Archivio
La ricetta del Fai per la rinascita della Sicilia: «I giovani portino idee»
Il Fai, Fondo Ambiente Italiano e l’amore per la Sicilia. Sembra il titolo di un libro ed è, invece, la storia di un grande sentimento che lega l’Isola alla più grande impresa culturale italiana. Innamorata della Sicilia è stata, tra gli altri, la compianta fondatrice Giulia Maria Crespi, scomparsa la scorsa estate, alla quale sono state dedicate le Giornate Fai d’Autunno. Un trasporto che è cresciuto anno dopo anno e che ha portato il Fai ad acquisire importanti beni in tutta la Sicilia. Ma come si struttura il Fai in Sicilia?
«Negli ultimi anni – risponde il presidente regionale, Giuseppe Taibi – in Sicilia l’impegno del Fai è notevolmente aumentato e l’Isola, con tutte le sue Delegazioni, Gruppi e Gruppi giovani, è oggi una delle regioni più virtuose per numero di aperture durante le Giornate Fai, così come i siti siciliani sono tra i più votati nei censimenti biennali de “I Luoghi del Cuore”. Una rete sempre più capillare, formata da delegati appassionati che hanno scelto di dedicare il proprio tempo libero alla diffusione dei valori e dell’operato della Fondazione che rappresenta il punto di riferimento per gli iscritti Fai sul territorio».
Quali obiettivi per l’Isola?
«In Sicilia abbiamo un grande patrimonio storico, artistico e paesaggistico che rappresenta una grande risorsa anche dal punto di vista economico. Il nostro impegno è quello di lavorare affinché questi luoghi siano sempre più attivi, come leve nei contesti culturali, sociali ed economici nei quali sono inseriti. Per farlo non basta restare spettatori, ma bisogna diventare attori di questo spettacolo straordinario. Per questo motivo auspico una maggiore collaborazione tra società civile ed istituzioni per essere tutti sempre più presenti nei grandi dibattiti sull’ambiente, in difesa del paesaggio e del patrimonio storico-artistico».
Un esempio virtuoso di collaborazione tra pubblico e privato?
«Un successo del modello di sviluppo integrato tra pubblico e privato si è realizzato alla Scala dei Turchi di Realmonte. Qui un ruolo importate hanno svolto la prefettura, le forze dell’ordine, la soprintendenza, la magistratura, il Fai, il comune di Realmonte, l’università e tante altre istituzioni e associazioni. Il progetto, cui è stato dato emblematicamente il nome di “Liberare la bellezza”, è un processo lungo che vede protagonista la Scala dei Turchi, monumento segnalato in negativo nel 2008 tra i Luoghi del Cuore Fai per l’ecomostro che vi insisteva fin dal momento in cui Legambiente aveva bloccato la realizzazione di un albergo sulla spiaggia (1992). L’intervento di Legambiente aveva anche favorito la successiva apposizione di un vincolo da parte della soprintendenza. Una lunga battaglia giudiziaria vinta, con il Fai costituito nei processi con Legambiente e comune di Realmonte. Il Fai, con il partner Banca Intesa, si è reso disponibile a finanziare l’operazione di ripristino dei luoghi e ciò ha portato nel 2013 alla demolizione dell’ecomostro a spese del proprietario. Nell’estate 2016, a seguito dell’abbattimento della seconda struttura abusiva che deturpava la parte alta del sito, è stato inaugurato il belvedere Fai della Scala dei Turchi. In questo modo migliaia di visitatori potranno sempre godere, liberamente e gratuitamente, di questo spettacolo della natura».
