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La dimensione intima dei Borghi di Sicilia specchio di una storia incontaminata

Di Redazione |

Chiese rupestri, piccoli musei, boschi e cascate, grotte e riti popolari, leggende e misteri, città sepolte e suggestioni letterarie. È una Sicilia “altra”, quella raccontata dalla prospettiva interna dei borghi, luoghi diventati – negli ultimi anni – “simboli” di turismo lento e sostenibile, in cui le comunità fanno a gara per condividere con i visitatori la propria esperienze di vita quotidiana. Non è una Sicilia mordi e fuggi, non cerca glamour e street food, festival del cinema o apericena in spiaggia. È fatta per chi si mette davanti dei chilometri a piedi solo per vedere un albero centenario, per conoscere la storia di Macalda di Scaletta, o per guardare il panorama dall’alto di un castello di pietra.  È la Sicilia raccontata da Fabrizio Ferreri ed Emilio Messina, prof. di filosofia il primo, fotografo il secondo che nel libro appena uscito «Borghi di Sicilia» (Dario Flaccovio Editore, 24 euro) hanno racchiuso – come in uno scrigno – “atmosfere, cultura, arte e natura di 58 luoghi di straordinaria bellezza”.  Una “non guida” di 327 pagine (un po’ pesante da portarsi dietro e questa è l’unica pecca) affidata a 67 fra scrittori, giornalisti, artisti, amministratori locali, presidenti di pro loco, cui è spettato il compito di strutturare uno storytelling diverso e, per certi versi, inusuale (cosa rara per un libro di “turismo”) basato innanzitutto sul fatto che in quei borghi ci sono nati e, nella quasi totalità dei casi, ci vivono e lavorano.

Ne è venuto fuori un ritratto vero, non convenzionale, lontano dagli stereotipi di sole, mare e cannoli, e fuori dalle solite “to do list” della Lonely Planet. Non ci troverete, infatti, ristoranti consigliati o locande dove dormire ma, per esempio, il racconto di quel 14 gennaio 1968, quando il terremoto spazzò viala Valle del Belice inghiottendo paesi e vite. È la fotografia di una Sicilia difficile (vi potrà capitare di trovare chiusi i siti monumentali e di dover chiedere a qualche abitante di procurarvi la chiave della chiesa o del museo di turno) ma, proprio per questo, vera, a tratti avventurosa e – cosa non di secondaria importanza di questi tempi – “umana”, in cui la relazione con l’altro ha ancora un senso e le cose “da vedere” camminano assieme alla voglia di intrecciare relazioni.

Un libro che guarda più ai percorsi dell’anima che del turismo massificato, in cui non si parla di Taormina od Erice (con tutto il rispetto), ma di Caccamo e Sperlinga, Castiglione di Sicilia e Mazzarino, Frazzanò e S. Angelo Muxaro, tanto per citarne a caso alcuni, nei quali la storia si mischia con le leggende, i miti pagani con le vite dei santi, i draghi-demoni con i conventi. Borghi, a volte, faticosi da raggiungere perché le strade sono disastrate (quando ci sono), perché bisogna dimenticarsi di arrivarci con mezzi pubblici (sempre che non si abbia tempo e pazienza a disposizione) ma per i quali vale il viaggio il racconto degli anziani del paese o la meraviglia dell’installazione d’arte contemporanea che si apre a strapiombo sulla vallata.I curatori sono entrati quasi “in punta di piedi” in questi mondi sospesi, senza una bussola particolare se non quella della curiosità, “sbandando”, per loro stessa ammissione dalle rotte abituali «in cerca di spiragli e fessure che rigenerassero l’emozione autentica della scoperta”. Ferreri ha riservato per sé l’introduzione in cui parla dei borghi come “la possibilità di una nuova adolescenza del territorio”, Messina ha scritto con le immagini la storia silenziosa della luce sulle pietre, sulle chiese, sulle rocche e rocce, vere assolute regine del paesaggio.

Ogni borgo è descritto in un capitolo a sé e, l’eventuale itinerario, il viaggiatore può disegnarselo da solo. Sono stati accorpati, questo sì, in una cartina ideale in aree bi-provinciali, giusto per dare un’indicazione di massima. Le due province a più alta densità di borghi sono state – nella selezione dei curatori – quelle di Palermo e Trapani in cui se ne contano quattordici, seguite, a ruota, da Messina che, da sola, ne conta tredici. Twitter: @carmengreco612COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA