Trentuno articoli che dovrebbero permettere alla formazione professionale siciliana di voltare pagina. E’ stata presentata stamattina dal governatore della Regione Siciliana, Rosario Crocetta, e dall’assessore Nelli Scilabra la legge di riforma della formazione siciliana. «La formazione – ha detto il Governatore Crocetta – in questi anni ha funzionato come un sistema clientelare politico. Con questa riforma noi mandiamo un messaggio ai ragazzi: i giovani non devono fare i galoppini elettorali, ma devono sapere che per avere un lavoro devono studiare». «La parte veramente innovativa – ha detto invece Nelli Scilabra – è il decentramento, i progetti saranno rinnovati ogni anno e affidati a liberi consorzi, città metropolitane e Camere di Commercio. Il meccanismo sarà quello dei voucher, tranne che per alcuni settori specifici come quello delle carceri. Inoltre abbiamo disciplinato l’apprendistato. L’alta formazione è demandata interamente alle università, saranno inclusi anche disabili e immigrati. Altra novità è l’istituzione di un secondo albo – ha continuato l’assessore -. Il primo riguarderà sempre i lavoratori fino al 2008, quello nuovo includerà anche le scuole, e saranno coinvolte maggiormente anche le aziende”. Ma per essere ammessi a questo secondo albo si dovrà superare una selezione per titoli e per esame.
Il testo del disegno di legge che riforma il sistema della Formazione professionale in Sicilia è stato presentato in Giunta e nei prossimi giorni sarà oggetto di confronto con i sindacati e i gruppi parlamentari. «C’è una svolta – ha aggiunto Crocetta – perché questa legge scardina un sistema clientelare corruttivo ed inefficiente. Avremmo potuto approvarlo in Giunta perché era pronto da due mesi, ma ci sarebbe stata solita liturgia e tiritera secondo cui il Governo non si confronta con partiti e sindacatì. Abbiamo voluto evitarlo. Non ci saranno più corsi per assumere la moglie o il parente di questo o quel deputato. Puntiamo tutto sulla mobilità e la riorganizzazione. Faccio un esempio: agli sportelli lavorano 1.800 persone a fronte di un fabbisogno di 1.200. Possiamo pensare che 600 di questi diventino formatori, oppure trasferirli tramite mobilità? ».