Il costruttore: «Un errore consegnarlo troppo in fretta»

Di Redazione / 06 Gennaio 2015

PALERMO – «Era una cosa che non doveva accadere, anche laddove esistono problemi servono accorgimenti preventivi. Ma nella vita di un cantiere grande come quello di smottamenti simili ne succedono. Ecco, io proverei soprattutto a togliere di mezzo il termine crollo, perchè c’è stato solo uno smottamento». Così in un’intervista a la Repubblica, Massimo Matteucci, presidente del Cmc di Ravenna, la più grande cooperativa di costruzioni d’Italia che guida il consorzio di imprese Bolognetta Scpa, formato con Tecnis e Ccc, che si è aggiudicato l’appalto per il cantiere da 220 milioni tra Palermo e Agrigento. Cantiere finito nell’occhio del ciclone per lo “smottamento” sulla strada inaugurata alla vigilia di Natale, proprio nel tratto ultimato con tre mesi d’anticipo. E proprio questa “velocità” nella consegna dell’opera per il presidente può essere tra le cause dell’accaduto. «Quel tratto di strada – dice – è stato consegnato finito tre mesi prima del tempo, adesso penso che se ci fossimo presi il tempo, col senno di poi… Però questa è una tempesta in un bicchier d’acqua, e la nostra è un’impresa seria».  

 

Un’impresa seria che però ha fatto lavori frettolosi? «Se ci lanciamo nelle ragioni che hanno provocato il crollo non ne veniamo fuori, io non sono nè geologo nè ingegnere – risponde -. Io posso dire che se abbiamo sbagliato interverremo e lo metteremo a posto. Anzi, per il ripristino siamo già operativi». «Non c’è stato – aggiunge – nessun rischio per l’incolumità delle persone, perchè appena abbiamo notato una crepa, e non la voragine che si vede in questi giorni che è venuta dopo, la strada l’abbiamo chiusa noi. E devo dire che già quello, chiudere una strada pochi giorni dopo l’inaugurazione, non è un gran biglietto da visita. Però non abbiamo affrontato nessun rischio, abbiamo monitorato quello che stava succedendo e preso provvedimenti. I danni poi sono nell’ordine dei 100 mila euro, lo dice anche l’Anas».  

 

L’ingegnere Pier Francesco Paglini, responsabile dell’area Sicilia per il Cmc, sostiene che può essere stata erronea la valutazione delle capacità portanti del terreno di fondazione. Chi ha fatto i test sul terreno, insomma, può non averli letti bene. Ma questa possa essere una delle cause? «Di questi aspetti – risponde – devono parlare gli ingegneri, io so che nella vita di un cantiere gli smottamenti succedono, perchè il terreno è instabile. Ci possono essere degli imprevisti geologici e poi la terra va dove vuole lei, non dove vuoi tu. Ma l’integrità del viadotto è totale, e se cominciamo a confondere le cose è la fine».  

 

Ma quindi come si fa a sapere di chi è la colpa, e quando ci saranno le risposte che mancano? «Noi – dice Matteucci – abbiamo aperto un’inchiesta interna, abbiamo protocolli di legalità e organismi preposti a individuare in piena trasparenza le responsabilità”. Una responsabilità che voi come costruttori non vi volete ancora prendere? “Per carità – commenta -, noi ci prendiamo tutte le responsabilità che ci competono, è nostro interesse capire cosa non ha funzionato. Se abbiamo sbagliato interverremo e soprattutto metteremo a posto tutto».  

 

Cosa le sembra sia stato ingigantito? In fondo ci sono fotografie e tempistiche molto eloquenti. «Io voglio solo specificare che non è crollato il viadotto – puntualizza -, e mi ha fatto molto male vedere che quanto è accaduto viene accostato a crolli di ponti, con travi che si tranciano a metà. Non si tratta di questo».  

 

Il premier Renzi ha detto che “è finita la festa”, chi deve pagare pagherà. «Io penso che prima di scrivere quel tweet il premier non sia stato informato bene, perchè, insisto, non è crollato il viadotto. Poi capisco la vita sul filo del secondo di Renzi, dover dare retta a tutti, ma dal tweet sembrava davvero che fosse venuto giù tutto», conclude.

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