Folk Barock, la voce popolare della Sicilia

Di Redazione Vivere / 11 Luglio 2017

Più che canzoni d’amore erano vere e proprie poesie: capolavori antichi in cui la parola cantata si faceva espressione di un sentimento ancora puro, ingenuo, fresco e carico di speranze. Gli innamorati le cantavano alle loro amate che sognanti le ascoltavano affacciate dal balcone di casa, quasi sempre in compagnia di altre donne, non si sa mai le malelingue, o talvolta di nascosto da tutti, a trattener il fiato da dietro le finestre. Che emozioni che si respiravano, l’aria sapeva di attesa, semplicità, autenticità: tradizioni e usanze a volte soffocanti nella loro rigidità, ma sempre tanto vere.

Alle serenate siciliane settecentesche sarà dedicato un intenso momento dal gusto nostalgico che un grande maestro delle storie siciliane di una volta, dei “cunti” dei cantastorie, come è Mario Incudine, regalerà con lo spettacolo “Vinni a cantari all’ariu scuvertu” per la giornata inaugurale della IV^ edizione del festival Folk Barock, ideato e diretto da Carlo Muratori, altro grande interprete e cultore della tradizione popolare.

Mario Incudine

Mercoledì 12 luglio, alle ore 21.30, al Convitto delle Arti a Noto un suggestivo concerto che sarà un tuffo nel passato che torna, tema caratterizzante questa edizione del festival, e che nella sua parte conclusiva si trasformerà in una esibizione on the road con il famoso cantautore che passeggerà lungo il Corso Vittorio Emanuele, cantando le serenate alle fanciulle affacciate ai balconi, come accadeva un tempo. Un’esibizione che esalterà la purezza delle antiche canzoni anche grazie all’assenza di amplificazione, rivelando l’intensità emotiva ed espressiva del noto interprete siciliano e soprattutto liberando da ogni orpello questi poemi d’amore. Ad accompagnare Incudine in questa passeggiata lo stesso Caro Muratori che si trasformerà anche lui in cantore di sentimento.

Il festival proseguirà giovedì 13 luglio, alle ore 21.30, con la reunion dello storico gruppo de I Cilliri sul sagrato di San Salvatore. I Cilliri tornano insieme per celebrare i 40 anni dal loro debutto, avvenuto esattamente il 20 aprile del 1977 nella sala del Trabocchetto, nota discoteca in via delle Carceri Vecchie a Siracusa. I Cilliri, che prendono il nome da quello con cui venivano chiamati i servi della gleba nell’antica Siracusa, nacquero su spinta dello stesso Carlo Muratori, in un momento storico-politico particolare, post sessantottino, in cui in quasi tutto il Sud Italia si diffuse il fenomeno del folk-revival per cantare la musica tradizionale della propria regione. In pochi anni il gruppo, la cui formazione originaria era composta da Aurelio Caliri alla fisarmonica, Gaetano Fiorito alla voce, Cesare Mallia al flauto traverso, Raimondo Minardi alla chitarra, Carlo Muratori alla voce e chitarra, Antonio Paguni al tamburello, a cui si inserirono successivamente Enza Alì alla voce e Benedetto Saccuzzo al violino, conquistò il favore del pubblico e della critica, grazie ad una musica più innovativa rispetto al panorama musicale del tempo in Sicilia. Nel 1980 uscì il primo album, grazie all’interessamento dell’etichetta discografica catanese “Sea-musica” di Tony Ranno dei Beans, dal titolo “Sutta ‘n velu” che divenne ben presto un cult per la musica siciliana. Passo successivo e decisivo fu poi la partecipazione al Festival della Nuova Canzone Siciliana che Pippo Baudo aveva lanciato quell’anno ad Antenna Sicilia. Nonostante il successo del secondo album, “Dda banna a muntagna” uscito nel settembre del 1981, nel 1982 il gruppo si sciolse per seguire altri percorsi compositivi individuali. Il concerto di giovedì prossimo segnerà quindi per il gruppo l’avvio di una nuova programmazione musicale nel rispetto dei valori e delle idee di sempre.

mentre venerdì 14 luglio, alle ore 19, al Convitto delle Arti, un altro intenso momento dedicato ad alcuni eventi drammatici della Sicilia antica con la presentazione dell’ultimo lavoro di Carlo Muratori, il cd/book “Dies Irae, la Cantata di li rujni” (ed Le Fate). Quella che emergerà sarà l’immagine di una terra colpita, ma non sconfitta, che è riuscita a mostrare la grande fortezza d’animo che la contraddistingue. Rivivranno così gli eventi più catastrofici della Sicilia di una volta, come il terremoto del 1693, l’eruzione dell’Etna del 1689, e il modo in cui la gente riuscì a reagire, ad esempio con i riti propiziatori, espiatori e purificatori offerti ai Santi e a Maria, o gli stessi racconti che facevano i cantastorie del tempo, quasi cerimoniali per esorcizzare la paura e dare voce ai sentimenti collettivi del dolore, della rabbia, della tristezza, ma anche della voglia di andare avanti. Alla serata parteciperanno anche Sergio Bonanzinga, docente di Etno-Musicologia dell’Università di Palermo, e lo storico Luigi Lombardo, autore del libro “Catastrofi e storie di popolo” che accompagna il cd “Dies Irae”, che converseranno con Muratori di terremoti ed eruzioni nella cultura popolare.

Il festival si chiuderà sabato 15 luglio, alle ore 21.30, con il grande ritorno dei Kunsertu – Giacomo Farina organetto, marranzano, tamburo a cornice e percussioni; Maurizio “Nello” Mastroeni chitarra elettrica ed acustica, baglama; Faisal Taher voce araba e oud; Egidio La Gioia voce, chitarra e violino; Roberto De Domenico percussioni; Franco Barresi batteria e percussioni e hang; Massimo Pino basso elettrico e chitarra acustica; Matteo Brancato tastiere; Fabio Sodano flauto traverso, friscalettu e fiati etnici; Gianluca Sturniolo sax – sulla scalinata della Cattedrale di Noto. Anche in questo caso uno spettacolo da non perdere.

Kunsertu

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