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I grillini, i grilletti e i valori a 5 stelle

I grillini, i grilletti e i valori a 5 stelle

La tentazione di chi ha vinto le europee può essere quella di normalizzare, sterilizzare in blocco il mondo dei cinquestelle, approfittando della loro crisi attuale, senza distinguere tra i buoni valori e i Di Battista

Di Carlo Anastasio |

Alessandro Di Battista, deputato grillino, ha scritto su Facebook che in «stragrande maggioranza » gli organi di stampa italiani sono asserviti come lo erano quelli dell’Argentina di Videla. Ma a noi della categoria non risulta di essere proni sotto il simulacro di un sanguinario regime dittatoriale, perciò ci ritroviamo in un dilemma tra citazioni: se sia più adatta quella di Joseph- Ernest Renan, «La stupidità umana è l’unica cosa al mondo che possa dare l’idea dell’infinito»; oppure quella di Ennio Flaiano, «Oggi il cretino è pieno di idee». Nel dubbio, optiamo per la terza via: Di Battista presumibilmente non è né stupido né cretino, però è uno che non sa perdere, e dopo la mazzolata elettorale sul Movimento 5 Stelle, invece di esercitare democraticamente l’autocritica (molti elettori ti bocciano? fatti un esame di coscienza), spara la propria frustrazione all’esterno, prendendo di mira quanti raccontano una realtà per lui sgradevole, mentre dovrebbe prendere atto che quella realtà esiste, e anche per colpa sua. Ma oltre che falsa la sua affermazione è velenosa, e non meno venefiche sono invettive e minacce di Beppe Grillo – lo «sputo digitale», i processi in Rete… – e di qualche altro adepto cinquestelle (non del gruppo siciliano dell’Ars, vogliamo precisare, nel quale ci sembra di vedere intelligenza e una condotta non talebana). Né sono rassicuranti, anzi semmai aggiungono inquietudine, le episodiche comiche del capo comico – tipo il maalox o la finta corona di spine – che ci fanno pensare a certe piccole bonarietà abitualmente presenti in figuri come quel Jorge Rafael Videla dittatore dell’Argentina, tanto per restare all’esempio di Di Battista. Abbondano dunque le tossine prodotte da una parte – sottolineiamo: una parte – dei grillini. E qui si pone un altro dilemma: se l’area rancorosa del Movimento 5 Stelle sia solo un raccoglitore di negatività, una sorta di bad bank so- A ciale, oppure se sia un moltiplicatore di rabbia, una specie di fondo d’investimento del livore. Se, in altre parole, sia un’utile pattumiera, nella quale finiscono e restano confinate alcune intemperanze, o se al contrario sia un pericoloso incubatore di aggressività, che ne potenzia gli effetti patologici per il corpo del Paese. In ogni caso, uno dei compiti principali della politica, e soprattutto della politica del governo, è – nell’interesse collettivo – preparare il meglio ed essere preparata al peggio. E qui le due cose coincidono, perché si tratta in fondo di togliere alimento alla pattumiera o all’incubatore, occorre cioè risolvere i problemi da cui nasce il malessere, individuale e sociale, che viene utilizzato come arma da Grillo e da altri grillini sempre col dito sul grilletto: il malessere di un’Italia sclerotizzata da consorterie, potentati e corporazioni, debilitata dalle ruberie e anche dall’incapacità della cosiddetta classe dirigente. Ma proprio nel Movimento 5 Stelle si possono trovare giuste indicazioni e preziosi lieviti di cambiamento, di cui fare tesoro per mettere mano alla soluzione di quei problemi e recuperare slancio e prospettiva. Il Movimento infatti, nella sua area positiva, è un forte punto di riferimento e di accumulo per istanze etiche di moltissimi cittadini contro sprechi, privilegi, malversazioni, prepotenze, inadeguatezze, ed è un catalizzatore della voglia di un vasto elettorato di non rimanere escluso dalla res publica, di partecipare alla gestione e al miglioramento del Paese. Ora, la tentazione di chi ha vinto le elezioni europee – Matteo Renzi e gli 11 milioni di italiani che hanno votato per i suoi candidati – può essere quella di normalizzare, sterilizzare in blocco il mondo dei cinquestelle, approfittando della loro crisi attuale, senza distinguere tra i buoni valori e i Di Battista, buttando via il bambino insieme con l’acqua sporca. Ma sarebbe miopia di chi non sa vincere, non meno dannosa della vista annebbiata di chi non sa perdere.

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