PALERMO – La Corte costituzionale potrebbe fissare un punto fermo nel riconoscimento e nell’affidamento dei figli nati in coppie omosessuali. Domattina si svolgerà infatti alla Consulta un’udienza che potrebbe rivelarsi storica. La vicenda riguarda due donne palermitane. La loro convivenza è iniziata nel 2004, quando ancora la legge sulle unioni civili era lontana. Una delle due donne decise, in accordo con la convivente, di sottoporsi a una fecondazione eterologa all’estero, in Spagna. Nel 2008 nacquero due gemelli e poi ci fu la richiesta di avere il formale riconoscimento dei figli avanzata nel 2011 al tribunale dei minorenni, che fu però respinta. Poi la fine della relazione e l’inizio della vicenda giudiziaria.
A dipanare questa complessa questione sarà la Corte Costituzionale. Una delle due donne, infatti, quella che non è madre biologica – assistita dall’avvocato Arianna Ferrito – si è rivolta al tribunale per ottenere di poter frequentare i figli e superare gli ostacoli posti dalla sua ex. E il tribunale le ha dato ragione. Ma la mamma naturale dei bambini ha impugnato la decisione del tribunale di fronte alla Corte d’appello di Palermo, che con ordinanza del 17 luglio 2015, ha rinviato gli atti alla Consulta chiedendo di pronunciare una parola definitiva.
La norma in discussione, della cui legittimità la Corte d’appello di Palermo dubita, è l’articolo 337 ter del codice civile, che pur stabilendo una serie di regole a tutela dei bambini sull’obbligo di una frequentazione equilibrata e continuativa di entrambi i genitori, non consente al giudice di valutare le situazioni relative all’ex partner del genitore biologico, come in questo specifico caso. Il relatore sarà l’esperto in materia di fecondazione assistita e aborto Rosario Morelli mentre l’avvocato di Stato Gabriella Palmieri sosterrà le ragioni delle due donne assistite dai propri legali Felicia D’Amico e Alberto Figone.
Proprio sabato, la Cassazione – pronunciandosi su un altro caso – ha ratificato che è figlio di due mamme il bambino nato in Spagna grazie all’inseminazione eterologa. In particolare, la Prima sezione civile presieduta da Salvatore Di Palma (relatore Antonio Lamorgese) ha bocciato il ricorso presentato dalla Procura generale presso la Corte d’appello di Torino contro la decisione della Corte d’appello torinese che per la prima volta in Italia – nel dicembre 2014 – aveva accolto la loro richiesta e ordinato all’ufficiale di stato civile del Comune di trascrivere la nascita del bambino come figlio di entrambe le mamme.