Etna, quando si sveglia «Iddru»: 13 morti in quarant’anni

Di Redazione / 26 Dicembre 2018

L’attività dell’Etna, «Iddu» per i siciliani, negli ultimi 40 anni ha provocato 13 morti. L’ultima vittima del vulcano risale alla notte di Natale dell’85, alle 3.45, quando il sisma seguito a un’improvvisa eruzione del vulcano provocò un morto e 9 feriti a causa di un crollo che avvenne all’hotel «Le betulle, a Piano Provenzana, nel territorio di Linguaglossa.

Nel novembre ’78 l’eruzione determinò l’apertura di nuove bocche, e una di queste, a quota 1.650 metri, sul versante sudest, spinse la lava fino al paese di Zafferana.

Un anno dopo, sempre a novembre, nove escursionisti persero la vita e 30 rimasero feriti, investiti da massi espulsi da un cratere a causa di un’esplosione.

Nel maggio 1983 si dovette ricorrere agli esplosivi per contenere e deviare la lava fuoruscita, ininterrottamente, per 47 giorni seppellendo case, boschi e campagne coltivate.

Dall’ottobre ’86 al febbraio successivo, l’Etna rovesciò lava e lapilli. In quell’occasione un escursionista perse la vita: nel tentativo di avvicinarsi alla valle del Bove, precipitò in un burrone.

Due morti e 7 feriti fu il tragico esito di un’improvvisa esplosione avvenuta a tremila metri, nell’aprile ’87, vicino al cratere di sud-est.

Nel dicembre 1991, sempre dal cratere di sudest a 2.700 di quota, nella valle del Bove, inizia un’eruzione che durerà 473 giorni, fino all’1 aprile 1993. Per rallentare la colata furono lanciati blocchi di cemento sul letto della lava.
Nel luglio 1998 avvengono due terremoti sul versante sud, accompagnati da eruzioni ed emissione di cenere che ricopre alcuni centri abitati a partire da quota 1.500 metri

Nel luglio 2001 la lava minaccia il rifugio Sapienza e poi il ristorante «La capannina», entrambi evacuati. In quell’occasione si assiste anche alla rara fuoruscita di acqua dalla bocca del vulcano, contenuta in un minerale, l’anfibolo, presente in una colata.

Nell’ottobre 2002, l’eruzione distrugge l’area alberghiera di Piano Provenzana, a Linguaglossa, la funivia, alcuni negozi sul versante di Nicolosi. Un terremoto provoca ingenti danni a Santa Venerina e in altri comuni.
Lo scorso 6 ottobre, alle 2.34 italiane, un terremoto d’intensità 4.8 è stato registrato a circa 23 km a nordovest di Catania, nei pressi del Comune di Biancavilla. Qualche danno e molta paura.

Andando indietro nel tempo, dei numerosi terremoti del Seicento nel Catanese (il sisma del 1693 fece 16.050 vittime ed è ancora ricordato in una lapide affissa in via di San Giuliano, nel capoluogo etneo), quello del 1669 avvenuto a Nicolosi, legato all’eruzione dell’Etna, produsse danni considerevoli al territorio, cambiandone la fisionomia. L’eruzione durò 122 giorni, dall’8 marzo al 15 luglio. 

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