Gli sbarchi non si fermanoin due giorni salvati in 1.600
Gli sbarchi non si fermano in due giorni salvati in 1.600
Nuova ondata di migranti: soccorsi sette barconi e tratte in salvato complessivamente 1.654 persone. Superata quota 60.000 arrivi. Appello dell’Anci: «Il governo sostenga i Comuni»
PALERMO – Oltre mille e seicento li hanno salvati nell ultime 40 ore; 1.100 li ha raccolti nave San Giorgio nei giorni scorsi e oggi sbarcheranno a Taranto. L’ondata di migranti e profughi che cercano di raggiungere l’Italia fuggendo dalle guerre e dalla disperazione non si arresta: dall’inizio dell’anno sono già oltre 60mila gli uomini, le donne e i bambini salvati nel canale di Sicilia, ed è ormai evidente non solo che verrà superato il record del 2011 (63mila) ma anche che è sempre più realistica la previsione dei tecnici che non escludono la possibilità che si arrivi a 100mila persone a fine anno. Nelle ultime 24 ore le navi della Marina e della Guardia Costiera hanno soccorso complessivamente 1.654 migranti. Il primo intervento, sabato mattina, è stato eseguito da nave Dattilo della Guardia Costiera, che ha preso a bordo 416 migranti che si trovavano su un barcone in difficoltà. Quattro invece le imbarcazioni soccorse tra sabato e domenica da nave Grecale della Marina Militare: un primo intervento, nei confronti di un barcone che aveva una falla ed era alla deriva, ha consentito il salvataggio di 227 persone, tra cui 19 donne e 18 minori. Successivamente sono state soccorse altre 218 persone (tra cui 29 donne e 39 minori) su un barcone e 84 su un gommone che aveva difficoltà di galleggiamento. L’ultimo intervento nel pomeriggio di domenica, ha coinvolto un barcone con a bordo 327 migranti, di cui 13 donne e 25 minori. Nave Orione ha invece soccorso complessivamente 382 persone, che erano a bordo di due carrette del mare. L’ennesima giornata di soccorsi ripropone il problema di come uscire dal vicolo cieco in cui si è finiti con l’operazione Mare Nostrum, varata dopo la strage di Lampedusa. Perché è vero che grazie alle navi italiane sono state salvate migliaia di vite, anche se non si è riusciti ad evitare del tutto le morti come dimostrano i naufragi di cui si è saputo. Ma è altrettanto vero che le partenze sono aumentate dal momento in cui le navi italiane hanno cominciato a pattugliare molto più da vicino le coste libiche. Il ministro dell’Interno Angelino Alfano, qualche giorno fa al vertice del G6 a Barcellona, ha ribadito che Mare Nostrum «deve diventare un’operazione europea», con Bruxelles che deve farsi carico «di questo peso» e mostrare «una strategia chiara». Parole che al summit di venerdì scorso non sono state però tradotte come l’Italia sperava. Se infatti sono state poste le basi per un rafforzamento di Frontex – che per il 2014 ha un budget di soli 90 milioni di euro, vale a dire l’equivalente del costo di 10 mesi della missione Mare Nostrum – è saltato dall’accordo finale il «mutuo riconoscimento» delle decisioni sull’asilo, punto su cui l’Italia puntava non poco perché, nel medio e lungo periodo, si sarebbe potuti arrivare al superamento di Dublino 3, il regolamento dell’Ue che costringe i migranti a fare richiesta d’asilo nel paese in cui sbarcano. C’è poi un ulteriore problema. Il gran numero di arrivi sta mettendo a dura prova il sistema di accoglienza nei Comuni. E non è un caso che proprio oggi Antonio Satta, componente dell’ufficio di presidenza dell’Anci, sia tornato a chiedere al governo un intervento: «bisogna mettere a punto – dice – nuove misure per sostenere più da vicino i Comuni che in queste settimane stanno affrontando l’arrivo di immigrati. Serve un più stretto raccordo tra Governo, Prefetture e Comuni. Ad oggi, l’iniziativa, non di rado, è stata lasciata a questo o quell’amministratore locale. Non possiamo pensare che tutto sia affidato alla buona volontà dei Comuni».