La crescita non riguarda soltanto le persone, ma anche i voli movimentati (+13,6% nel 2017) e il load factor, il tasso di riempimento degli aeromobili per le compagnie che operano a Fontanarossa, con una media dell’86% e picchi del 98% nel mese di agosto e a inizio settembre. Insomma, non ci si può più permettere di gestire (o peggio ancora: di inseguire) il presente. Ed ecco che il futuro, tutt’altro che lontano, prende forma. Scelte del consiglio d’amministrazione presieduto da Daniela Baglieri e dell’amministratore delegato Nico Torrisi. Con l’Enac di Vito Riggio che fiata sul collo per spendere presto e bene le risorse del contratto di programma: 95 milioni di investimenti infrastrutturali entro il 2020.
Eccola, la data-chiave. Sembrava futuribile, praticamente è adesso. E allora con quello che l’ad Torrisi definisce «uno straordinario gioco di squadra, fra governance, dirigenti e uffici», Sac prova a farsi trovare pronta all’appuntamento. La dimensione del tempo, certo. Ma anche dello spazio. Perché, in attesa del progetto della nuova pista (opera decisiva per il definitivo salto di qualità), la priorità è fare stare più comodi i passeggeri prima ancora che gli aerei.
Fra due anni – questa la proiezione dei tecnici – Fontanarossa sarà un altro aeroporto. Il primo passo è il terminal C, nell’ex padiglione “Norma”. Il nuovo spazio sarà destinato ai voli low cost, con quattro postazioni di check-in e altrettanti gate e varchi di sicurezza. Qui si potrà ospitare un flusso di circa 350 passeggeri l’ora. Sac stima di far transitare 40mila passeggeri al mese, mezzo milione l’anno. Il progetto non è nuovo, ma la novità è che la gara per realizzarlo è stata aggiudicata: 735mila euro, con circa il 23% di ribasso sulla base d’asta. L’altra notizia, in controluce, è che sono arrivate 280 offerte: «I tempi del bando si sono fisiologicamente allungati, ma contiamo – assicura Torrisi – di consegnare l’opera a breve con l’obiettivo di completarla nei 90 giorni contrattuali e dunque entro la primavera 2018».
Con le low cost (non tutte, ma alcune o forse solo una) nell’area “Norma”, il primo effetto sarà far respirare l’attuale terminal. Ma ciò sarebbe un inutile pannicello caldo, se non ci fosse l’altro progetto – più importante, più costoso, più lungo – del terminal B. Ovvero: la vecchia “Morandi”, l’aerostazione dismessa. Sarà ristrutturata, con un oneroso adeguamento antisismico, «anche se io – confessa l’amministratore delegato di Sac – avrei preferito demolirla e ricostruirla ex novo, ipotesi progettuale che, avendo ereditato un notevole ritardo, l’Enac non ci ha permesso di perseguire».
Ecco che torna il 2020, data-simbolo dell’aeroporto del presente futuribile. «Entro quella data contiamo di mettere a regime l’integrazione fra l’attuale terminal A e lo spazio della “Morandi”, che diventerà terminal B», annuncia Torrisi. Dagli uffici arrivano i primi rendering di come sarà, nelle schede sotto il dettaglio del progetto. In sintesi: tutti i varchi di controllo (ce ne saranno più degli attuali) andranno al primo piano della vecchia aerostazione, mentre l’attuale terminal sarà interamente dedicato ai check-in; potenziati e differenziati sia i gate d’imbarco, sia i nastri bagagli. Quanto costerà l’operazione? Si parte da circa 30 milioni, al netto di imprevisti.
Sul tavolo anche i progetti della torre uffici (650mila euro) e «il potenziamento dei parcheggi, con la realizzazione di quello sul terreno del Comune e la soluzione del contenzioso per il multipiano incompiuto», ricorda Torrisi. Ma non è fatto soltanto di carte e di cemento, il futuro di Fontanarossa. C’è un altro capitale, quello umano, su cui investire. Con una cura miracolosa, già avviata superando qualche crisi di rigetto, sui pazienti cronici. Una stretta sin troppo vigorosa (e tre presunti “furbetti” licenziati) e, come per magia, le assenze per malattia che scendono vertiginosamente in Sac Service, la controllata che gestisce parcheggi, vigilanza e controlli ai varchi e assistenza ai passeggeri a ridotta mobilità. I dati: in nove mesi si registrano 1.051 giorni in meno di malattia rispetto al 2016 fra i 290 dipendenti. E così il tasso di assenteismo a Catania (che era del 12-14%, quasi il triplo del 4-6% della media di altre società di servizi aeroportuali) s’è ridotto al 7-8%. «Sono certo che questo nuovo trend – afferma Torrisi – sia dovuto al rinnovato clima di collaborazione e di condivisione degli obiettivi di miglioramento dei servizi per i cittadini». Magari fosse vero. «Non accetto alcuna speculazione», taglia corto.
Last, but not least: Comiso. Il fratellino minore di Fontanarossa. «Consapevoli delle difficoltà degli aeroporti minori e del gap infrastrutturale del Ragusano – premette l’ad di Sac – confidiamo molto nel lavoro del management di Soaco, con l’idea di una ricapitalizzazione e un piano industriale fondato su risanamento, investimenti e crescita». Torrisi si toglie un sassolino dalla scarpa nel dire che «essendo stato in passato accusato, assieme a Peppino Giannone, di avere spinto ingiustificatamente per l’apertura di Comiso, dico che se è una colpa me la prendo volentieri. Sono il primo tifoso del “Pio La Torre” e sin dal mio insediamento lavoro, nel rispetto delle scelte di Soaco, per il rilancio dello scalo ibleo in piena sinergia con Fontanarossa».
Twitter: @MarioBarresi