«Il boss Bernardo Provenzano era sul punto di collaborare»

Di Redazione / 27 Giugno 2014

Bernardo Provenzano sarebbe stato sul punto di collaborare con i carabinieri. È quanto ha rivelato nella sua deposizione al processo sulla trattativa Stato-mafia il pentito catanese Filippo Malvagna, ex affiliato al clan Pulvirenti-Santapaola che è stato sentito come teste. Malvagna ha raccontato che nel ‘92, a cavallo tra le stragi di Capaci e via D’Amelio, sarebbe stato contattato da un carabiniere «infedele» a libro paga dei clan mafiosi (perché aveva dato spesso informazioni riservate importanti e una volta salvò un latitante palermitano da una cattura imminente) che gli avrebbe riferito era imminennte un incontro tra la moglie di Provenzano e un capitano dei carabinieri, per una collaborazione informale tra il capomafia e i carabinieri. Circostanza che – sempre secondo il racconto di Malvagna – sarebbe stata riferita al boss catanese Nitto Santapaola e al capomafia Giovanni Brusca. Malvagna avrebbe raccontato questa vicenda già nel maggio del ‘94 ma da allora nessuno gliel’ha più chiesta. Ma si tratta di una circostanza che sembra confermare quanto già detto da Nino Giuffrè, altro boss poi pentitosi, a proposito di una notizia arrivata da Catania secondo cui Provenzano aveva avviato un dialogo con i carabinieri tramite la moglie. Sempre Malvagna ha riferito di un progetto eversivo di Cosa Nostra per destabilizzare il Paese come reazione all’esitodel maxiprocesso in Cassazione. Il piano consisteva in una serie di attentati che Cosa nostra avrebbe rivendicato a nome della Falange Armata.

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