Francesco Nicolis di Robilant e le luci della ribalta

Di Francesco Nicolis Di Robilant / 18 Aprile 2017

Questa storia inizia il giorno in cui il protagonista, un ragazzo di grande talento che frequentava il liceo artistico Emilio Greco di Catania, scrisse per la sua classe una bellissima poesia.
Francesco, detto Ciccio, vinse il campionato di poesia che si svolgeva a fine anno nella sua scuola. La poesia piacque così tanto che il preside decise di mandarla al quotidiano più importante della città. Fu subito pubblicata nella pagina dello spettacolo. Tornato a casa, Ciccio non ci pensò più, occupato com’era a studiare storia dell’arte e a sfidare un suo caro amico Carmelo, detto anche Melo, a L.A. Game5 (Los Angeles Game 5 e si legge Eleigheim5). E proprio nel bel mezzo di una di queste sfide, suonò il telefono. Fu Carmelo a rispondere perché si trovava più vicino. Ciccio vide il suo più caro amico cambiare espressione, aveva gli occhi sgranati e la mascella penzoloni quando gli passò la cornetta.

«Pronto, con chi parlo?» chiese Ciccio, che aveva fretta di chiudere e continuare a giocare.
«Parlo con Francesco di Robilant?» si sentì chiedere, in persona.
«E tu chi sei?» rispose Ciccio.
«Sono un tuo grande ammiratore. Ho letto sul giornale la tua splendida poesia!» continuò quella voce che a Ciccio sembrava in qualche modo familiare, ma non riusciva bene ad individuarla.
«Grazie, sei gentile, mi fa piacere! Ma ci conosciamo forse?» chiese Ciccio.
«Non ci conosciamo ma ci conosceremo presto. Mi chiamo Biplein, si scrive biplane ma si legge biplein, e volevo chiederti il permesso di usare la tua poesia nel mio prossimo brano rap!».

A Ciccio si illuminarono gli occhi.
«Sono felice della tua proposta, ma prima devo parlarne ai miei consiglieri Carmelo, Simona e Alessandra. Ti farò sapere entro domani» disse Ciccio e mise giù il telefono. Melo non stava nella pelle.
«Minchia Ciccio! Biplein in persona! Non ci posso credere! E che voleva? Dimmi!» Ma Ciccio, che era un tipo dai nervi saldi, si rimise tranquillo a giocare alla Play Station e disse soltanto: «Si è innamorato della mia poesia. Sarà nel suo prossimo disco…».
«E me lo dici così?!?» Melo era eccitatissimo. Anche Simona e Alessandra, che erano da poco arrivate a casa di Ciccio, rimasero di sasso.
«Ciccio, ma ti rendi conto cosa significa? Stai per diventare famosoooooo!!!» urlava Simona di gioia e si mise a ballare sul divano mentre Melo, per l’eccitazione aveva svaligiato il frigorifero e si era mangiato quattordici brioscine, due panini alla nutella, una torta cheesecake appena fatta da Mimì, la sorella del nostro eroe, che poco dopo prese Melo per un orecchio e gliela fece rifare di nuovo. Insomma di lì a due giorni Ciccio ricevette la visita di Biplein in persona!

Prima del suo arrivo però, era accaduto qualcosa di molto strano e Ciccio non ne aveva parlato con nessuno temendo di non essere creduto perché le troppe ore trascorse a giocare gli facevano perdere un po’ di lucidità, anzi spesso sembrava sotto effetto di pesanti droghe.
Immaginava già le reazioni di Carmelo, Simona e Alessandra: «Ma dai, Ciccio, smettila! Non raccontare palle! Ti sei fumato il cervello o hai regalato il cervello a Eleigheim in cambio di una Blackauto?».

Francensco Nicolis di Robilant

L’autore / «Io sono Ciccio, Super Ciccio»
di Maria Enza Gianetto

“Un giorno Francesco, insieme a la mamma Anna e la sorella Marie, stavano facendo un gioco e si chiedevano l’un l’altra cosa avrebbero fatto se avessero avuto a disposizione una bacchetta magica. Francesco, senza esitazione, disse che avrebbe fatto apparire uno dei bolidi di cui è appassionato. Anna e Marie, quasi incredule glielo richiesero, facendogli notare che con una bacchetta magica lui avrebbe potuto cambiare tante altre cose, ma la risposta di Francesco fu solo “Ma io non cambierei nient’altro della mia vita, io non voglio cambiare, io sono quello che vedete, io sono Ciccio”.
Un aneddoto che la dice lunga sulla forza, la determinazione, la tenacia dello studente catanese Francesco Nicolis Di Robilant, 17 anni, che in barba a una disabilità motoria che gli impedisce di agire in totale autonomia, riesce a fare tutto quello che si mette in testa e a coltivare tutte le sue passioni e i suoi sogni. Come quello di diventare un regista proprio come il papà Alessandro (regista tra gli altri della pellicola indipendente “Mauro C’ha da fare”) e uno scrittore affermato. E per entrambi ha già cominciato a porre le basi, pubblicando a dicembre, per Europa edizioni, il romanzo d’esordio Blackauto Giorni da star, che Francesco ha dettato alla mamma, insegnante di inglese con un passato da fotoreporter, durante il travagliato periodo di ricoveri per un importante intervento chirurgico.
Ne è venuto fuori un romanzo breve in cui la vita reale del liceale catanese (è al quarto anno dell’Artistico Emilio Greco), con qualche incursione autobiografica, si interseca con quella fantastica dell’eroe dei videogame MaxZu. Anche se, tra realtà e fantasia, non si capisce più bene chi sia davvero il supereroe.
Una cosa è certa, le imprese straordinarie nella vita di Francesco, che il prossimo 1 luglio compirà 18 anni, sono diventate ordinarie (dal camminare prima del previsto all’essere invitato a un allenamento della sua Inter, dall’andare sulla sua superbici al giocare a calcio) tanto da fargli meritare il soprannome di SuperCiccio.
Così lo chiamano soprattutto gli amici che quotidianamente gli stanno accanto, e che Ciccio sogna di portare a vivere con sé quando riuscirà a realizzare il suo sogno più grande “diventare famosissimo e andare a vivere in un attico a NewYork”.

mariaenzagiannetto@gmail.com

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Pubblicato da:
Redazione
Tag: Biplein Blackauto Europa edizioni Francesco Nicolis di Robilant libri Los Angeles Game 5