L'Omaggio
Francesca, ritratto di una donna magistrato e moglie innamorata
«Dov’è Giovanni?» E’ in questa frase che Francesca Morvillo vive e muore. È in queste parole che la formula «uniti… finché morte non vi separi» si perde. Perché Francesca ha dimostrato che si può amare senza annullarsi e annullarsi nell'amare senza smettere di esistere. Lei è donna. Eppure è magistrato. A lei Felice Cavallaro dedica “Francesca, storia di un amore in tempo di guerra”, un omaggio che la tira fuori dall’ombra e la rende protagonista di ieri e di oggi.
Nasce a Palermo nel 1945. Cresce a pane e legge. Come il fratello Alfredo. Il padre Guido è sostituto procuratore. Il 26 giugno 1967 si laurea in Giurisprudenza all'Università di Palermo dopo un corso di studi eccellente concluso con il massimo dei voti e la lode con una laurea che le vale il premio “Giuseppe Maggiore” per la migliore tesi nelle discipline penalistiche per l'anno accademico 1966/67. E mentre il Sessantotto infuria nelle piazze, Francesca è già in magistratura.
La sua carriera la vede giudice del tribunale di Agrigento, sostituto procuratore del Tribunale per i minorenni di Palermo, Consigliere della Corte d'appello di Palermo e componente della Commissione per il concorso di accesso in magistratura. Insegna nella Facoltà di Medicina e Chirurgia dell'ateneo palermitano “Legislativa del minore” nella Scuola di Specializzazione in Pediatria. Lavora, Francesca. E ama. Si sposa e divorzia. Non ha figli. Eppure si riconosce madre di quei figli che segue in Tribunale. Con rara professionalità e passione umana. Francesca attraversa gli anni del femminismo da protagonista invisibile. Quando nel 1979 incrocia gli occhi di Giovanni Falcone, nascosti dalla perenne nuvola di fumo che sembrava proteggerne i pensieri, capisce che la sua vita è con lui. Non è soltanto amore. È intesa, fiducia e rispetto reciproco.
Tenendo la mano di Giovanni, Francesca scorre gli anni dei morti ammazzati da quella mafia che il suo uomo combatte con ostinata determinazione. Quando la convivenza è sconosciuta ai più, nel 1983 lei con Giovanni convive. Aspettano i divorzi. Tre anni ancora per diventare marito e moglie. Una coppia innamorata. Che si protegge come può. Dai veleni, dalla crudeltà, dagli attentati. Gli amici sono contati, le cene blindate. Ma il sorriso di Francesca non si spegne. Anzi. Anche il matrimonio, con il rito civile, è riservato a pochi. È il mese di maggio del 1986. Maggio, già. Di maggio era nato Giovanni, il 18. È sempre maggio, sei anni dopo. Il 22 Francesca è a Roma: è componente della commissione d'esame a un concorso per l'accesso in magistratura. Era quello il giorno del rientro a Palermo per il fine settimana. Come sempre, con Giovanni. Una riunione improvvisa. E Francesca, donna, moglie e magistrato, avvisa Giovanni e rinviano la partenza. In pochi sanno, ma tanto basta. Il 23 sono insieme. Progettano una vacanza. Su quel ponte non hanno il tempo di dirsi addio. Giovanni è già morto quando Francesca lo cerca prima di chiudere gli occhi. Di maggio. Per sempre.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA