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La nuova ecatombe nel Canale di Sicilia

La nuova ecatombe nel Canale di Sicilia Si temono 700 migranti morti: 28 superstiti

E’ il naufragio più grave di sempre MAPPA - GUARDA IL VIDEO

Di Enzo Quaratino |

ROMA – Uno dei tanti viaggi della speranza dalla Libia verso l’Italia, la nuova terra promessa per centinaia di migliaia di disperati che premono dall’Africa dilaniata dalle guerre e dalla povertà verso l’Europa, si è trasformata in un’ecatombe di migranti. Nel naufragio di un barcone, di circa 20 metri, sono morte centinaia di persone, forse 700 se saranno confermate le prime stime fatte dalla Guardia Costiera sulla base della testimonianza di un superstite eritreo. Ma non c’è certezza sui numeri della tragedia se è vero che a bordo, come riferiscono altre fonti, potevano esserci fino a 950 persone.

Si tratterebbe della più grave sciagura del mare dal dopoguerra, peggiore anche della strage di Lampedusa (Agrigento) del 3 ottobre 2013, che fece 366 morti e 20 dispersi. I numeri devono ancora essere verificati, ma la Guardia Costiera ha confermato che il barcone che si è capovolto era in grado di portare «diverse centinaia di persone» ed era «sovraccarico di migranti». Scafisti senza scrupoli – l’Italia ne ha arrestati 976 negli ultimi mesi, ha sottolineato il premier Renzi – avevano portato a termine al di là del Mediterraneo l’ennesimo “affare”, raccogliendo tra i disperati il denaro preteso per la traversata del Canale di Sicilia e avevano riempito di migranti il barcone oltre ogni ragionevole limite. Su ciò tenterà di fare luce l’inchiesta aperta dalla Procura di Catania. Secondo Save The Children, è assolutamente verosimile che a bordo vi fossero anche bambini e ragazzi.

Ieri, sabato, l’organizzazione che gestisce la tratta ha dato il via libera alla partenza verso l’Italia con un copione anche questo già conosciuto. Il barcone partito dall’Egitto ha caricato i migranti da un porto della Libia, vicino alla città di Zuara. Era quasi sera, infatti, quando al Centro Nazionale Soccorso della Guardia Costiera è arrivata una telefonata da un satellitare Thuraya. «Siamo in navigazione, aiutateci», ha detto un uomo – forse complice degli scafisti – con tono di voce neanche concitato. Una telefonata simile a tante arrivate nelle ultime due settimana da barconi e gommoni carichi di migranti. Quasi un invito affinché le navi italiane raggiungessero il barcone per consentire ai “passeggeri” – così tanti da riempire ogni spazio del barcone – di completare la traversata verso le coste italiane.

Il dispositivo di soccorso si è subito messo in moto: grazie al sistema satellitare di chiamata, la Guardia Costiera ha potuto rapidamente individuare le coordinate del punto dal quale era partita la telefonata e ha organizzato i soccorsi. Il barcone era a circa 70 miglia a nord delle coste libiche (110 miglia a sud di Lampedusa) quando è stato raggiunto dal King Jacob, un portacontainer di 147 metri di lunghezza, con bandiera del Portogallo, che aveva già compiuto negli ultimi giorni quattro soccorsi di naufraghi e che è stato dirottato, insieme a un altro mercantile, verso i migranti. Secondo quanto ha raccontato il comandante del mercantile i migranti, visto il portacontainer, si sono spostati in massa su una stessa fiancata, quella del lato del mercantile. «Appena ci hanno visto, si sono agitati – ha raccontato il comandante del “King Jacob” – e il barcone si è capovolto. La nave non ha urtato il barcone».

È stata l’ultima beffa: il naufragio in presenza della nave di soccorso. Dal mare sono stati tratti in salvo 28 migranti e uno di loro – un eritreo che si esprime in inglese e che è stato ricoverato all’ospedale Cannizzaro di Catania dopo il trasporto in elicottero – ha parlato di circa 700 persone finite in acqua. Su tale cifra saranno sentiti anche gli altri superstiti, secondo le procedure previste. Il numero potrebbe anche essere rivisto, ma pur sempre di centinaia di morti è ritenuto il bilancio della tragedia.

Subito dopo il naufragio è stata messa in campo un’imponente operazione di soccorso, che ha coinvolto anche navi dell’operazione Triton, dell’agenzia Frontex: unità navali della Guardia Costiera, della Marina Militare italiana e maltese, mercantili e pescherecci di Mazara del Vallo (Trapani) – 18 mezzi in tutto, coordinati da nave Gregoretti, della Guardia Costiera, che ha assunto il comando dell’intervento – hanno recuperato 24 cadaveri (che, a bordo della stessa Gregoretti, saranno trasferiti nelle prossime ore a Malta) ed hanno perlustrato un vasto tratto di mare alla ricerca di altri superstiti. Aerei militari hanno sorvolato l’area lanciando zattere e salvagente: la temperatura dell’acqua, di 17 gradi circa, e le buone condizioni del mare lasciano ancora una flebile speranza, che, tuttavia, non basta a cancellare l’immagine di un Mediterraneo sempre più simile ad un grande cimitero di guerra.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA