TAORMINA – Dal sogno di Laura Pausini alla favola de Il Volo. Dalla ventenne romagnola che viene proiettata dal palco dell’Ariston di Sanremo nel firmamento della musica, a tre ragazzini dalle voci portentose che dopo il debutto a “Ti lascio una canzone” hanno inanellato una serie impressionante di record, tanto che oggi sono definiti il prodotto d’esportazione italiano di maggior successo negli Stati Uniti dopo la pasta. Taormina diventa crocevia di storie che stanno dando lustro alla canzone italiana nel mondo. Piero Barone, Ignazio Boschetto e Gianluca Ginoble, ovvero Il Volo, dalla terrazza dell’hotel Timeo scrutano la Perla dello Jonio, scelta come trampolino di lancio per andare alla conquista dell’unico Paese ancora da convincere: il proprio. E i segnali sono più che incoraggianti: la data del 20 luglio al Teatro Antico di Taormina è quasi “sold out” ed è stato annunciato il raddoppio, con un secondo concerto il 21. Sono le uniche date italiane di un tour mondiale, e la maggior parte (il 75%) delle richieste di biglietti sono giunte da oltre Stretto: «E di questo 75%, il 20% dall’estero». «Taormina è il nostro punto di svolta – commenta Piero Barone, il più grande dei tre, che dietro ai suoi occhiali e alla parlantina disinvolta si fa spesso portavoce del gruppo – Fra di noi c’era un po’ di rabbia per non poter cantare davanti al nostro pubblico. Andavamo in giro per il mondo, mai in Italia. Cantare in casa, per di più in Sicilia, è ancor più emozionante. Speriamo sia l’inizio di una lunga serie di concerti in Italia». «A Taormina realizziamo un sogno avere per la prima volta in platea le nostre famiglie, i nostri parenti – aggiunge Ignazio Boschetto – Fino a oggi non ci hanno mai visto in concerto». «Abbiamo anche aspettato il momento giusto – interviene Gianluca Ginoble – Noi ci siamo dedicati in questi anni soprattutto all’estero, con l’obiettivo di portare la melodia italiana in tutto il mondo. Ma anche per liberarci di certe “etichette” che qui ci hanno danneggiato». Basta più, quindi, con “i tre tenorini”, «anche perché siamo due tenori e un baritono», sottolineano, e soprattutto «smettetela di chiamarci i “ragazzini della Clerici”». Gli ex “ragazzini della Clerici” sono diventati maggiorenni: Piero Barone, agrigentino di Naro, il 24 giugno compirà 21 anni, Ignazio Boschetto, bolognese all’anagrafe ma marsalese doc, ne avrà 20 in ottobre, e Gianluca Ginoble, il baritono, abruzzese, è il più piccolo con 19 anni. Ragazzi, non ragazzini. Bravi ragazzi della provincia italiana, semplici, senza l’aria del divetto, che non si sono montati la testa. Scherzano fra di loro, amici anche oltre il palco. Con leggerezza, ma anche grande impegno, affrontano questa avventura. «Abbiamo tanta strada da fare – commentano – Ci è capitata questa grande fortuna, il sogno si è trasformato in realtà molto rapidamente, e ci ha costretti a crescere in fretta. Ma sappiamo benissimo che il mondo della musica è difficile. Fai presto a salire al top ma in un batter di ciglia puoi crollare. Perciò è importante – come i nostri genitori ci hanno sempre insegnato – restare con i piedi per terra. Lavorare duro e rimanere umili, ce lo diceva anche Barbra Streisand». Che li ha voluti al suo fianco nella recente tournée americana. I concerti di Taormina saranno strutturati sulla scia dei loro album: canzoni pop, standard americani, incursioni rock come A beautiful day degli U2, classici italiani da O sole mio a Il mondo, canzoni inedite e qualche sorpresa per il pubblico. Alternando interpretazioni da solista ad altre in trio. «Ci rivolgiamo alla “young generation” – spiega Ginoble – facciamo pop, cercando di divulgare la melodia. Il pubblico della lirica ci snobba? Tuttavia, tra i nostri ammiratori c’è anche Placido Domingo con il quale abbiamo anche cantato. Io da piccolo ascoltavo Luciano Pavarotti e Andrea Bocelli per via di mio nonno. Poi ho ascoltato Frank Sinatra, Eddie Williams, Perry Como, Elvis Presley. Mi sono formato così. Oggi mi piace moltissimo anche Michael Bublé. Musicalmente sto cambiando voce, e stiamo adattando le nostre performance anche a questo. In Italia purtroppo ancora non ci riconoscono per quello che realmente siamo. Interpretiamo il genere italiano ma alla nostra maniera, a volte quasi irriconoscibili. Trasformiamo le canzoni e le facciamo nostre». «Il nostro obiettivo non è l’opera – sottolinea Barone – Io l’amo e la studio, chissà forse in futuro, ma per il momento vogliamo cantare la melodia italiana che è amatissima nel mondo».