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Il futuro? Tecnologico ma non solo

Di Giorgio Romeo |

Durante la giornata si sono succeduti sul palcoscenico gli interventi (della durata di venti minuti ciascuno) di docenti universitari, scienziati, startupper, imprenditori. Tra questi l’etneo Antonio Perdichizzi, presidente di Confindustria Giovani Catania, che nello specifico ha parlato del futuro della nostra isola. «Proviamo a immaginare il 2040: probabilmente avremo l’iphone 20 e stampanti 3d in grado di produrre del cibo, ma cosa accadrà in Sicilia? Secondo le stime ci sarà un calo demografico importante: l’unico modo per evitarlo sarà fare una rivoluzione culturale».

Presentando alcuni numeri dell’impresa in Italia, Perdichizzi ha spiegato come l’esperienza di realtà come la “Summer school” di “Libera” (Associazione contro le mafie) o l’azienda “Orange Fiber”(che produce tessuti utilizzando le bucce degli agrumi) siano, ancor prima che delle buone idee, il frutto di una mentalità imprenditoriale. «L’innovazione – ha concluso – è uno strumento e in quanto tale e non salverà il Sud, ma un diverso modo di pensare delle persone potrà farlo».

Un approccio “divergente” è stato anche quello proposto dal fisico della materia Francesco Gonella, che ha parlato del “Systems Thinking”. «Prendiamo ad esempio una bottiglia di vino autoctono e un mazzetto di asparagi peruviani – ha spiegato -. Il loro prezzo in un supermercato sarà pressoché identico, ma lo è anche lo sforzo necessario a farli arrivare sullo scaffale? Ragionare in termini di analisi sistemica significa dare un valore a ciò che compriamo – sia esso un servizio o un prodotto – misurandolo in “emergia”, ovvero l’energia disponibile utilizzata, direttamente o indirettamente, per produrre un bene o un servizio. Pensare in maniera diversa al futuro significa anche fare i conti con questo».

Sebbene alcuni dei relatori provengano dal mondo delle startup 2.0 – come Francesco Siddi del Blender Institute di Amsterdam (che ha spiegato come si possano costruire dei film d’animazione basati su tecnologie open source) o il direttore teatrale Friedrich Kirschner (che ha illustrato come le tecnologie dei videogiochi possano essere impiegate per creare performance partecipative) – non tutti i modelli di “rivoluzione” proposti hanno connotazioni prettamente tecnologiche. Ad esempio, durante il suo “talk” la storica dell’arte Nicolette Mandarano ha parlato delle potenzialità dei commenti lasciati dai visitatori dei musei sul web. Molto interessante è stato anche l’intervento della manager di “Save the Children” Fosca Nomis, che ha spiegato in termini di “big data” il fenomeno dell’immigrazione.

Di stampo sociale sono stati invece quelli di Pierpaolo Farina, fondatore di “Wikimafia” che ha parlato dell’importanza della conoscenza nella lotta alle mafie, e dell’esperto di sistemi antisismici Alessandro Martelli, che ha sottolineato la necessità della prevenzione in un territorio ad alto rischio come quello italiano. Un momento più “emozionale” è stato invece quello in cui lo schermidore acese Daniele Garozzo ha raccontato l’esperienza che lo ha portato a coronare il suo sogno olimpico. La tutela nei confronti bufale online è stato invece l’argomento presentato dal blogger Daniele Virgillito. «L’esperienza delle elezioni Usa – ha spiegato – è in questo senso molto importante. Anche in seguito a questo Facebook ha recentemente annunciato di aver adottato delle misure atte a contrastare questo fenomeno. In ogni caso, il mio invito è quello di contare fino a dieci prima di fare clic». In chiusura si è anche svolto un “fuoriprogramma”, con l’intervento – non annunciato – dei creativi Daniel Huber e Alessandro Maggioni di “Badaboom Berlin”, una startup che crea installazioni e strumenti innovativi per musei, teatri e scuole.

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