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La transumanza sonora

Di Giuseppe Attardi |

Troina (Enna) –  È un’eredità conservata con costanza, caparbietà e coraggio: Antonio Pruiti, «da quando è nato», 41 anni fa, rinnova la tradizione della transumanza. Ma quest’anno sarà speciale. «Voglio condividerla con altri, voglio riconquistare le vecchie trazzere, oggi minacciate o ricoperte dall’asfalto e che invece appartengono agli allevatori per diritto divino».

La memoria di queste strade coinvolge molti luoghi e culture. Nell’Italia meridionale, si chiamano “tratturi”, e la pratica di percorrerle, transumanza, appunto. È una tradizione vicina all’estinzione, eppure la transumanza fa parte di noi: è un rito che si richiama alle antichissime primavere sacre dei popoli italici, quando un’intera classe d’età giovanile della città veniva dedicata a un dio e fatta migrare (lungo i tratturi) sulla scia di un animale totemico che avrebbe poi scelto il luogo del nuovo pagus (il lupo per gli Irpini, il picchio per i Piceni, il bue per i Sanniti e così via). Lo stesso fanno le api quando sciamano via dal loro alveare per formarne uno nuovo. Insomma i tratturi sono le arterie dell’Italia e ci scorreva dentro il miglior sangue dei nostri antenati, i pastori ne serbano la memoria ancestrale perché nella transumanza entrano in contatto con le forze della natura. La transumanza ha contribuito alla nostra sopravvivenza, poi allo sviluppo, infine all’economia. «Dopo migliaia di anni, oggi secondo le aziende non è più necessaria, ma la volontà dell’uomo è più forte del senso di necessità» sbotta Antonio.

Partenza all’alba

Domenica 11 giugno Antonio si metterà a capo di una mandria di cinquanta bovini, tra vacche e vitelli, che alleva nelle campagne di Troina allo stato brado, nutrendoli con quello che offre la natura, senza mangimi animali, senza antibiotici. Questa volta non sarà da solo alla guida delle sue bestie. Al suo fianco avrà il “dio del tamburo”, Alfio Antico, per richiamare le forze della natura. Vestito con un tight elegante su un doppio gilet e pantaloni di velluto nero, e con «uno sceccu carico di tamburi», il musicista che dà anima e voce alla natura e agli animali parteciperà al rito, armonizzando i colori di questo mondo bucolico, arcaico, nella ritmica greve dei tamburi.

Lui e Antonio si sono “annusati” al primo incontro. «Ci siamo conosciuti nella mia masseria – racconta Pruiti – ed è scoccata subito la scintilla. Ci sono molti punti di contatto fra noi due. Come me, Alfio ha un forte legame con la terra ed è un custode della memoria, che è il sapere».

Per il grande lentinese non è la prima volta. «Fino a 11 anni ho fatto la transumanza dal Biviere fino ai piedi di Melilli». Guidava greggi, però, e nelle mani aveva ‘u bastuni. «Mi sto allenando a parlare con le vacche, devo farmi conoscere da loro, farmi capire, come facevo con le pecore». Carpendo loro i segreti. Perché quella di domenica sarà una transumanza sonora. «Le vacche seguiranno il mio tamburo, al quale sarà attaccato un campanaccio, il suono che riconoscono. Anche loro saranno “incampanate” dal loro padrone prima di partire e parteciperanno al concerto».

Si parte all’alba, alle 5.30 del mattino, «per evitare l’insidia delle mosche, che danno fastidio agli animali» spiega Antonio. Dieci chilometri circa di cammino da contrada Calamaro fino alla Gruppera, sulla dorsale dei Nebrodi fra Troina e Cesarò, fra la provincia di Enna e quella di Messina. Un percorso abbastanza agevole di un paio d’ore, più o meno, fra autostrade verdi seguendo «la stella di Venere, la prima che appare e l’ultima a lasciarci», indica Alfio Antico nel brano A menza sera, che canterà insieme con Barulè «e poi forse un’Ave Maria, certamente alcuni inediti che ho scritto durante i giorni trascorsi nella masseria di Antonio, ascoltando i suoni della campagna».

