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La Sicilia con l’acqua alla gola senza manutenzione e fogne

Di Lillo Miceli |

«Quello che è accaduto a Licata – sottolinea l’assessore al Territorio e Ambiente – Maurizio Croce – può succedere in tutte le città che non hanno una regimentazione delle acque piovane che finiscono nelle fognature che non sono in grado di riceverle».

Ma anche nel Siracusano dove scorrono i fiumi Simeto, Anapo e Ciane, diverse città sono a rischio. Così come nell’Agrigentino l’area attraversata dal fiume Sosio-Verdura. Qualche hanno fa il fiume in piena spazzò il ponte sulla strada statale 115, la cui ricostruzione l’Anas dovrebbe completare entro l’anno.

Del canale di gronda di Catania – lato ovest dell’Etna – si parla dal 1980. Un progetto che il sindaco Enzo Bianco ha rimesso in circuito e, secondo fonti bene informate, dovrebbe essere finanziato dal Cipe in una delle sue prossime sedute, per un importo di circa 50 milioni di euro.

Non sta meglio la città di Messina dove i torrenti Boccetta, Bordonaro e Nunziata che sono stati coperti per farvi passare sopra delle strade molto trafficate. Non è raro che nella copertura del torrente Boccetta si creino delle voragini in cui sprofondano mezzi pesanti.

Il problema principale della Sicilia, come nel resto del Paese, è la mancanza di manutenzione ordinaria e straordinaria. Molti interventi sono stati inseriti nel “Patto per il Sud”, ma per riportare la situazione a livelli di normalità occorreranno anni. Soprattutto, che i lavori vengano realizzati ad opera d’arte. Perché interventi raffazzonati possono creare danni ancora maggiori. Il territorio isolano è piuttosto delicato dal punto di vista geologico.

Anche la mancanza del convogliamento di acque che sgorgano in superficie, come sorgenti non canalizzate, sono un grave problema per il territorio. Proprio alcune sorgenti abbandonate al loro destino, provocarono la grande frana che si abbattè su una delle carreggiate del viadotto “Himera” dell’autostrada Palermo-Catania.

Per evitare che in tutte le città siciliane, si ripeta ciò che è successo a Licata, è necessario che le amministrazioni comunali provvedano a realizzare un sistema fognario adeguato. Per esempio, il quartiere Partanna-Mondello di Palermo, appena piove, si allaga perché le fognature non hanno la capacità di convogliare l’acqua verso il mare.

Tre anni fa, il fiume Papireto, coperto da qualche secolo, ha fatto sentire tutta la sua forza, tornando alla luce, perché il tunnel che accoglie le sue acque era stato otturato da materassi, reti da letto, frigoriferi e lavabiancheria.

«E’ necessaria una manutenzione ordinaria e straordinaria – aggiunge Croce – di tutti i corsi d’acqua. Manutenzione che deve essere continua. Per esempio, potrebbero essere utilizzati gli operai della Forestale, nel periodo in cui non sono impegnati nell’antincendio; e quelli dell’Esa che hanno pure i mezzi.

Con i fondi del “Patto per la Sicilia”, saranno effettuati alcuni interventi che riguardano i fiumi Sirina, Mela, Savoca e Fitalia sul versante nebroideo della provincia di Messina. Ma anche sull’Alcantara sono previsti lavori. Complessivamente, per combattere il dissesto idrogeologico, sono a disposizione della Regione, 975 milioni di euro: 300 milioni di euro a valere sul Po Fesr 2014-2020; 600 milioni sono previsti dal “Patto per la Sicilia”; 75 milioni saranno impiegati direttamente dal Ministero dell’Ambiente. Ma sarebbero necessari 3 miliardi.Nelle prossime settimane saranno messi a gara progetti per 60 milioni di euro; 250-300 milioni di euro hanno già la progettazione definitiva.

Sono previsti interventi contro l’erosione della fascia costiere e contro il dissesto idrogeologico delle aree interne dove le opere di risanamento prevedono principalmente l’imboschimento. Gli incendi che ogni anno divorano centinaia di ettari di bosco, non giovano certo all’ambiente e al territorio dove ormai sono sempre più rare le attività agricole e zootecniche. L’abbandono delle campagne è un fenomeno inarrestabile: il grano si vende a pochi centesimi, il latte ad un costo minore della produzione. Anche gli agrumi subiscono la concorrenza sleale dei prodotti che arrivano dal Nord e dal Sud Africa.

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