La scomparsa di Angelo Scandurra, la singolare utopia tra pagine, versi e arte

Di Dario Stazzone / 10 Gennaio 2021

Catania – Improvvisa e inaspettata è giunta, qualche giorno fa, la notizia della morte di Angelo Scandurra, una di quelle notizie che fanno male al cuore. Poeta, editore, intellettuale brillante ed estroverso, caro amico è stato l’animatore di una singolare utopia, di un sogno concepito in Sicilia che ha preso forma nella raffinata cura dei libri della collana del “Girasole” e poi delle “Farfalle”.

I libri del “Girasole” erano concepiti con l’amore dell’artifex attento ad ogni dettaglio, venivano stampati su una carta rara e preziosa tirata a mano e sono divenuti presto oggetto di culto bibliofilo. Ciascuno di questi testi è stato un atto d’amore ed amicizia che parla del ricco quadro di rapporti intellettuali intrattenuto dal poeta-editore. In fondo l’impresa del “Girasole” è esemplare di quell’editoria siciliana che, con grande intelligenza e scarsezza di mezzi, è riuscita ad imporsi nel panorama nazionale, vantando un catalogo da fare invidia alle maggiori case editrici. Tra i libri pubblicati vi è la prima edizione del Guerin meschino di Bufalino, aperto dagli indimenticabili versi del Lamento del vecchio puparo, originariamente concepito come strenna dalla tiratura limitata. E poi L’Erede di Federico De Roberto, inedito del 1884 scoperto e curato da Rosario Castelli, i racconti di Sebastiano Addamo, le diciotto poesie siciliane di Goliarda Sapienza. Non mancano due racconti etnei di Carlo Levi e un prezioso recupero, Lettere dalla Sicilia e due frammenti ritrovati di Ezra Pound, il “miglior fabbro”. Ampio il novero delle opere di Manlio Sgalambro e degli scritti di Carlo Muscetta, il grande italianista di cui Scandurra aveva seguito le lezioni all’Università di Catania. Un discorso a parte meriterebbero i libri d’arte illustrati dai dipinti di Piero Guccione o dalle fotografie di Ferdinando Scianna.

La più recente collana delle “Farfalle” era caratterizzata dalla pubblicazione e la scoperta di giovani poeti o narratori esordienti, ma in essa hanno trovato giusta collocazione anche saggi e curatele, prima tra tutte la raccolta degli scritti sull’arte e gli artisti di Vincenzo Consolo. Questa silloge, intitolata L’ora sospesa ed altri scritti per artisti, risponde ad un ordinamento autoriale e vanta un’introduzione di forte valore teorico di Miguel Ángel Cuevas, italianista dell’Università di Siviglia. In questa stessa collana ho pubblicato Quattro scrittori, quattro Sicilie, la riproposizione degli scritti di Carlo Levi, Patti, Comisso e Sofia dedicati all’isola in un numero monografico de “L’Illustrazione Italiana” del 1952. E molti, purtroppo, sono i progetti dell’editore che non avranno compimento.

Anche il piacere di fare i libri era per Scandurra un prolungamento della sua attività poetica, della sagacia di scopritore di talenti. In fondo, in ogni aspetto della sua poliedrica attività, egli rimaneva un poeta, un sognatore estraneo all’idea di profitto o al perseguimento di interessi personali, capace di forti amori culturali. Ricordo le sue frequenti telefonate che iniziavano sempre con un tono allegro e scherzoso, ma in cui poteva capitare di parlare per ore delle eventuali varianti di un suo verso: da vero tornitore della parola egli sapeva bene, con Roland Barthes, che la letteratura «non permette semplicemente di comunicare, ma di respirare».

In fondo Scandurra è stato un poeta anche quando, nella stagione in cui erano momentaneamente saltati vecchi schemi politici permettendo l’impegno diretto dei migliori esponenti della società civile italiana, era divenuto sindaco della sua Valverde, animando una straordinaria stagione culturale e salvando dalla dispersione la collezione naturalistica Marescotti. Testimonianza che, in politica, gli uomini e la loro cultura non sono mai indifferenti. Negli ultimi anni è stato membro attivo del comitato catanese della Società Dante Alighieri: molte le iniziative e le presentazioni che abbiamo realizzato insieme. Pensando a questo aspetto del suo impegno mi piace concludere questo ricordo con l’omaggio che Giulio Ferroni gli ha reso nel recente L’Italia di Dante, un viaggio letterario per la penisola sulla scorta dei versi danteschi, delle memorie odeporiche e di infiniti altri rinvii culturali. Ebbene nei passi dedicati alla Sicilia Orientale ed al Golfo di Catania vi è spazio anche per il ricordo dell’opera di Scandurra: «…e a Sud, verso Valverde, dove è un altro appassionato allievo di Muscetta, Angelo Scandurra, poeta ed editore delle preziose edizioni del Girasole…in esse, tra l’altro apparve nel 1992 la prima edizione dell’autobiografia di Muscetta, L’Erranza…». Un ricordo che oggi ci è ancora più grato e leggiamo con commozione.

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Redazione
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