”Il recupero delle forze è, purtroppo, un percorso molto lento” ma “mi sono quasi del tutto ripreso e presto ritornerò al mio ospedale poi, non appena sarò del tutto ristabilito, in Africa”. Lo ha detto dice – in una intervista al Quotidiano Nazionale – Fabrizio Pulvirenti, l’infettivologo catanese colpito dall’Ebola mentre era al lavoro per Emergency in Sierra Leone. Per Pulvirenti la sua è una specie di vocazione: “Sin dalle lezioni di medicina tropicale pensavo di dare “il mio contributo”. “L’Occidente – ha aggiunto – ha iniziato a provare interesse per Ebola nel momento in cui si è sentito minacciato: io, per esempio, sono diventato un caso soltanto perché italiano. Se avessi avuto la pelle nera sarei morto o sopravvissuto nell’indifferenza di tutti”. “Alla comunità internazionale – prosegue il medico italiano – ritengo sia richiesto uno sforzo di solidarietà eccezionale, interventi economici importanti per sostenere l’attività di chi ha trovato il coraggio di rispondere alla chiamata e, non ultimo, l’impegno per sostenere sistemi sanitari deboli e impreparati a fronteggiare queste situazioni devastanti”.