Ditelo (anche) con i fiori. L’idea è quella di legare il monumento – simbolo di Caltagirone – la Scala di Santa Maria, 142 gradini decorati con mattonelle in maiolica che rappresentano dieci secoli della storia della ceramica calatina – non soltanto alla Luminaria, vale a dire lo spettacolo unico con cui, il 24 e 25 luglio, ma anche il 14 e 15 agosto di ogni anno, la Scala diventa uno splendido arazzo di fuoco, ma a qualcosa che renda omaggio alla bellezza e ai colori della primavera. Ecco, quindi, la Scala infiorata, l’iniziativa che vede la famosa Scala di Santa Maria del Monte teatro di un evento originale, con un migliaio fra piante e fiori dalle varie sfumature di colore a comporre un disegno ogni volta diverso.
Quello di quest’anno, realizzato dai “giardinieri” comunali, rappresenta una campanula, pianta particolarmente diffusa in Italia. Le essenze utilizzate sono: geranio zonale e bosso. «L’Infiorata – sottolinea il sindaco Gino Ioppolo – costituisce un motivo di richiamo per i visitatori e un ulteriore fattore di attrazione della nostra città». L’Infiorata, allestita dal 10 maggio, sarà visibile sino al 6 giugno. Da poco meno di 30 anni è ormai un appuntamento atteso e immancabile. Risale, per l’esattezza, al 1989, quando fu creata grazie all’intuizione di Giovanni Falcone, architetto e assessore al Verde. «Si puntò a costruire un evento – racconta il figlio Luigi, anche lui architetto – che, senza nulla togliere alla Luminaria di luglio, aggiungesse altri motivi ai tanti che già ci sono per visitare Caltagirone».
La Scala infiorata di Caltagirone, foto di Andrea Annaloro
Scala infiorata, però, è anche devozione, essendo indissolubilmente legata alla fede nei confronti della Madonna di Conadomini, copatrona della città, la cui chiesa si trova proprio sulla sommità della Scala. «E’ la dimostrazione concreta di un legame forte con le tradizioni – sottolinea Laura Carullo, architetto paesaggista – e incarna il significativo rapporto fra la città e l’ambiente, inteso non soltanto come verde e motivi floreali, ma anche come campagna. Non a caso, in questo periodo è tutto un pullulare di edicole votive addobbate con fiori di ogni genere e l’ultimo sabato di maggio (quest’anno il 27) si svolge in città il fokloristico corteo della Rusedda, composto dagli agricoltori della zona originariamente su muli, cavalli e carretti e oggi soprattutto trattori, automobili e camion, tutti accuratamente addobbati con la rusedda, la pianta di cisto raccolta nel bosco di Santo Pietro che una volta serviva agli stovigliai per ardere i forni».
Il colorato corteo viene preceduto da un vessillo (triunfu) con l’immagine sacra della Conadomini ed è caratterizzato dall’intermittente suono delle brogne (grandi conchiglie), trasformate in strumenti a fiato.
Verde a Caltagirone significa anche Giardino pubblico, nella “top ten” italiana, e ville storiche siciliane. «Un intero sistema – sostiene l’architetto Carullo – che comprende pure il bosco di Santo Pietro, di grande pregio non soltanto naturalistico». Per alimentarlo, di recente il Museo delle ville storiche di Caltagirone, a Villa Patti, si è arricchito, nell’ambito della Biennale del Paesaggio, di un’installazione di arte ambientale di Cornelia Konrads, tra i più grandi esponenti contemporanei della Land Art, una forma d’arte che interagisce con il paesaggio, in cui gli elementi della natura sono protagonisti. L’artista tedesca ha realizzato un’opera nel giardino del museo, iniziando così un percorso espositivo all’aperto.
Installazione di land art di Cornelia Konrads a Villa Patti a Caltagirone, foto di Andrea Annaloro