Il pop progressivo dei Coffe or Not

Di Gianluca Santisi / 22 Gennaio 2017

Soho Grant (tastiera, voce e batteria) e Renaud Versteegen (batteria, chitarra elettrica, loops e voce) sono impegnati nel lungo tour italiano (19 date) organizzato da Rocketta, che si concluderà il prossimo 5 febbraio a Varese. Sarà l’occasione per presentare il loro quarto album, Everything is falling down, uscito a febbraio dello scorso anno. «Al momento – spiegano – presentiamo principalmente il nostro ultimo album. È una novità per noi perché per i primi tre primi album abbiamo composto i nuovi brani velocemente, tanto che tra un disco e l’altro è sempre trascorso solo un anno e mezzo di tempo. Ma dopo il nostro terzo album, le cose sono andate in maniera diversa: abbiamo iniziato da fare tour in tutta Europa e quindi adesso siamo molto spesso “on the road” per suonare. È una altra realtà, un altro modo di vivere la musica, di vivere il tempo». I Coffee or Not propongono un sound nel solco dell’alt-pop elettronico, in cui le armonie hanno un’importanza centrale. La loro musica è spesso ipnotica e progressiva, alternando e sommando loop introspettivi a esplosioni di batteria o onde eteree a grida, con l’obiettivo di arrivare alla pancia di chi ascolta. Dopo l’esordio con Not alone in your mind (2010) e i successivi Ghost! (2012) e SoRe (2014), il duo di Bruxelles è adesso impegnato nella promozione di Everything is falling down (2016), registrato con la collaborazione di Frédéric Renaux al basso.

L’Italia è ormai entrata nel cuore della band tanto che i due componenti hanno deciso di imparare la nostra lingua. «Il nostro rapporto con il vostro Paese è bello. Per la cronaca, uno degli nostro primi concerti, all’inizio del progetto, è stato a Bruxelles ma in una libreria Italiana. L’atmosfera – come la gente, gli oggetti, il caffè, l’aperitivo… – erano molto differenti delle cose che conoscevamo. Era così intensa. L’Italia è bellissima: avete tutto! Mare, montagna, città e campagna. E l’ospitalità qui è ottima. È come essere a casa ma ancora meglio. È facile parlare con la gente e le persone che incontriamo in tour sono sempre aperte e curiose. Siamo fortunati di scoprire un Paese così. Quando ci troviamo qui in tour riceviamo tanto».

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Redazione
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