“Il nostro sguardo”, viaggio per immagini e sensazioni

Di Concetta Bonini / 06 Febbraio 2017

Com’è, il mondo, percepito da un non vedente? Quali possibilità ci sono di afferrarne la bellezza, persino di conservarne nitidamente le immagini nella memoria, per un ragazzo che ha perso la vista? Oppure ancora, come si osserva la realtà attraversandola sulle quattro ruote di una sedia a rotelle? Ma ancor di più, come ci si sente ad essere osservati muovendosi in quel modo anziché semplicemente sulle proprie gambe? A queste domande non ci capita di essere frequentemente spinti a rispondere, finché non arriva un giovane provocatore come Andrea Caschetto, “l’ambasciatore dei sorrisi” ragusano, che dopo aver lottato sin da giovanissimo contro un tumore al cervello ha deciso di darsi una missione: la ricerca della felicità, attraverso la ricerca dell’uguaglianza. E dopo aver girato gli orfanotrofi di tutto il mondo – dall’Asia all’Africa, fino al Sudamerica – per occuparsi di migliaia di bambini, raccontandone poi le storie sul suo libro Dove nasce l’arcobaleno (Giunti editore), ha deciso di dedicare i suoi nuovi progetti alla ricerca di uno sguardo ancora diverso sull’umanità.

Il nostro sguardo è proprio il titolo del piccolo documentario, che chiunque può vedere su Youtube o sulla sua seguitissima pagina Facebook, realizzato insieme al suo amico Michele Romeo, originario di Mazara del Vallo e conosciuto qualche anno fa a Milano, proprio quando Michele era arrivato alla fine della sua lotta contro la malattia che lo ha reso ipovedente e poi completamente cieco. Laureato in interpretariato e comunicazione, chitarrista con una grande passione per la musica, Michele ha accettato la sfida di Andrea: «Partiamo insieme, mettiti lo smartphone sul naso come fossero i tuoi occhi e facciamo vedere a tutti il mondo come potresti vederlo tu». La percezione dei volumi, i rumori, gli odori hanno guidato il viaggio di Andrea e Michele da Modica – da dove la regista Alessia Scarso ha supervisionato il progetto – fino a San Pietroburgo e poi a Monaco, per realizzare “il primo documentario completamente girato e realizzato da un non vedente”.

Un altro scatto di Andrea Caschetto e Michele Romeo a San Pietroburgo

«O almeno, se qualcuno lo ha già fatto prima di noi, io non l’ho mai visto», ironizza Michele nelle prime battute del corto, ma poi spiega: «In fondo, quando baciamo qualcuno tendiamo sempre a chiudere gli occhi, perché ci crea una relazione più intima, e la stessa cosa vale per il mondo che mi circonda. Da molto tempo io e Andrea avevamo in testa di fare un viaggio insieme. L’idea di girare un documentario durante la nostra vacanza a San Pietroburgo è stata assolutamente improvvisata ed è partita da lui, ma io mi sono fatto subito coinvolgere dalla sua intraprendenza. Durante le riprese spiego come faccio a orientarmi, a sentire, racconto le mie percezioni. Mi è piaciuto cimentarmi in questo progetto perché molti spesso mi chiedono come riesca a muovermi, non credono che un non vedente riesca a cavarsela da solo, e mi è sembrato un buon modo per mostrare a tutti che invece è possibile».
«Michele ha voluto dimostrare che non esistono limiti, che con determinazione e forza di volontà si può fare tutto – spiega Andrea -. Lui è l’esempio di come si possano realizzare i propri sogni e di come la malattia possa essere affrontata con il sorriso, senza scoraggiarsi, senza mai abbattersi».
Una regola di vita di cui Andrea Caschetto ha deciso di farsi testimone sempre, al punto che persino l’Onu lo ha convocato per parlare in occasione della Giornata mondiale della felicità.

Romeo, a sinistra, e Caschetto, al centro, a Monaco di Baviera

E che ora ha già pronta un’altra barriera da abbattere: l’uguaglianza di coloro che ci camminano accanto su una sedia a rotelle. «Sono stato tre mesi in sedia a rotelle dopo l’operazione del tumore al cervello. E mi dava fastidio l’atteggiamento discriminatorio della gente», ricorda Andrea, che ora ha deciso di partire per l’Argentina su una carrozzina con la scritta Yo soy como usted, hàblame, ovvero “Io sono come te, parlami”. Pietà, compassione o indifferenza sono spesso i sentimenti che riceve chi sta su una sedia a rotelle dallo sguardo degli altri. Ma quella provocazione, “Io sono come te”, è in fondo la vera missione di Andrea: «Il giro dell’Argentina in sedia a rotelle lo voglio fare per distruggere le barriere architettoniche ma anche quelle culturali. Non sarà un viaggio di vittimismo, di pietà, ma servirà a vedere la reazione della gente. I sudamericani che leggeranno questa scritta, quelli di buon cuore, verranno a darmi una mano, mi faranno delle domande, e sono convinto che conoscerò persone stupende».

Andrea Caschetto durante il suo discorso alle Nazioni Unite

Proprio l’incontro con gli altri è stato ciò che gli ha salvato la vita. Dopo l’operazione al cervello, a soli 15 anni, Andrea Caschetto si era ritrovato con una capacità mnemonica ridotta, i ricordi latitavano e si confondevano: per renderli indelebili occorreva trattenerli e col tempo le emozioni si sono rivelate le ancore più efficaci: «Ho scoperto che ciò che tocca le emozioni s’imprime nella memoria a lungo termine e me ne sono accorto perché sono riuscito a ricordare ogni incontro con i bambini». È stato proprio da loro, che è cominciato tutto: il suo primo “Grande viaggio delle Emozioni”, nel 2014. Viaggiando tra Asia, Africa e America Latina con mezzi di fortuna, mangiando quand’era possibile, dormendo dove capitava (spesso a casa dei sostenitori del suo folle progetto, che sul web diventava man mano più noto) scontrandosi con realtà dure e dolorose a rischio talvolta della sua stessa vita, Andrea ha conosciuto migliaia di bimbi che in un anno ha fatto giocare, suonare, ballare, ridere negli orfanatrofi dei paesi più poveri del mondo. I proventi della vendita del suo primo libro andranno tutti ad Africa Milele Onlus per la costruzione della “Ludoteca nella Savana” a Chakama, in Kenya. Ora, anche da questo suo nuovo viaggio in Sudamerica nascerà un libro, si lavora già a un nuovo regalo per gli altri.

concetta.bonini@gmail.com

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Redazione
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