Il dibattito sul teatro Massimo Bellini apre di fatto alla questione del ruolo della cultura nel nostro Paese.
La questione va vista da un punto di vista più ampio sul valore della cultura e sugli effetti collaterali, positivi, della produzione culturale non solo sulle economie locali ma sull’immaginario globale dell’Italia.
La Lirica è con tutta evidenza un’attività che ha costi molto importanti ma la questione è che questa attività non rappresenta solo un costo ma soprattutto un valore della nostra cultura nel mondo. Quanto le grandi opere liriche raccontino del nostro Paese, dei nostri autori e quanto di quella cultura incida sull’immagine del nostro Paese, e in questo caso di Catania, andrebbe visto in quel teatro come un riscatto culturale mondiale. Valorizzare quel patrimonio artistico vuol dire valorizzare la città di Catania, i suoi cittadini e la Sicilia.
La musica come l’arte non deve avere come unico scopo il profitto, anche se necessario, ma deve essere visto come uno degli investimenti di valore e di orgoglio della città. Giusto per ricordare, in un altro contesto, alla fine della seconda guerra mondiale Milano, ferita dai bombardamenti come molte città, decise come primo segno di rinascita di aprire il teatro alla Scala, e Toscanini fece un concerto aperto alla popolazione. Quel concerto era il segnale di un riscatto dopo le sofferenze, ed è stata proprio la cultura a dare il messaggio del ritorno alla normalità per la citta e i cittadini.
Quello che per noi sembra normale, passeggiare per le vie della città guardando palazzi e chiese meravigliose, entrare in un teatro e ascoltare la Norma e sentire le arie di Bellini, per molti è qualcosa invece di eccezionale ed unico e dobbiamo esserne consapevoli. Per questo dobbiamo difendere e chiedere una maggiore attenzione alla politica nei riguardi della cultura e in questo caso ad un monumento della storia della lirica italiana. Gli echi della musica di Bellini sono sparsi in tutto il mondo e quelle arie nel mondo parlano di noi, di questa città, di questa bellezza.
Possiamo dire che rappresenta solo un costo come una qualunque produzione industriale? Direi di no. Possiamo valutare l’impatto economico, d’immagine e d’immaginario che quel teatro ha lasciato nella memoria di molte persone? Direi di sì. Quella bellezza immateriale della musica, le sue storie drammatiche e felici, vivono con noi tutti i giorni come gli edifici della piazza dell’Elefante, come la via Etnea, come il lastricato basaltico, come quella luce solare unica. Quella storia siamo noi e noi la dobbiamo proteggere perché è il valore del nostro futuro.
Un teatro è anche produzione e patrimonio artistico, musicale e scenografico con maestranze che non hanno eguali nel mondo e questo dovrebbe essere sufficiente per preservarlo e investire su di esso. Nello sperpero di denaro pubblico le vicende del teatro Bellini e di molti altri teatri, e vorrei ricordare l’opera incompiuta a Gibellina di Pietro Consagra, rappresentano una goccia nel mare, ma quella goccia nella cultura rappresenta il nostro Mare.
* Mario Cucinella, nato a Palermo nel 1960, è il fondatore di Mario Cucinella Architects, studio di progettazione architettonica pluripremiato, focalizzato sui temi della sostenibilità e dell’impatto ambientale degli edifici. Nel gennaio 2012 ha fondato la Building Green Futures, organizzazione no profit il cui obiettivo è quello di fondere cultura ambientale e tecnologia per ricreare un’architettura che garantisca dignità, qualità e performance nel rispetto dell’ambiente. Ha firmato il progetto del recupero del vecchio San Berillo, a Catania, operazione di dimensioni europee per la sutura di una ferita urbanistica aperta sessant’anni fa.
|