“La mafia uccide solo d’estate 2”, Pif: «Il cambiamento è possibile»

Di Francesca Pierleoni / 16 Aprile 2018

ROMA – Risate e applausi ma anche momenti di silenzio partecipe, come durante le immagini d’archivio del potente discorso del 1979, davanti a Sandro Pertini, di Piersanti Mattarella, presidente della Regione Sicilia, ucciso da Cosa Nostra nel 1980. Sono le reazioni con le quali una platea di ragazzi delle scuole di Roma ha accolto l’anteprima delle prime due puntate di La mafia uccide solo d’estate – Capitolo 2, seconda stagione per la regia di Luca Ribuoli della serie in sei serate (ispirata dall’omonimo e pluripremiato esordio alla regia di Pierfrancesco Diliberto in arte Pif), che debutterà giovedì 26 aprile in prima serata su Rai1. «State crescendo in un Paese dove vi dicono che le cose non possono cambiare – ha detto un emozionato Pif ai giovani spettatori – e invece una dimostrazione che il cambiamento è possibile viene anche dal fatto che a Palermo ora ci sono 1000 negozianti che non pagano il pizzo alla mafia come non lo abbiamo pagato noi per girare la fiction. Mandate aff… chi vi dice che la vostra vita non vi appartiene». Essere riusciti a raccontare «la mafia come mito smitizzato è un trionfo – aggiunge in conferenza stampa -. Stiamo facendo pura e essenziale antimafia, più ragazzi ci saranno a guardare questa serie più saranno una speranza per il futuro. Vorremmo trasmettere coscienza e coraggio». Per la Rai «questa è una serie particolarmente importante perché racconta la storia del nostro Paese in modo nuovo e inedito – dice il direttore di Rai Fiction Eleonora Andreatta -: non fa epos sulla mafia ma la irride, anche mostrandone la pochezza umana, senza dimenticarne la violenza».


Unendo racconto del quotidiano, cronaca, ironia e denuncia, la storia riprende nella Palermo del 1979, alla vigilia della più cruenta guerra di mafia di sempre, tra i Corleonesi di Totò Riina e i ‘palermitanì di Stefano Bontate, come ricorda nel ruolo di voce narrante Pif. Si torna alle avventure dei Giammarresi che alla fine della prima serie avevano deciso di rimanere a Palermo. Tra il capofamiglia Lorenzo (Claudio Gioè), dirigente pubblico paladino della legalità e la moglie Pia (Anna Foglietta), si affaccia una crisi, anche perché lei accetta una raccomandazione per la tanto agognata (e meritata) cattedra di insegnante. «Una decisione che le provoca dei terribili sensi di colpa – spiega l’attrice -. Prende coscienza di come la collusione mafiosa risieda proprio nel cedere a quello che sembra un piccolo compromesso». A procurarle ‘il favorè è il fratello Massimo (Francesco Scianna), sempre più impelagato nel ‘lavorò per Don ‘Masinò Buscetta: «Manovra il mio personaggio come un burattino» dice Scianna. Novità anche sul fronte dei ragazzi, con il protagonista, Salvatore (Eduardo Buscetta) che inizia a vedere le fragilità dei genitori. Nel cast, fra gli altri, anche Valentina D’Agostino, Angela Curri, e Nino Frassica.


Il racconto incrocia eventi come gli omicidi di Piersanti Mattarella, Gaetano Costa e Cesare Terranova e l’emergere sulla scena dell’antimafia di Rocco Chinnici e Giovanni Falcone. “Questa serie è quell’esame di coscienza che non ci siamo mai fatti. La famiglia Giammarresi siamo noi, non solo palermitani, ma noi italiani, con tutti i nostri difetti, compromessi, ambizioni, contraddizioni» aggiunge Pif. Per Gioè «la sua forza è proprio raccontare il punto di vista dell’uomo comune, scoprire che in quegli anni l’unica arma di difesa dal malaffare era culturale, cercare di trasmettere a figli un senso civico e di legalità». Il racconto, nell’intenzione della Rai e degli autori, guidati da Stefano Bises, continuerà: «Di materiale storico ce n’è in abbondanza – dice Bises – potremo seguire il bambino, Salvo, dall’ingenuità dell’infanzia ai graffi dell’adolescenza».
Pif ora sta per affrontare una nuova sfida, il suo primo film solo da attore, Momenti di trascurabile felicità di Daniele Luchetti, dal romanzo di Francesco Piccolo: «Sono terrorizzato – dice sorridendo – ma so di affidarmi a un grande regista e mi rivedo molto nello spirito e l’umorismo di Piccolo». 

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Pubblicato da:
Redazione
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