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Far west a Palagonia: «L’ho ucciso per un debito non onorato»

Di Concetto Mannisi - Nostro inviato |

A confessarlo è stato proprio il pistolero assassino, lo stesso che a neanche un paio d’ore dal fatto di sangue si è costituito, accompagnato del suo avvocato, nella caserma dei carabinieri di Palagonia. L’uomo, un cinquantaduenne del quale al momento non sono state rese note le generalità complete – ciò fin quando non sarà definitivamente chiarita la dinamica del fatto di sangue – ha riferito di avere affrontato il Leonardo davanti al “Cafè Europa” (che tra l’altro funziona anche da agenzia di scommesse) e di avere avuto un violento alterco con lui. Sarebbero scappati anche un paio di pugni, qualche calcio e altrettanti schiaffi, cosicché i due, nel giro di un nonnulla, avrebbero reciprocamente deciso di armarsi.

Non è ancora chiaro dove abbia provveduto in tale ottica l’omicida né se l’uomo avesse portato una pistola con sé. Di certo c’è che il Leonardo, stando a una prima ricostruzione dei fatti, avrebbe raggiunto il “Mercedes ML” blu che aveva parcheggiato in salita, lungo la stessa strada, pochi metri più avanti rispetto l’ingresso dell’esercizio pubblico, e con una pistola avrebbe fatto fuoco.

L’altro, da parte sua, sarebbe stato probabilmente più veloce e certamente più preciso. Tanto è vero che per Marco Leonardo non c’è stato nulla da fare: è caduto sulla soglia d’ingresso del Bar-Tavola calda-Panineria e non si è più rialzato. Ciò mentre i presenti, che pare in un primo momento avessero cercato anche di fare da pacieri, si dirigevano verso luoghi più riparati al fine di evitare di essere raggiunti da qualche proiettile vagante.

Fra questi il meno fortunato è stato sicuramente Paolo Sangiorgi, titolare del locale che, secondo l’insegna che si affaccia sulla strada, apparterrebbe ai “Fratelli Sangiorgi”: un proiettile lo ha raggiunto a una coscia e si è reso necessario il suo trasporto in ospedale.

Fuggito approfittando del caos di quei drammatici momenti, l’assassino ha compreso che difficilmente – fra testimoni e riprese delle telecamere a circuito chiuso installate negli esercizi lungo la via, comprese quelle dello stesso bar in cui è avvenuto l’omicidio – avrebbe potuto farla franca. Per questo, dopo essersi sbarazzato della pistola (che fino a tarda ora, così come quella dello stesso Leonardo, non è stata ritrovata), ha deciso di consegnarsi e di ammettere le proprie responsabilità.

Rimasto in attesa fin quando il medico legale non ha ultimato l’ispezione cadaverica (cui hanno fatto seguito, poco prima che la salma venisse rinchiusa in una bara in legno e portata via su carro funebre, le comprensibili scene di disperazione dei parenti del defunto), l’omicida ha poi sostenuto l’interrogatorio che servirà presumibilmente a chiarire dinamica, movente e, possibilmente, anche fatti pregressi fra lui e la vittima.

Un soggetto che a Palagonia era molto conosciuto.

Leonardo, che avrebbe compiuto 42 anni il prossimo 25 ottobre, era in politica da almeno un paio di lustri: nel 2008 sfiorò l’elezione al Consiglio comunale di Palagonia, risultando con 122 voti, presi con la lista “Progetto Palagonia”, il primo dei non eletti; riuscì ugualmente a sedere sugli scranni del Palazzo di Città, subentrando a un collega uscente.

Nel maggio 2012, invece, il successo fu totale: risultò eletto con la lista “Palagonia Futura” e andò ad occupare, unico rappresentante di quella lista civica, un posto fra gli scranni dell’opposizione al sindaco Valerio Marletta.

Sposato e padre di due figli, Marco Leonardo in gioventù aveva conseguito la licenza media e dopo gli studi si era dedicato agli affari di famiglia: un distributore di carburante e pure alcune attività agrumicole che per lui, direttamente o indirettamente, furono foriere di guai. Il suo nome finì, infatti, nell’elenco degli arrestati di un blitz condotto in tandem da carabinieri e Guardia di finanza contro un’organizzazione che dal 2005 al 2007, attraverso la creazione di cooperative fittizie, avrebbe ottenuto la liquidazione non dovuta delle indennità di disoccupazione agricola da parte dell’Inps e, in prospettiva, la maturazione di contributi previdenziali pensionistici, nei confronti di un bacino di utenza stimato nell’ordine di mille persone. Si parlò, a quel tempo, di una truffa complessiva da 8 milioni di euro.

Il nome di Marco Leonardo è finito nelle carte di alcuni procedimenti antimafia e il pentito Paolo Mirabile ebbe modo di indicarlo come personaggio vicino ai clan, ma la vittima dell’agguato di ieri non ha mai riportato condanne per fatti di mafia.

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