Se Antonio e Alfio guideranno la mandria, ai fianchi e dietro ci saranno altri compagni di avventura con diversi compiti. “Armati” di cinepresa e macchina fotografica, Giuseppe Calabrese e Vito Cardaci, documentaristi di Troina con la passione per i paesaggi e la luce. E poi Salvo Noto, uno dei produttori di questo progetto, insieme con Guillaume Sciama, ingegnere del suono francese che ha lavorato con il regista Michael Haneke e, nel 2013, con Fabio Grassadonia e Antonio Piazza nel film Salvo.

«Ma chiunque vorrà seguirci, potrà farlo. La transumanza sonora è un evento aperto a tutti e gratuito» tiene a sottolineare Salvo Noto. Al quale toccherà il compito di fornire le indicazioni geografiche attraverso Facebook. «Sarò una specie di Google map» scherza.

Rito iniziatorio

La transumanza sonora sarà una sorta di rito iniziatorio di un progetto con altre tappe. Il 25 giugno un concerto sperimentale di Alfio Antico sotto un albero, poi uno show sui sensi di Apollo e, in autunno, il “dio del tamburo” suonerà con l’accompagnamento di un bosco insieme con Guillaume Sciama. Quadri sonori che andranno a comporre il documentario che stanno girando Giuseppe Calabrese e Vito Cardaci, il secondo vincitore nel 2014 del Premio De Seta al BariFilmFest con il doc L’albero di Giuda. «Il film è una sorta di work in progress» spiega Calabrese. Un collage di eventi sperimentali che coinvolgeranno tutti i luoghi cari ad Alfio Antico: Ferrara, la città in cui vive con la famiglia, Lentini, dove è nato 60 anni fa, il Salento, Catania, che gli ha aperto le porte del Teatro Bellini per il concerto di S. Agata. «Perché il racconto della carriera artistica di Alfio è imprescindibile dai luoghi – sottolinea Calabrese -. Ma il documentario è anche il racconto di una esperienza collettiva, di diversi momenti vissuti insieme, di un’amicizia nata attorno alla memoria, a valori antichi, genuini, veri, forti».

U sceccu carico di tamburi. Vestito con un tight elegante su un doppio gilet e pantaloni di velluto nero, e con «uno sceccu carico di tamburi», Alfio Antico parteciperà al rito, armonizzando i colori di questo mondo bucolico, arcaico, nella ritmica greve dei tamburi.

Si parte all’alba, alle 5.30 del mattino di domenica 11 giugno, «per evitare l’insidia delle mosche, che danno fastidio agli animali». Circa dieci chilometri di cammino da contrada Calamaro fino alla Gruppera, sulla dorsale dei Nebrodi fra Troina e Cesarò, fra la provincia di Enna e quella di Messina.

Il luogo. Le indicazioni su facebook.com/alfioantico per raggiungere i luoghi della transumanza sonora. Coordinate 37°49’15.7” nord, 14°33’47.4” est.

                                           I PROTAGONISTI

ALFIO ANTICO

Il “dio del tamburo”, lentinese, 60 anni, tra i maggiori interpreti mondiali della tammorra  e del tamburo a cornice siciliano

VITO CARDACI

documentarista di Troina, vincitore nel 2014 del Premio De Seta al BariFilmFest

GIUSEPPE CALABRESE

documentarista di Troina con la passione per il paesaggio e la luce

ANTONIO PRUITI

allevatore di Troina, 41 anni. Proprietario di una mandria di 50 bovini

GUILLAUME SCIAMA

ingegnere del suono francese. Ha lavorato nel film “Salvo”

SALVO NOTO

fonico, produttore del progetto, catenese, 40 anni, braccio destro di Alfio Antico

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