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I gap in istruzione, terzo settore e sanità frenano le strategie di sviluppo

Di Salvio Capasso* |

La seconda parte dell’analisi curata per La Sicilia dal centro studi Srm di Napoli prende in considerazione i settori “immateriali”, ma non per questo meno importanti, dell’economia siciliana.

Istruzione e Formazione

Dagli ultimi dati Istat sull’istruzione e la formazione emerge, per la Sicilia, che:

si registra la percentuale più alta di giovani che abbandonano gli studi dopo la licenza media con il 22,4% (18,2% la media Sud e 13,5% Italia);

c’è la quota più alta di giovani che non lavorano e non studiano (i Neet) pari al 38% contro un dato medio meridionale del 33% e una media nazionale del 22,2%;

vi è la più bassa partecipazione degli adulti alle attività formative con un 4,8%.

Se si guarda alla sola formazione universitaria, per l’anno accademico 2017/18 (ultimo disponibile), dai dati del Miur emerge poi come la Sicilia sia la terza regione italiana per numero di laureati negli atenei regionali, con 20.473, il 12,3% del totale nazionale.

Considerando anche il fenomeno della migrazione universitaria, i giovani siciliani che hanno conseguito la laurea nello stesso anno accademico sono stati 25.791, il 15,5% del totale: la Sicilia è la prima regione in Italia.

Emerge quindi per la regione un saldo migratorio negativo dei laureati, con molti ragazzi che studiano in altre aree del Paese e spesso non vi fanno ritorno una volta terminati gli studi, preferendo altre aree in riferimento al lavoro.

Posto che il futuro economico di un’area passa anche attraverso la capacità di attrarre e “mantenere” il suo capitale umano, sarebbero auspicabili per la regione azioni capaci di invertire i trend in corso: stimolare i giovani a proseguire gli studi offrendo loro maggiori prospettive future, creare opportunità per i giovani laureati coinvolgendo il sistema imprenditoriale locale e puntare sulla formazione continua.

Equità, inclusione sociale e territoriale

Il Terzo Settore si conferma fenomeno sempre più vitale e dinamico, il cui valore va oltre una dimensione economica, caratterizzandosi non solo per produzione ed erogazione di beni e servizi, ma anche nelle modalità attraverso cui agisce (dimensione relazionale, diffusione di valori, ecc.).

In Sicilia, il totale delle entrate delle istituzioni non profit attive è pari a 2,079 mld, il 25% del dato Sud ed il 3% di quello nazionale. Il totale delle uscite ammonta a 2,063 mld, il 25% sul Mezzogiorno e il 3,4% sull’Italia.

Ma in Sicilia sia le entrate che le uscite sono in calo nel 2015 rispetto al 2011. In particolare, le entrate calano del 4% (+10,1% Italia e +9,1% Mezzogiorno), le uscite calano del 3,4% (+6,9% Italia e +6,5% Sud). Il 50% delle entrate si concentra in due settori: Sanità (20,4%), Assistenza sociale e protezione civile (29,4%). La Sicilia presenta una maggiore concentrazione delle entrate in tali voci rispetto al dato nazionale (34%) e meridionale (46%). Rilevanti sono anche le voci Cultura, sport e ricreazione (18,5%), e Istruzione e ricerca (11,0%).

Anche in Sicilia cresce leggermente la quota delle istituzioni non profit con fonte di finanziamento principale privata: dal 78,8% nel 2011 al 79,4% nel 2015.

Aumenta la consapevolezza del processo di crescita quali-quantitativo vissuto dal Terzo Settore nella nostra società per la sua evidente espansione geografica e settoriale. Dinamiche relazionali e di creazione di valore per il territorio e per le persone particolarmente significative al Sud, ma c’è ancora molto da fare.

In Sicilia sono presenti 21.886 istituzioni non profit (23,4% del Sud e 6,2% dell’Italia) che impiegano 41.726 dipendenti (25,1% del Sud e 4,9% dell’Italia), con una crescita del 2,8% del numero delle istituzioni non profit, mentre cala il numero dei lavoratori dipendenti del 2%. Quanto alla diffusione sul territorio, si rilevano 43,5 istituzioni non profit ogni diecimila abitanti, un valore inferiore al dato meridionale (45,2) e nazionale (57,9). In Sicilia il 59,5% delle istituzioni non profit si occupa di Cultura, sport e ricreazione, il 12,2% di Assistenza sociale e protezione civile, il 9% di relazioni sindacali e rappresentanza di interessi, il 4,6% di Istruzione e ricerca, il 4,4% di Religione, il 3,2% di Sanità.

La sanità in Sicilia

L’area della Sicilia è divisa in 9 Aziende sanitarie con una popolazione media servita di circa 555,5 mila abitanti (503mila il dato medio in Italia). Si registra la presenza di 16 Aziende ospedaliere regionali, 3 Aziende ospedaliere integrate con il Ssn (ex Policlinici universitari pubblici) e di 2 Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico. Si contano oltre 13.600 posti letti per la degenza ordinaria (relativa sia a situazioni acute, sia a lungodegenza e riabilitazione), -6,9% rispetto al 2010 quando i posti letto erano 14.828.

Negli ultimi anni le esigenze di contenimento e razionalizzazione della spesa hanno avuto un forte impatto sulla sanità, facendo registrare un taglio dei servizi offerti. Oltre al calo dei posti letto si è assistito anche ad un calo dei reparti ospedalieri (-6% nel periodo 2010-2018), del personale dipendente Ssn (-5% nel periodo 2010-17) e dei medici di base (-5% nel periodo 2010-18) .

L’attuale emergenza per il Covid-19 ha messo in luce un generalizzato sottodimensionamento del Ssn, portando alla necessità rafforzarlo. Cosa in parte già avvenuta negli ultimi mesi, ma ancora non sufficiente. In ogni caso, positivo è il dato sulla valutazione dei Livelli essenziali di assistenza, ossia le variabili che indicano l’insieme di tutte le prestazioni, servizi e attività che i cittadini hanno diritto a ottenere dal Servizio sanitario nazionale allo scopo di garantire condizioni di uniformità a tutti e su tutto il territorio.

L’ultima valutazione sui Lea in Sicilia riporta un punteggio pari a 160 che, secondo i parametri di riferimento fissati dal Comitato Lea, risulta positivo e tendenzialmente stabile rispetto al trend considerato. La Sicilia risulta in ogni caso adempiente e si colloca al 13° posto della graduatoria regionale per punteggio ottenuto. In prospettiva, la situazione attuale, ancor più di quella precedente, evidenzia la necessità di ingenti investimenti per un’offerta strutturale e di qualità; le misure per fronteggiare l’emergenza Covid-19 (a livello sia nazionale sia internazionale) stanno generando la possibilità di avere a disposizione fondi aggiuntivi per la sanità su cui le Regioni possono basarsi.

*Responsabile servizio Imprese e territorio di SrmCOPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA