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Le cugine di campagna che promuovono i prodotti dell’agricoltura etnea
Rosamaria, Agata, Nancy, Leonora, Ketty, sono cugine che si incontrano tutti i weekend. Appuntamento alle 5 di mattina per caricare le cassette di ortaggi sul furgone. Pioggia, sole, freddo o caldo che faccia, le “cugine di campagna” (ma ci sono anche le nuore di Leonora) sono la più conosciuta squadra rosa dei mercatini catanesi di Campagna Amica, quelli che hanno colorato di giallo le piazze di delle città d’Italia nei fine settimana.
Donne che, oltre a famiglia e figli, si “smazzano” ogni vigilia di weekend anche le insalate. I mariti in campagna, loro ai banchi, il sabato a Tremestieri (Canalicchio), la domenica a Catania (in piazza Verga e alla Vecchia Dogana). Un sabato di novembre le troviamo dentro i furgoni in attesa che spiova per montare i banchetti.
Agata Corso e Nancy Messina (foto Orietta Scardino)
Perfino infagottate nei loro impermeabili stile “tonno Nostromo”, hanno un che di elegante. Forse sono il filo di rossetto, gli orecchini o il trucco. Di sicuro il sorriso sulle labbra è la marcia in più delle “cugine di campagna”. Chiariamo la parentela. La “capa” (perché si parla solo al femminile) è sicuramente Leonora Musumeci (sposata Messina). Sessantasette anni portati con energia da vendere e piglio da “cumannera”. Si vede da come dispone cavolfiori e broccoli sul banco, e anche da come spiega che le barbabietole rosse si possono mangiare crude in insalata: «Ma che, non lo sapeva?».
Leonora Musumeci
L’Azienda agricola nella quale lavora con il marito Pippo è, manco a dirlo, intestata a lei. Tre ettari e mezzo a Passo Martino, impiantati all’epoca dal suocero e tutti coltivati a ortaggi.
Sono stati tra i primi a credere nei mercatini in piazza a marchio Coldiretti. «Che la cosa potesse funzionare l’abbiamo capito da subito – racconta Leonora Musumeci – perché i clienti vedono la differenza tra i nostri ortaggi e quelli venduti al supermercato. Del resto, che vuole? Noi li raccogliamo la sera e l’indomani la merce è sul banco, i prodotti freschi si distinguono, non c’è dubbio».
Rosa Maria Messina
Leonora & Co. “salta” da un mercatino di Campagna amica all’altro. «Sabato a Tremestieri – elenca – domenica a piazza Verga, un paio di volte siamo andate ad Acireale, adesso saremo anche la domenica alla Vecchia Dogana. Ci alterniamo: un po’ qui e un po’ là. Loro (cugine e nuore) mi aiutano la domenica. Il giorno prima, il sabato, sistemiamo le verdure nelle cassette, poi la domenica le vendiamo nei mercati di Coldiretti. Alle cinque di mattina partiamo con il furgone. È pesante? Che le devo dire, a me piace. E continuerò finché avrò lo spirito per farlo. Ora sta piovendo ed eravamo perplesse se montare o meno il banco. Ma poi, ci siamo dette che in campagna si lavora anche con la pioggia, e allora eccoci qui».
Rosa Maria Messina, 42 anni, lavora due banchi più in là con il fratello Rosario. «Per me fare il mercato era una sfida – confessa -. Mio padre ha 71 anni e da sempre lavora in campagna nella sua azienda, ma lui preferisce il mercato all’ingrosso e non era tanto convinto a partecipare a Campagna amica. Noi abbiamo voluto seguire l’esempio di mio nonno che raccoglieva fichidindia e con il carretto andava a venderli a Francofonte. La nonna, con i figli, incluso mio papà che era il più piccolo, li raccoglievano e lui partiva con il carrettino e se li andava a vendere, più o meno quello che facciamo noi. Certo, è faticoso e, durante la settimana, sempre la casalinga devo fare: ho due ragazze, una di 20 anni che studia Beni culturali e l’altra di 16. Mio marito lavorava i campagna, adesso, ha avuto un “posticino” fuori Catania. Oggi con questo tempo, avrei voluto essere ancora sotto le coperte, ma la cosa positiva per me è stare a contatto con le persone e scherzare con la gente, anche se il guadagno non è quel granché che gli altri pensano e se lavorare al dettaglio non rende tantissimo. Mediamente l’incasso per una giornata di mercato si può aggirare sui 400 euro, ma altri 300 se ne vanno in spese. I mercati di “Campagna amica” abbiamo cominciato a farli per non buttare via la merce, poi la cosa è cambiata man mano. Lo sa qual è la mia più grande soddisfazione? Le persone che conoscono i prodotti della campagna, vedono i nostri cavolfiori, si fermano e, senza conoscere il nome del produttore, chiedono: “Ma questi che sono i bastardi di Messina?”. Capisce? Riconoscono il nostro prodotto, sono informati e consapevoli. Poi ci sono anche quelli che sono convinti di capirne e, in realtà, non sanno quello che mangiano, si lamentano quando trovano la foglia di segale bucata o chiedono i pomodori senza semi… capirai. Con le mie cugine ho un rapporto meraviglioso, un rapporto… “di farsa”, ci piace scherzare. Se non scherzi, non ridi, che campi a fare, lavori e basta?».