Ebola, sempre grave il medico catanese ma reagisce bene alla cura sperimentale

Di Redazione / 30 Novembre 2014

ROMA – È stata forse la notte più difficile per il medico siciliano, quella fra sabato e domenica, ricoverato allo Spallanzani: la febbre è rimasta alta ed è stazionario ma è ancora in prognosi riservata. I visi dei medici non nascondono la preoccupazione e le stesse poche parole fuori bollettino medico di Giuseppe Ippolito, il direttore scientifico della struttura, fanno capire la tensione e la concentrazione dei sanitari. Persistono i disturbi gastrointestinali, la febbre elevata, la profonda spossatezza e l’esantema cutaneo diffuso, così come cita il bollettino.   Ma ci sono anche segni positivi: è autosufficiente, risponde a tono alle domande poste e riesce a camminare autonomamente nella stanza. Il medico di Emergency «ha ben tollerato il terzo trattamento sperimentale, cioè il farmaco che agisce sulla risposta immunitaria» e ora le speranze sono riposte in un ulteriore trattamento con plasma di un convalescente, arrivato questa volta dalla Germania. Precedentemente era stata usata una sacca con il plasma arrivato dalla Spagna. Un vero e proprio modello di azione non c’è. Non esiste un protocollo preciso da seguire. È una cura completamente su misura quella a cui viene sottoposto l’uomo. Alla domanda dei giornalisti se oggi è una buona giornata visto che il bollettino precedente parlava di un aggravamento, risponde secco: «È presto per dirlo, è una giornata dove possiamo fare un nuovo trattamento con il plasma».   La sacca per la seconda infusione, dopo quella effettuata con il plasma arrivato dalla Spagna, è arrivato mentre i medici leggevano il bollettino, direttamente dalla Germania. Grazie ad una catena di supporto e di solidarietà istituzionale che ha visto il Ministero della Salute italiano e tedesco, l’Ospedale Universitario di Francoforte, il Centro Nazionale Sangue, e il coordinamento internazionale per la gestione dell’Ebola dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. «Il tutto è stato effettuato con una grande partecipazione umana» è stato ribadito da Ippolito. Per il resto i medici invitano a non fare confronti: il peggioramento che aveva colpito gli altri medici e infermieri ricoverati in Europa e Usa, superato dopo un momento di crisi che aveva fatto pensare al peggio, non può essere considerato un passaggio obbligato. «Sono pazienti diversi – ha detto Ippolito – gestiti in modo diverso».

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