Altro importante traguardo è stato il premio paesaggio…
«Il progetto “Agri-gentium: landscape regeneration” promosso dal Parco archeologico della Valle dei Templi, in collaborazione con il Fai, l’università di Palermo, il Treno storico e altri partner, ha vinto il premio Paesaggio Italiano del 2017, istituito con lo scopo di stimolare l’elaborazione di attività per la conoscenza, formazione, fruizione, promozione e riqualificazione del paesaggio. Il progetto “Agri-gentium” è stato considerato di particolare valore tra le 97 proposte di candidatura pervenute in seguito al bando indetto dal mibact per la ricognizione nel territorio italiano di progetti volti alla tutela e alla valorizzazione del paesaggio e del patrimonio materiale e immateriale. La commissione ministeriale ha riconosciuto come uno dei principali elementi di qualità il Giardino della Kolymbethra che rappresenta il primo intervento di recupero del paesaggio agrario storico della Valle dei Templi e la prima virtuosa collaborazione tra una Fondazione privata, qual è il Fai, e l’assessorato ai Beni culturali della Regione Siciliana. Il progetto selezionato è diventato, inoltre, il candidato italiano al Premio Europeo del Paesaggio del Consiglio d’Europa dove ha ricevuto la prestigiosa menzione “sviluppo sostenibile e reintegrazione sociale”. Il percorso di valorizzazione si è concluso, infine, con la presentazione della Carta Nazionale del Paesaggio alla presenza di Ilaria Borletti Buitoni, già presidente nazionale Fai e sottosegretaria mibact con delega al Paesaggio, e del compianto Sebastiano Tusa, assessore regionale ai Beni culturali»
Un patrimonio da preservare, dunque, per le future generazioni?
«Per il Fai aver cura delle nuove generazioni significa soprattutto occuparsi del loro futuro. Da anni la Fondazione è al lavoro per rendere i suoi beni sostenibili dal punto di vista energetico e dal 2019, con la consapevolezza della grande attenzione che l’emergenza climatica esige, dedica la grande campagna nazionale di raccolta fondi “Ricordati di salvare l’Italia” al sostegno di questo suo obiettivo, favorendo l’implementazione di tecnologie all’avanguardia e contribuendo alla sensibilizzazione verso le tematiche ambientali. Il “per sempre, per tutti” è proprio uno degli obiettivi principali del Fai. In sintesi stiamo cercando di realizzare quell’idea di “cultura ampia” che ci hanno insegnato i nostri antenati Greci: il Bello unito al Buono, kalòs kai agathòs».
Quest’anno ricorrono i 100 anni dalla nascita di Leonardo Sciascia. Il messaggio dello scrittore siciliano risuona come un monito per il presente?
«Leonardo Sciascia diceva che “il più grande peccato della Sicilia è stato ed è sempre quello di non credere nelle idee”. Qui, che le idee muovono il mondo non si è mai creduto. È questo che ha impedito sempre alla Sicilia di andare avanti: il credere che il mondo non può mai essere diverso da come è stato. Adesso, in coincidenza con le celebrazioni per i cento anni dalla nascita di Leonardo Sciascia, è arrivato il tempo di smentire questa tesi, di andare avanti chiedendo, specialmente ai nostri migliori giovani, ovunque si trovino, di fornire un contributo di nuove idee per la rinascita della Sicilia. Idee che preparino anche il loro rientro nella loro Isola dove la bellezza corrisponde perfettamente a quell’unione di cultura e natura che il Fai vuole proteggere e valorizzare».
Però stiamo vivendo un periodo particolarmente difficile…
«In poco tempo e in modo traumatico è cambiato tutto, siamo entrati in un mondo nuovo e solo le nuove idee potranno salvarci e salvarlo. Siamo davanti a un mondo che nasce e “il mondo che nasce” è anche il titolo di una raccolta di scritti di driano Olivetti. Pagine in cui si parla di dignità delle persone, di conoscenza, di comprensione profonda dei valori della cultura, di responsabilità dell’impresa verso i lavoratori e l’ambiente, e dove la scienza, la tecnologia e l’economia sono strumenti al servizio dell’uomo e della comunità. Parole di un’agenda ideale per costruire un mondo davvero nuovo».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA