Dici “biodiversità” e pensi subito alla Sicilia, baciata da un clima mite e ricca di straordinarie risorse naturalistiche. Una terra destinata ad essere “isola felice” per le sue immense potenzialità in ambiti come il turismo, l’agricoltura, lo sviluppo ecosostenibile. C’è un settore, quello vitivinicolo, in cui la Sicilia sta guadagnando un sorprendente primato positivo: il vino bio vegan, la più recente evoluzione del fenomeno biologico che va sempre più affermandosi come filosofia produttiva di molte cantine, anche nell’Isola, e come un vero e proprio mantra per una fetta consistente di consumatori e amanti del buon bere.
Come conferma Graziano Nicosia, giovane imprenditore vitivinicolo etneo, insieme al padre Carmelo e al fratello Francesco a capo dell’omonima azienda di famiglia, a Trecastagni sul versante orientale dell’Etna: «La Sicilia del vino è sempre più “green” e siamo orgogliosi di aver contribuito con i nostri vini biologici e vegani all’affermazione del suo primato. Un segmento di mercato che cresce, come dicono tutte le ricerche più recenti. Secondo il Rapporto Italia di Eurispes, oggi il 7,6% della popolazione segue un’alimentazione vegetariana o vegan. Assecondare questa tendenza è stata una scelta in linea con la nostra storia, perché l’azienda, pur avendo più di un secolo alle spalle, si è sempre contraddistinta per il suo spirito innovativo».
Graziano Nicosia al vigneto
E l’innovazione in campo vitivinicolo, oggi, ha un colore solo: il verde del biologico e della sostenibilità, che si traduce in un protocollo di conduzione dei vigneti ispirato alla viticoltura di precisione e nell’adozione delle cosiddette biotecnologie, grazie alle quali è possibile bandire agrofarmaci e sostanze chimiche. «Vini sani e naturali, espressione autentica del territorio e delle pregiate varietà autoctone» così il giovane imprenditore vitivinicolo descrive i prodotti che nascono nelle tenute di Cantine Nicosia sull’Etna e a Vittoria.
«Vini prodotti nel rispetto dell’ambiente e della biodiversità, per soddisfare le richieste di un pubblico sempre più esigente e diversificato. Chi sceglie stili di alimentazione non convenzionali merita attenzione, anche da parte del mondo del vino, così ancorato alla tradizione». Da questa coraggiosa intuizione nascevano due anni fa, in Sicilia, le prime etichette con certificazione Bio Vegan di Icea firmate Nicosia. Un rosso Nero d’Avola e un bianco Grillo presto divenuti – secondo i rilevamenti Nielsen commissionati dalla cantina etnea – i prodotti più venduti nel mercato regionale nella categoria vini biologici e tra i primi dieci in Italia, con l’azienda di Trecastagni a far da traino per tutti gli altri produttori della Sicilia, giunta al 3° posto tra le regioni italiane nelle vendite nazionali del bio.
Il Nero d’Avola e il Grillo Bio Vegan di Cantine Nicosia
«Per il riconoscimento della certificazione Bio Vegan – spiega Graziano Nicosia – i vini vengono sottoposti ad un esame del Dna volto ad escludere la presenza di sostanze di origine animale. Ciò comporta un grande impegno nell’evitare qualsiasi tipo di contaminazione durante tutte le fasi produttive. Il protocollo del biologico, inoltre, prevede un contenuto di solfiti decisamente inferiore rispetto ai vini tradizionali. La cosa più interessante è che abbiamo constatato come tutto ciò non incida negativamente sulla piacevolezza dei vini. Il biologico è un valore che va ad aggiungersi alle qualità uniche dei nostri territori e dei nostri vitigni».
Vitigni antichi come il Frappato, rosso della collezione Fondo Filara prodotto dai vigneti di Vittoria, ultimo arrivato tra i vini Nicosia che possono fregiarsi del riconoscimento Bio Vegan. O come il Carricante, varietà etnea base del Fondo Filara Etna Bianco, di cui sarà presentata, alla prossima edizione di Contrade dell’Etna, il 3 aprile, e al Vinitaly di Verona, dal 9 al 12 aprile, la nuova annata 2016, la prima ad essere certificata in biologico.
Un grappolo di Frappato dei vigneti di Vittoria di Cantine Nicosia