CITTÀ DEL VATICANO – «Queste persone stanno morendo in mare: non si può lasciare solamente l’incombenza a Mare Nostrum. Anche loro stanno richiedendo aiuto. In continuazione. E non sento nessuno che risponda alla richiesta di aiuto dell’Italia. Noi siamo qui, noi stiamo rispondendo: io, come italiana, sto rispondendo come posso». Di fronte ai continui naufragi di migranti, le parole di Regina Catrambone, imprenditrice italiana nel campo assicurativo da anni residente a Malta, spiegano le motivazioni che l’hanno spinta insieme al marito americano Christopher a promuovere e finanziare la prima nave gestita da privati per soccorrere i barconi nel Mediterraneo. L’imbarcazione salperà tra un mese.
L’operazione si chiama Moas, Migrant Offshore Aid Station (www. moas. eu), e, secondo quanto confida Catrambone alla Radio Vaticana, è stata ispirata da papa Francesco e dai suoi appelli ad aiutare le migliaia di persone che rischiano la vita tentando di raggiungere l’Europa.
«Abbiamo iniziato a pensare che dovevamo fare qualcosa la scorsa estate, quando eravamo in vacanza e combinazione il Papa, proprio in quel periodo, stava visitando Lampedusa – racconta -. Poi c’è stata un’altra occasione, che è stata la tragedia purtroppo dell’ottobre 2013, quando tantissime persone sono morte… L’ultima spinta ad agire ci è stata data ancora da Papa Francesco quando, rivolgendo un appello, ha detto che tutti noi dobbiamo contribuire in prima persona ad aiutare gli altri, con i mezzi, le risorse, le capacità che abbiamo».
Così è nato il Moas, stazione di aiuto per i migranti in mare, che sarà operativo da agosto. È allora che salperà la Phoenix, un’imbarcazione di 43 metri acquistata dai due coniugi in Virginia, su cui opererà personale specializzato per i soccorsi, mentre due droni monitoreranno dall’alto le acque del Mediterraneo per intercettare le carrette del mare in difficoltà.
«Siamo una ong – prosegue Catrambone -, una missione umanitaria che aiuterà le imbarcazioni in mare, in acque internazionali: abbiamo comprato l’imbarcazione, abbiamo fatto tutto il restauro, abbiamo noleggiato elicotteri che ci invieranno le immagini». L’impresa, al momento, è totalmente finanziata dai due promotori. «Fino ad ora tutto questo viene dalle nostre risorse – sottolinea l’imprenditrice -. Però stiamo cercando anche di avere dei contributi: non devono certo essere soltanto monetari, ma possono anche aiutarci con i giubbotti di salvataggio, possono aiutarci con donazioni, con acqua… ».
E il pensiero va ancora all’insegnamento del Pontefice. Papa Francesco secondo Catrambone «ha detto qualcosa di veramente bello e toccante: oggigiorno, molte volte, è necessario avere un cambio di atteggiamento verso i migranti, ma l’atteggiamento che abbiamo tutti – lui dice – è di disinteresse e di emarginazione, che alla fine corrisponde appunto alla “cultura dello scarto”. Invece è giusto che vi sia un atteggiamento che sia la “cultura dell’incontro”: l’unica capace di costruire un mondo più giusto e fraterno, e quindi un mondo migliore. Noi a questo ci stiamo ispirando. “Servitevi di noi”: questo è quello che vorrei dire e l’appello che vorrei lanciare».