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Follow the money: così Ayala racconta il “Metodo Falcone”

Di Redazione |

ROMA –  In onda stasera alle 21.30 su Sky TG24 “Follow the Money, Giuseppe Ayala racconta il Metodo Falcone”. Nato da un’idea di Giuseppe Ayala, Claudio Corbino e Stefano Pistolini e per la regia di Stefano Pistolini e Massimo Salvucci, il documentario racconta il periodo della nostra storia, che va dagli inizi degli anni Ottanta fino alle stragi di Capaci e Via D’Amelio, narrate attraverso la viva voce di uno dei protagonisti di quel momento: Giuseppe Ayala, il magistrato che affiancò Giovanni Falcone e gli altri del pool nelle principali inchieste, dalla Pizza Connection all’istituzione del maxi processo, nel quale svolse i compiti di Pubblico Ministero.

Il progetto iniziale prevedeva come location l’aula Falcone-Borsellino del Comune di Catania e un incontro tra il magistrato e un gruppo di studenti, incentrato non tanto sulla celebrazione delle figure dei grandi giudici uccisi dalla mafia, ma piuttosto su un’analisi viva e vibrante del modo di lavorare inventato dal pool, quello che sarebbe stato battezzato “metodo-Falcone”. Uno spiacevole imprevisto, un incidente subito da Ayala, investito mentre circolava in moto a Palermo, ha imposto un cambio di percorso, ma non l’annullamento del progetto. Certo, niente più Catania, dal momento che per qualche settimana Ayala è inchiodato alla poltrona, e niente più studenti, ma l’idea è andata avanti, il racconto realizzato, con un formato modificato in corsa. Ayala ha mantenuto il compito di voce narrante che, tappa dopo tappa, ha ricostruito non solo gli eventi, ma anche gli stati d’animo e le emozioni di quei giorni.

Cos’era davvero quel “Metodo Falcone”, che condusse a straordinari risultati? Come funzionava quella strategia nuova di intercettare e contrastare le attività mafiose, basata su una visione analitica e modernamente finanziaria dell’avversario da stanare? La risposta era: “Follow the Money”, segui i flussi finanziari. Nel documentario, complementari alle parole di Ayala, trovano posto quelle di un breve ma significativo elenco di partecipazioni, selezionate da lui stesso in prima persona: figure determinanti come Giuseppe Di Lello e Leonardo Guarnotta, che completavano con Falcone e Borsellino il Pool Antimafia. E poi Maria Falcone, il generale Ignazio Gibilaro che da giovane finanziere mise il suo know how al servizio del pool, Carla Del Ponte, la magistrata svizzera che contribuì a scovare i segreti bancari della Mafia, Mario Lombardo, che fu giudice popolare al Maxiprocesso, Giovanni Paparcuri, l’agente miracolosamente scampato alla strage Chinnici, che divenne l’esperto informatico del Pool e l’intervento del condirettore del giornale La Sicilia, Domenico Ciancio Sanfilippo, che racconta il ruolo dei giornali e della comunicazione dai giorni terribili delle stragi ad oggi. Infine due incursioni filmate di grande impatto visivo: una visita al museo Falcone-Borsellino creato dall’Associazione Nazionale Magistrati con la supervisione dello stesso Paparcuri presso il “bunkerino” nel Palazzo di Giustizia di Palermo e una suggestiva visita all’aula bunker dell’Ucciardone, che ospitò la celebrazione del Maxiprocesso.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA