali da evitare assembramenti di persone e da consentire che i visitatori possano rispettare la distanza tra loro di almeno un metro”. Modalità che il Festival rispetta già scrupolosamente in collaborazione con le istituzioni e i partner: quindi ingressi contingentati, prenotazioni online (ormai è difficilissimo trovare posti liberi nei turni), audioguide d’autore ascoltabili dal proprio cellulare, dove non sia possibile fare visite in presenza a distanza. E, naturalmente, mascherine per tutti. Tutto il sito, il portale e il sistema di vendita dei coupon delle Le Vie dei Tesori nascono dal lavoro di Kappaelle comunicazione. Il progetto grafico dei materiali editoriali è di Alessandro Fiore – Expagina.it.
Informazioni: 091 842 00 00, tutti i giorni 10-18 www.leviedeitesori.com