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Gela, gli scavi per la fibra in via Di Bartolo continuano a svelare segreti delle prime colonie greche

Di Maria Concetta Goldini |

GELA (Caltanissetta) – Venivano sepolti all’interno di grandi anfore da trasporto sigillate con un tappo al termine di un rito funebre che, secondo le usanze importate da Rodi e Creta, prevedeva sacrifici di animali. Questi erano macellati sul posto per poi procedere alla distribuzione delle carni. A Gela da un mese, durante i lavori di scavo per la posa della fibra ottica a cura di Open fiber, si sta portando alla luce il cimitero dei primi coloni con l’affiorare di sepolture risalenti al VII- VI secolo a.C..

 La necropoli dove furono sepolti i fondatori di Gela si trova in via Di Bartolo, al quartiere Borgo. Lì, agli inizi del Novecento, scavò il pioniere dell’archeologia Paolo Orsi portando alla luce la necropoli di età classica. Ma Orsi non operò in tutta l’area. E così, grazie alla fibra ottica e al controllo operato dalla Soprintendenza di Caltanissetta imponendo la presenza a carico della ditta di un archeologo, è venuto fuori lo strato più antico, sotto quello classico. L’archeologo di Open fiber Gianluca Calà ha portato alla luce il cimitero più antico nella storia di Gela. Nel sepolcreto scheletri, brocche per versare il vino ed altri pezzi di corredi funerari importati da tutte le aree commerciali del Mediterraneo, resti ossei di grandi animali tra cui la mandibola di un cavallo sacrificati durante il rito funebre. «L’aspetto particolare di questo lembo inedito di necropoli – dice la Soprintendente di Caltanissetta Daniela Vullo – è che giorno dopo giorno sta affiorando la sezione cimiteriale dedicata ai bambini. Uno scavo che sta riservando risultati eccezionali». 

A conti fatti, considerata la datazione delle anfore corinzie di tipo A entro cui venivano sepolti i bambini, dovrebbe trattarsi del cimitero dei figli dei primi coloni. Sono sei le sepolture portate alla luce fino a ieri e tre gli scheletri di bambini. Il primo è lo scheletro in posizione fetale di un bimbo che a giudicare dalla dentatura è deceduto in un’età compresa tra i 5 e i 10 anni al massimo. Poco distante c’è la sepoltura di un secondo bambino. Lo scheletro minuscolo fa supporre che si tratti di un bimbo di pochi mesi. Per seppellirlo è stata usata un’anfora corinzia di tipo A. Lo scheletro è stato inserito dal collo dell’anfora senza romperla e la stessa è stata chiusa con un tappo ed un sigillo. Il corredo del piccolo defunto era costituito da vasi corinzi di vario tipo. 

Anche questa sepoltura, come la prima, presenta resti consistenti di animali macellati di cui venivano distribuite le carni durante il rito funebre. Era un’usanza che i colonizzatori portarono dalla madrepatria Rodi e Creta e che cesserà in età classica quando i riti funebri furono caratterizzati dalle libagioni di vino. Accanto alla tomba del secondo bambino sono affiorate ossa di animali forse di cavallo. 

L’altro ieri la Soprintendente di Caltanissetta Daniela Vullo, la dirigente della sezione archeologica Carla Guzzone e il geom. Antonio Catalano hanno affiorato un sopralluogo nell’area appurando l’affiorare di un’altra sepoltura e del terzo scheletro di un bambino che sembra il maggiore di età tra i tre. Le ossa sono contenute anche in questo caso in un’anfora corinzia sigillata da un tappo. Del corredi funerario di quest’ultimo bambino fa parte una lekythos acroma. Lo scavo di questa tomba è nelle fasi iniziali. Open fiber che ha dato massima collaborazione alla realizzazione dell’indagine archeologica ha già concordato con la Soprintendenza di Caltanissetta di optare per un passaggio aereo della fibra ottica. COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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