Expo, monta il caso dell’esperto di Crocetta
Expo, monta il caso dell’esperto di Crocetta «Io coordinatore per evitare brutte figure»
E’ bufera sulla nomina di Sami Ben Abdellaali L’INTERVISTA
CATANIA – «Il coordinamento dell’Expo è dell’assessore Lina Vancheri, che ha seguito bene tale attività». Lo dice il presidente della Regione Siciliana, Rosario Crocetta. «Il dottor Sami Ben Abdelaali, dunque, che è italianissimo e si è occupato da sempre di internazionalizzazione, non è dunque una sorta di commissario dell’Expo, ma il tecnico della presidenza della Regione che segue per il presidente tale attività così come avviene negli assessorati». Il governatore prova a metterci una pezza. Ma il “caso Sami” – e cioè i mal di pancia fra assessori e dirigenti sul ruolo del consulente come coordinatore dell’Expo – continua a montare. E questa mattina, in un frenetico scambio di sms e telefonate, c’è stato ancora più di uno scontro. Su una vicenda che va raccontata. Sin dall’inizio…
Raccontano che la frase-simbolo di questa storia è pressappoco questa: «No, stavolta Rosario s’è davvero bevuto il cervello. Oppure è stato Sami a berlo». Raccontano che, mentre era in pieno svolgimento il vertice di maggioranza sulla bozza Baccei, una delle persone che si occupano dell’Expo in salsa sicula sia davvero andata su tutte le furie, andando ben sopra le righe del consueto aplomb.
L’e-mail della bufera, quella in cui il governatore Rosario Crocetta «ha dato incarico al dr. Sami Ben Abdelaali in qualità di esperto di coordinare, per quanto concerne l’Expo 2015, tutte le azioni inerenti la partecipazione della Sicilia all’evento » ha già raggiunto i destinatari: Linda Vancheri (titolare delle Attività produttive), Dario Cartabellotta (coordinatore del Cluster Bio-mediterraneo), Patrizia Monterosso (segretario generale della Regione) e Vincenzo Falgares (dirigente generale della Programmazione).
Raccontano del serpeggiare d’imbarazzo e d’indignazione, perché sono in molti a chiedersi «come può un consulente avere il ruolo di coordinare gli assessori? ». Una questione tecnica; ma anche politica, visto che pure nel Pd (Antonello Cracolici e non solo) qualcuno strabuzza gli occhi nel tam-tam virale della mail. Raccontano che un componente del governo regionale, nel bel mezzo del vertice di maggioranza, sia andato da Crocetta a mostrargli la mail sul telefonino e che lo stesso governatore abbia fatto una faccia a punto interrogativo. Come se ne non se sapesse nulla. Il che, nella normale routine del gabinetto della Presidenza, potrebbe anche starci; nonostante la stessa mail di “incoronazione” si concluda con un «f. to Il Presidente», che pur non avendo la firma “grafologica” in calce, fa comunque presupporre che Crocetta qualcosa debba pur saperne.
Raccontano però che i sospetti su quel testo si siano addensati dopo che i presenti hanno osservato la faccia, schifata – amministrativamente parlando – proprio del direttore Monterosso. Anch’essa inconsapevole, raccontano, dell’incarico di coordinamento, proprio perché lo status di «esperto» richiamato nell’incarico – e lei, la sardotessa laica di Palazzo d’Orléans, conosce bene gli articoli 50 e 52 della legge regionale 41/1985 – stride in maniera clamorosa con qualsivoglia posizione di coordinamento amministrativo.
Raccontano che a quel punto viene chiamata in causa anche un’altra testa d’uovo crocettiana: il capo di gabinetto Angelo Guagliano. «Niente, ne so». Anche perché la Presidenza, al tavolo dell’Expo, ha già una propria rappresentante più che titolata: Maria Cristina Stimolo, dirigente generale degli Affari extraregionali.
Raccontano allora che Rosario – di pirsona pirsonalmente – dopo una telefonata di fuoco col suo fidatissimo consulente per l’internazionalizzazione (ex dipendente del Consolato tunisino di Palermo all’epoca del regime di Ben Ali), decide di intervenire. Prima con una dichiarazione rasserenante a Repubblica che ha sollevato il caso: «Ho nominato il mio esperto perché operi da interfaccia tra gli assessori e me. Nessun commissariamento, non avendo il tempo di conoscere nel dettaglio il lavoro degli assessori, ho chiesto Sami di aiutarmi». E poi facendo scrivere (a Monterosso e Guaglione) l’e-mail-bis dove sparisce magicamente la parola «coordinare».
Gli assessori masticano amaro. Ma alla fine si accontentano del mezzo passo indietro del presidente. «Così com’era stato scritto – ammette l’assessore Vancheri – l’incarico dava un po’ fastidio, abbiamo capito che c’era stato un malinteso ». Anche perché, «Sami è il consulente del presidente e ha diritto di stare ai tavoli, dove c’è anche la dottoressa Stimolo per la Presidenza, ma non di coordinarli».
Ieri a Milano per l’incontro sull’Expo, l’assessore regionale alle Attività produttive smentisce che ci sia stato uno scontro: «Non mi sono sentita commissariata, anche perché le attività del mio dipartimento per l’evento sono state sempre concertate e condivise». Ritardi nella tabella di marcia? «Sono in elaborazione il bando di convenzione di Unioncamere quello di Sviluppo Italia sulla macchina organizzativa e gli avvisi per gli incontri delle imprese».
Un po’ più avanti è il “Cluster Bio-mediterraneo” coordinato dalla Sicilia: «Abbiamo già 500 imprese, 120 sindaci, tutti i Gal e i Gac, più 400 manifestazioni di idee», esulta l’assessore all’Agricoltura Nino Caleca. Che smentisce «ogni contrasto con il consulente di Crocetta». Con Ben Abdelaali «c’è un ottimo rapporto, anzi mi sono spesso rivolto a lui per avere dei consigli sui rapporti con i Paese del Mediterraneo». Più tiepido Dario Cartabellotta, coordinatore del “Cluster”. Da Milano derubrica il “caso Sami” a «uno strumento per raccordarci meglio, ma è chiaro che ognuno continua a fare il proprio ruolo». Sornione sui mal di pancia: «Da quando non sono più assessore non mi raccontano più niente… ». Nemmeno di quella volta che, durante la visita di una delegazione cinese alla Regione, lo stesso Ben Abdelaali, grande amico del plenipotenziario dell’Udc Gianpiero D’Alia, pretese di coordinare i lavori. Dava (e toglieva) la parola agli assessori. E quando qualcuna chiese di parlare in inglese, lui rispose sdegnato: «No, tu parli in italiano. Farsi tradurre è un segno di potere».
Già, il potere. Il collante che unisce il Mediterraneo. Molto più di un padiglione.
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