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Il Caravaggio da 1.500 euro è un mistero: e se fosse “messinese”?

Di Annalisa Stancanelli |

Attorno al pittore Michelangelo Merisi noto universalmente come Caravaggio si configura un altro caso incredibile. Dopo il ritrovamento e conseguente attribuzione del quadro di Dublino “Cattura di Cristo nell’orto”, la vicenda del dipinto ritrovato a Tolosa “Giuditta e Oloferne” su cui i critici non sono concordi, e il dibattito sull’opera “Maddalena in estasi”, è esplosa nelle ultime ore sui media la notizia di un “Caravaggio” che stava per essere venduto all’asta per 1500 euro. Sono lontanissimi i tempi in cui si poteva comprare un dipinto di Caravaggio a cifre così esigue, come il caso di Padre Ubach che nei primi del 1900 comprò un dipinto dell’artista lombardo per 65 lire.

Ma cos’è accaduto? Siamo a Madrid e un quadro, descritto come un’ “Incoronazione di spine” (olio su tela, misura: 111 centimetri per 86) era inserito nel catalogo di vendita della casa d’aste Ansorena e associato alla cerchia di artisti di Josè de Ribera (Circulo De Josè de Ribera) ma la studiosa Maria Cristina Terzaghi, curatrice della mostra Caravaggio a Napoli (2019), ha fatto il nome di Caravaggio in riferimento all’opera e il quadro è stato ritirato dalla vendita. Lo riporta “Repubblica” in un articolo di Dario Pappalardo ma la notizia viene rilanciata da diversi siti web specializzati in arte tra i quali “AboutArtonline” che fa di più e pubblica l’intervento del professor Massimo Pulini secondo cui si riconosce la mano di Michelangelo Merisi da Caravaggio nel dipinto raffigurante l’Ecce Homo che, come viene chiarito da Pulini, è l’autentico quadro presentato al famoso ‘concorso Massimi’ cui Caravaggio prese parte agli inizi del Seicento.

L’opera secondo la studiosa Terzaghi dovrebbe essere giunta in Spagna nella seconda metà del Seicento insieme a un altro quadro, “Salomè con la testa del Battista”. Entrambe le opere sarebbero da far risalire alla collezione di Garcia Avellaneda y Haro, Conte di Castrillo e vicerè di Napoli dal 1653 al 1659 e di questa coppia di quadri io scrivevo appunto in “Forse non tutti sanno che Caravaggio. La vita di un genio fra arte, avventura e mistero” (Newton Compton) dove avevo raccontato la storia dei dipinti “perduti” di Caravaggio, partendo dai puntuali studi di Maurizio Marini e dalle fonti documentarie e dagli inventari presenti nel volume di Stefania Macioce (Michelangelo da Caravaggio: documenti, fonti e inventari, 2003) che avevo consultato. Nel testo invitavo a fare attenzione proprio alla Spagna come luogo privilegiato di indagine e accennavo al fatto che ci potesse essere qualche opera di Caravaggio sotto altra attribuzione, proprio perché lo stesso Marini (2005), che con precisione e competenza aveva elencato tutte le opere, aveva segnato una pista in riferimento soprattutto ai dipinti perduti dell’ultimissimo periodo romano e del primo periodo napoletano (tra i quali un “San Gennaro” e un dipinto che raffigurava Gesù che lavava i piedi ai discepoli, che erano finiti in collezioni spagnole). Ma tutti oggi parlano di questo dipinto non “Incoronazione di spine” della cerchia di Ribera bensì un“Ecce homo” di Caravaggio, un quadro identificato con questo nome per il soggetto che presenta, il momento in cui Ponzio Pilato presentò alla folla Gesù, dopo averlo fatto flagellare e lasciato rivestire con un manto rosso e una corona di spine, come riferito nel Vangelo. Per il dipinto spunta anche un percorso siciliano, nella ricostruzione della studiosa Terzaghi, che approfondisce anche la vicenda dell’opera “Ecce homo” esposta a Genova e attribuita a Caravaggio.

In Sicilia altresì, dove Caravaggio ha vissuto e operato dal 1608 al 1609, secondo diversi studiosi, tra i quali sempre Marini, il pittore si potrebbe essere cimentato anche con il tema dell’Ecce Homo e della “Passione” di Cristo. In particolare, nel periodo messinese Caravaggio aveva accettato la commissione da parte di un patrizio messinese Niccolò Di Giacomo per “quattro scene della passione di Gesù” prima dell’agosto del 1609. A differenza della Terzaghi e di Pulini altri studiosi non concordano sulla possibile attribuzione del dipinto ritirato dall’asta a Caravaggio ed ecco quindi che scoppia un nuovo casus belli. Per prima cosa, però, a quanto si dice, il dipinto ha necessità di una ripulitura. Secondo Pulini l’opera si presenta “senza un restauro recente, ossidata in più parti con piccole cadute di colore e minime zone di ridipintura” ( fonte AboutArtonline). Intanto gli esperti si dividono; il Corriere riporta che il dipinto è un Caravaggio per Vittorio Sgarbi ma non lo è per lo studioso Nicola Spinosa. Stay tuned, i misteri e gli scoop di Caravaggio continuano.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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