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Il trionfo del cinema di Sebastiano Riso in India

Di Maurizio Salvi |

NEW DELHI. Invitato in India per proporre il suo “Una famiglia” nell’ambito dell’Habitat International Film Festival di New Delhi, Sebastiano Riso credeva ad un viaggio di routine, «simile a quelli che ho fatto in passato per presentare in giro per il mondo “Più buio di mezzanotte”».

Ma, ha raccontato all’ANSA prima di salire sull’aereo che lo avrebbe riportato a Roma, «sono rimasto sbalordito per l’impatto che il film ha avuto, per le tante domande che ha suscitato fra il pubblico ed i critici e per la solidarietà manifestatami da persone che conoscevano l’aggressione che ho subito».

«La masterclass che ho proposto dopo la proiezione – ha detto ancora – mi ha mostrato una categoria di indiani di cui non immaginavo l’esistenza, amanti del cinema italiano, conoscitori nel dettaglio di registi ed attori non solo della commedia all’italiana, ma anche dell’ultima generazione che attualmente sta riproponendo l’eccellenza del nostro paese». Il regista catanese non ha nascosto che questa esperienza gli ha offerto un pò di sollievo spirituale non solo rispetto al pestaggio a cui fu sottoposto in ottobre sotto casa sua a Roma, ma anche ad «una certa delusione per il silenzio registrato sulla mia vicenda nell’ultima edizione dei David».

Riso ha spiegato che il violento attacco subito gli ha lasciato un danno permanente all’occhio destro, con il trauma che cicatrizzandosi ha prodotto una sorta di foschia che, ha sottolineato, «ogni volta che apro gli occhi al mattino mi riporta a quel giorno».

Preoccupato per la crescente violenza che si registra in Italia a scopo intimidatorio, il regista si è chiesto: «Che sta succedendo al nostro Paese? Quali sono le cause di quello che accade sempre più spesso?»

Ha spiegato poi: «Sono certo che chi mi ha colpito vuole che io smetta di affrontare nei miei film temi scottanti (il dramma dell’adolescenza omosessuale e il traffico di neonati), ma questo è impossibile».

E ha raccontato che al ritorno dall’India si sarebbe messo al lavoro per un progetto cinematografico con cui intende esplorare negli anni ’90 «le cause profonde della violenza cieca attuale» per capire come «l’introduzione allora di un certo tipo di politica ha contribuito a spazzare via quello che di buono eravamo».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA