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I 16 testimoni di giustizia tornano in Sicilia, stop al distacco a Roma
I 16 testimoni di giustizia assunti dalla Regione Siciliana e che finora hanno dovuto lavorare negli uffici romani della Regione, dal 1 agosto scorso sono stati trasferiti in uffici della Pubblica amministrazione più vicini a dove vivono, sottoposti a programmi di protezione.
E’ stata data dunque attuazione all’emendamento previsto dal ddl omnibus approvato in aprile dalla Regione Siciliana che ha previsto il distacco di queste persone in sedi a loro più vicine, per motivi di sicurezza.
Soddisfazione è stata espressa dal presidente dell’ Associazione dei testimoni di Giustizia, Ignazio Cutrò. «Si è ridata dignità a questi testimoni di giustizia – spiega, rispondendo all’Ansa – che tanti sacrifici hanno dovuto fare, in questi mesi, per andare a lavorare a Roma. Ringraziamo il presidente della Regione Siciliana, Rosario Crocetta e il viceministro dell’Interno Filippo Bubbico per questa soluzione giusta e dignitosa. Tuttavia serve fare ancora tanto per testimoni, attuando in tutta Italia la legge sul lavoro ai tdg nella Pubblica amministrazione, ancora in gran parte inapplicata».
La situazione della congestione della sede romana della Regione Siciliana scoppiò nei mesi scorsi quando i testimoni di giustizia siciliani, ovvero cittadini che hanno denunciato gravi episodi di criminalità organizzata e che hanno ottenuto l’assunzione da parte della Regione, chiesero di non lavorare nella sede romana della Regione, in via Marghera, a Roma, e di essere distaccati nelle regioni in cui vivono sotto protezione, anche per i costi che comportava loro lo spostamento a Roma. Gli stessi colleghi di lavoro non avevano mancato di esprimere perplessità e timori, anche legati a ragioni di sicurezza. Pur essendo assunti dalla Regione siciliana, i testimoni di giustizia sottoposti a programma di protezione non possono infatti lavorare in Sicilia e l’unico ufficio fuori dall’Isola, scartata la sede di Bruxelles per ovvie ragioni di costo, era nella Capitale. La gran parte di loro risiede in località segrete nella Penisola e avrebbero voluto avvicinarsi a casa. In queste settimane è stata quindi trovata la soluzione, come ha confermato all’Ansa anche la dirigente degli Affari extraregionali della Sicilia, la dottoressa Maria Cristina Stimolo.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA