PALERMO – Vivevano una vita sana, scandita dai ritmi semplici della Piraino tra il XVIII e il XIX secolo. Le indagini sulle mummie di 26 sacerdoti custodite nella Chiesa Madre della cittadina del Messinese hanno infatti rivelato una relativa longevità nei soggetti, considerando i tempi: dai 50 agli 80 anni. Le malattie che affliggevano i religiosi erano di natura ossea, ma anche dovute a un’alimentazione iperproteica, a base di proteine animali soprattutto derivanti dalla carne, considerata un alimento nobile.
Sono i risultati dello studio radiologico sulle mummie di Piraino, condotto da un gruppo di ricerca internazionale e diretto dall’antropologo Dario Piombino-Mascali nell’ambito del Progetto Mummie Siciliane. Nato nel 2007, il progetto investiga il ricchissimo patrimonio mummificato della Regione Sicilia, di cui Piombino-Mascali è ispettore onorario per i Beni Culturali. In particolare, lo studio sulle mummie di Piraino è stato svolto grazie all’impulso dell’antropologo culturale Sergio Todesco, già direttore dell’Unità operativa dei Beni Etnoantropologici della Soprintendenza di Messina.
Dai rituali funerari con cui i religiosi sono stati preparati sono emerse informazioni importantissime. «Si tratta di mummie naturali ottenute con la tecnica del colatoio, un ambiente in cui i corpi venivano lasciati a drenare i liquami cadaverici. Una volta compiuto questo processo, si procedeva al lavaggio e al riempimento con sostanze naturali, in questo caso le radiografie hanno mostrato la presenza di gusci di noci e frammenti di altre piante officinali».
Dal punto di vista storico, i dati archivistici forniti dall’antropologo culturale Marcello Mollica, dell’Università di Friburgo, sono stati di grande importanza per lo studio delle mummie di Piraino, rivelandone dettagli come età alla morte e caratteristiche sulle storie individuali. Come arcipreti, infatti, gli ospiti della cripta godevano di una sepoltura costosa e privilegiata, fondata dall’arciprete Antonio Scalenza nel 1771.
Dalle indagini, è emersa la presenza di artrosi, compatibile con l’anzianità soggetti, ma anche della malattia di Forestier, nota come DISH. La causa di quest’ultima patologia è legata a un’alimentazione iperproteica, conseguente a una dieta ricca di proteine animali, soprattutto di carne, ritenuta un elemento nobile per eccellenza e quindi conforme allo status dei sacerdoti.
«A queste patologie – commenta Dario Piombino-Mascali – si aggiungono un caso di aterosclerosi presente nelle arterie femorali di un soggetto e ancora la presenza di due neoformazioni: un encondroma sul femore sinistro e un probabile mieloma multiplo che appariva su omeri, femori, cranio e scapole di un altro. Altre condizioni trovate sono l’alluce valgo, una malformazione del piede, e alcune varianti anatomiche, come ad esempio lo sterno con un forame centrale. Infine abbiamo avuto modo di osservare anche una costa cervicale sovrannumeraria, che avrebbe determinato fastidi e dolore».
Le indagini radiografiche sono state condotte direttamente in loco con il contributo di National Geographic, di cui Dario Piombino-Mascali è esploratore. «La prossima tappa sarà lo studio del DNA di queste mummie – dice l’antropologo – per risalire a eventuali patologie che non hanno lasciato segno su ossa e tessuti. Siamo felici di avere condotto le nostre indagini proprio a Piraino, una realtà ricchissima di storia e non valorizzata, e quindi conosciuta, come meriterebbe».
Grazie anche agli studi sulle mummie, la cittadina sta suscitando l’interesse di quei visitatori che arrivano in Sicilia non soltanto per il mare e per le attrattive naturalistiche, ma anche per apprezzarne i monumenti e per respirarne storia e cultura. «Ci stiamo dando da fare per mettere in evidenza tutto quello che contiene questa straordinaria realtà racchiusa tra boschi, mare e colline che è Piraino – dice l’arciprete, Calogero Musarra – Il mio sogno, che coltivo da 20 anni, è anche di realizzare un piccolo museo parrocchiale e procedere al restauro della Chiesa Madre».
Sono stati i privati a restaurare il bellissimo organo del Settecento che si trova appunto nella chiesa Madre, e che viene regolarmente suonato da Padre Calogero nelle funzioni e utilizzato per i concerti. «E poi non bisogna dimenticare altri gioielli di cui è costellata questa cittadina – continua il religioso – come la Madonna del Rosario con macchina lignea di scuola palermitana, o ancora la Chiesa della Catena, la cui campana veniva suonata per avvertire dell’arrivo dei pirati per mare. E poi, tra le tantissime gemme, c’è la chiesa, bellissima e nascosta, quasi per timidezza, di San Pietro. Piraino è tutta da valorizzare e da riscoprire, insomma. E siamo felici – conclude Musarra – che la tradizione scientifica e quella culturale da noi vadano di pari passo».
Da fine luglio si terrà a Santa Lucia del Mela la seconda edizione della Mummy Studies Field School, il campo scuola patrocinato dall’Assessorato dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana diretto da Carlo Vermiglio. Quest’anno è previsto un focus speciale sulle mummie egizie, sia umane che animali, in collaborazione con i ricercatori del Museo di Manchester e delle Università di Torino ed Edimburgo. La scuola, co-diretta da Dario Piombino-Mascali e dal biologo forense Karl Reinhard, nasce dalla collaborazione tra il Progetto Mummie Siciliane e l’Università del Nebraska e prevede tre seminari fuori porta che si terranno a Palermo, Savoca, e per l’appunto, a Piraino.