Il rischio è un incidente diplomatico tra Italia e Usa causato dalla Sicilia. Ma il pericolo è anche la perdita di un pezzo di storia siciliana. Parliamo degli Argenti di Aidone: 16 preziosi reperti trafugati e poi ritrovati dal Nucleo tutela artistica dei carabinieri tra le vetrine del Metropolitan di New York che aveva acquistato il tesoro di Eupolemos (senza conoscerne la vera provenienza) nel 1984. Coppe per mescolare vino e acqua, piatti per sacrifici sacri e altre meraviglie d’argento dorato: pezzi raffinati creati dall’estro degli artisti di età Ellenistica (III secolo a. C.) nell’età più fulgida di Morgantina e che dal 2006, secondo un accordo firmato dall’allora ministro Rocco Buttiglione, devono volare una volta ogni quattro anni – per 40 anni – dal museo ennese al Met che, a sua volta, darà in prestito alcune sue opere d’arte ai musei siciliani.
Un patto d’amicizia culturale tra i due Paesi che oggi torna a essere messo in discussione dalla comunità della “Pompei sicula”: Morgantina, appunto.
I soci dell’Archeoclub contestano la decisione del presidente Crocetta di dare il via libera alla trasferta degli Argenti nonostante lo stesso governo regionale, nel 2013, avesse ufficializzato una lista dei beni inamovibili stilata dall’ex assessore-archeologa Mariarita Sgarlata dove figura proprio il tesoro di Morgantina. Un elenco delle 23 opere d’arte che mai potranno lasciare la Sicilia per ragioni di sicurezza secondo il decreto assessoriale n. 1771. Al posto di questi delicati tesori Ellenistici, l’allora assessore Sgarlata aveva proposto di inviare al Metropolitan in prestito «una selezione di reperti di rilevante qualità, di varia tipologia nonché di valore equivalente o superiore ai medesimi Argenti»: una silloge di diverse opere d’arte da inviare per ciascun anno dal 2014 al 2017. Secondo la proposta, quest’anno sarebbe dovuto partire per l’America in sostituzione degli Argenti di Aidone, un diadema d’argento del IV sec. a. C. proveniente dal santuario di Demetra e Kore di Morgantina, attualmente nelle collezioni del Museo Paolo Orsi di Siracusa. Ciò «con l’intendimento di dare attuazione, in spirito di piena collaborazione, all’impegno internazionale assunto nel 2006 dal ministero e dalla Regione siciliana».
«La proposta della Sgarlata – dice il presidente dell’Archeoclub Aidone-Morgantina, Alessandra Mirabella – era ispirata dalla volontà di perseguire una politica di prestiti congrua e che non recasse nocumento ai musei siciliani, soddisfacendo così alle esigenze di proficui scambi culturali».
Ora c’è il passo indietro del governo regionale dopo la sollecitazione del ministero ai Beni culturali affinché l’accordo internazionale del 2006 venga subito rispettato. E allora gli Argenti partiranno alla volta del Met che, in cambio, invierà in Sicilia una selezione di gioielli ciprioti della collezione Cesnola destinati al Museo di Aidone e un quadro di Santa Rosalia di Antoon Van Dyck che sarà esposto a Palazzo Abatellis a Palermo.
Immediata la reazione dell’Archeoclub Aidone-Morgantina che, ancora una volta, scende in campo a difesa del tesoro argenteo.
L’associazione ha inviato una nuova lettera al ministro Franceschini, oltre che al presidente Crocetta e all’assessore Purpura, evidenziando il rischio che questa trasferta oltreoceano rappresenta dopo le analisi diagnostiche sui reperti argentei che hanno accertato alcune fratture sulle delicate lamine. La lettera è stata corredata da una petizione popolare firmata anche da archeologi, docenti e storici dell’arte che ancora oggi è aperta a quanti vorranno sostenere la causa di Morgantina.
«Ma il problema non è soltanto il prestito di oggi – dice Alessandra Mirabella – ma il pellegrinaggio per i prossimi 40 anni. E’ questo che impone una revisione dell’accordo internazionale: la Regione può rispettare il patto, adesso, e inviare gli Argenti di Aidone al museo americano ma chi garantisce la salute dei delicati pezzi che questo continuo andirivieni per i prossimi quattro decenni mette in pericolo? E chi assicura che non possano essere siglati altri accordi capestro sulla scia di questo a danno del nostro patrimonio? ».
L’affaire degli Argenti di Aidone diviene occasione di una riflessione più generale sulla politica dei beni culturali in Sicilia e in Italia. Aidone ha brillato per qualche anno della luce internazionale legata al rientro della Venere dall’America dopo un lungo e travagliato contenzioso Sicilia-Usa. Salutata con entusiasmo e buoni propositi, la Dea di Morgantina dal 2011 è la star del Museo di Aidone che, però, è tra le strutture museali fanalino di coda per presenze turistiche in Sicilia e in Italia. I dati del 2014 rilevati dal Dipartimento regionale dei Beni culturali sono significativi: 22.331 visitatori di cui appena 4.241 paganti.
«È mancata una pianificazione politica in questi anni – dice Alessandra Mirabella – e un atteggiamento lungimirante dal punto di vista culturale ma anche legato alla gestione del patrimonio, sia da parte del governo regionale che dal ministero dei Beni culturali.
Il museo di Aidone muore lentamente non solo perché è mancato il sostegno in questi anni dopo il rientro, in pompa magna, della Dea di Morgantina ma anche perché non c’è stata quella concertazione tra i vari enti chiamati in causa». È mancata la sinergia tra i vari assessorati regionali, in primis, che ha fatto sì che Aidone non avesse vie di collegamento adeguate, strutture e servizi turistici, promozione e attenzione. E oggi che il Museo della Dea guadagna 36mila euro all’anno, si può solo correre ai ripari.
L’assessore regionale al Turismo, Cleo Li Calzi, ha avviato un tavolo di concertazione con i colleghi alle Infrastrutture e ai Beni culturali che parta proprio da Aidone per garantire servizi e attenzioni nuove. Ma la strada è tutta in salita.
«Non basta un accordo internazionale per dare lustro a un Museo che si trova fuori dai circuiti turistici tradizionali – prosegue Alessandra Mirabella – anche perché nonostante le peregrinazioni degli Argenti nel passato a Shangai, Roma e Palermo prima di tornare ad Aidone ciò non ha comportato flussi turistici conseguenziali. E alla luce di tutto questo che chiediamo di rivedere l’accordo internazionale convinti che sia più utile ammirare i reperti nel loro contesto, promuovere in toto un luogo culturale per ciò che esso rappresenta in termini anche didattici oltre che artistici e identitari. Gli amministratori dimostrino adesso un senso di responsabilità vero e mettano in atto una strategia di gestione che possa dare risposte. E a tale proposito, noi aspettiamo quelle dell’assessore Purpura e del presidente Crocetta. L’unica voce che abbiamo sentito dopo le nostre lettere alla Regione e al Ministero è stata quella di Louis Godart, il consigliere della Presidenza della Repubblica per la Conservazione del patrimonio artistico che ha evidenziato come l’accordo riguardi la Regione siciliana. Vogliamo risposte, chiare. Prima che gli Argenti volino via».