Un’istruzione non professionalizzante finalizzata al successivo accesso all’Università: è la definizione “pura” di ciò che offre il liceo classico. Il nuovo ordinamento del piano di studi è entrato in vigore nel 2010 con la “Riforma Gelmini”. Che ha apportano alcune modifiche rispetto alla “Riforma Moratti” del 2003, quali ad esempio l’insegnamento quinquennale della lingua straniera.
L’impostazione di fondo non è cambiata: le materie di studio sono rimaste quelle umanistiche come il greco antico, il latino, la storia, la filosofia e la letteratura italiana. In particolare, nelle ore di “Scienze Naturali” è previsto l’insegnamento di Biologia, Chimica e Scienze della Terra e nelle ore di “Matematica” del primo biennio è prevista un’ora di informatica a settimana. In particolare i principali obiettivi del programma di studio del liceo classico sulla base delle “indicazioni nazionali” del Miur sono: lo studio delle discipline in una prospettiva sistematica, storica e critica; la pratica dei metodi di indagine propri dei diversi ambiti disciplinari; l’esercizio di lettura, analisi, traduzione di testi letterari, filosofici, storici, scientifici, saggistici e di interpretazione di opere d’arte; l’uso del laboratorio per l’insegnamento delle discipline scientifiche; la pratica dell’argomentazione e del confronto; la cura di una modalità espositiva scritta e orale corretta, pertinente, efficace e personale; l’uso degli strumenti multimediali a supporto dello studio e della ricerca.
Ma, che fare una volta ottenuto il diploma di maturità classica? Andare all’università? Scegliere una facoltà umanistica ovvero una magari più richiesta nel mercato del lavoro? Oppure, perché non decidere di cercare direttamente un lavoro?
Gli sbocchi più ovvi per uno studente del classico sono le facoltà umanistiche. In particolare lettere moderne, lettere antiche, filosofia, lingue, giurisprudenza, psicologia, scienze della comunicazione e scienze politiche. La ragione è chiara: le materie che si studiano al liceo classico sono propedeutiche alla preparazione degli esami universitari di queste facoltà.
L’alternativa è iscriversi ad una facoltà non-umanistica. Va bene lo stesso. Contrariamente a quanto si pensi, il liceo classico è infatti un’ottima palestra per le materie scientifiche. Da un lato, molti licei classici rientrano nel “Pni” e hanno dunque programmi di matematica quasi al livello del liceo scientifico.
Dall’altro, è provato che materie come il greco e il latino, e in particolare la traduzione di versioni, abituano il cervello all’attenzione al dettaglio e alla risoluzione di problemi complessi. Questo è un gran vantaggio quando si frequentano facoltà scientifiche.
Infine, bisogna anche considerare che, in moltissime università italiane, sono previsti precorsi che, prima dell’inizio delle lezioni vere e proprie, aiutano gli studenti a colmare eventuali lacune: i più gettonati (e i più approfonditi) sono proprio quelli di matematica. Non sono molti, certo, ma gli sbocchi lavorativi del liceo classico esistono eccome.
A ogni modo, la prima domanda da porsi è «che competenze dà il liceo classico che possono essere impiegate direttamente nel mondo del lavoro?».
Parlare e scrivere l’italiano: sembra banale, ma in un mondo in cui il congiuntivo e le h del verbo avere stanno diventando un optional, sapere l’italiano è una competenza in via di estinzione; conoscere la storia è altrettanto importante: in molti ambiti sapere del passato è utilissimo per interpretare il presente e per “prevedere” il futuro; sopportare carichi di lavoro molto elevati. Non c’è che dire, il classico resta il classico e i classicisti sono obbligati a studiare più di chiunque; aver letto tanti libri: eh sì, la cultura serve, e al classico ne danno fin troppa.