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E’ polemica sui siti turistici chiusi in Sicilia

E’ polemica sui siti turistici chiusi in Sicilia Il neo assessore Purpura corre ai ripari

I sindacati attaccano: «Non è colpa dei custodi, ma della Regione»

Di Redazione |

PALERMO – Continuano le polemiche per la chiusura di molti siti archeologici e culturali siciliani le domeniche e nei giorni festivi, proprio quando la domanda da parte di visitatori e turisti è molto più alta. Tra l’altro, andando incontro alle festività natalizie, il problema rischia di assumere proporzioni sempre più grandi per il grave danno d’immagine che può che creare a una regione che potrebbe e dovrebbe campare solo di turismo ma che non riesce proprio a far decollare questo settore. Negli ultimi giorni la lista dei musei costretti a chiudere nei festivi si è allungata a dismisura: prima il Museo archeologico di Agrigento e la casa natale di Pirandello al Caos, poi il museo archeologico di Mazara che custodisce il Satiro, la Villa del Casale di Piazza Armerina e il museo Paolo Orsi di Siracusa. Ultimamente anche il museo archeologico di Selinunte e l’area archeologica della Cave di Cusa. Il problema è che la Regione non ha più i fondi per pagare lo straordinario al personale, che peraltro in molti casi ha anche superato il tetto massimo previsto dei festivi. Dunque durante le prossime feste di Natale i turisti rimarranno fuori dalle strutture.

In Sicilia a guardia dei 112 siti archeologici ci sono in totale 1545 custodi. Il museo archeologico di Agrigento ne ha 68, la casa natale di Pirandello 66, a Mazara il Satiro è custodito da 25 dipendenti, la Villa del Casale invece ha 14 impiegati. Ma non è questione di personale, almeno così dicono i sindacati che più volte hanno sottolineato il tentativo di far passare queste possibili chiusure nelle giornate di domenica e festivi, come colpa dei dipendenti regionali, in particolare dei custodi.   Per Cgil, Cisl e Uil «la chiusura dei siti culturali è una vergogna per la Sicilia» e mette «in cattiva luce l’immagine dell’isola». I sindacati chiedono al governo regionale di mettere in campo iniziative utili a scongiurare disagi e definire in tempi brevi «un progetto-obiettivo», che «consenta la fruizione dei beni culturali e garantisca un congruo salario accessorio al personale impegnato in questo genere di attività». «La riapertura dei siti non si può rinviare – scrivono in una nota Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Fpl – Non può essere né l’inerzia politica o amministrativa, né una faziosa azione sindacale, a provocare l’interruzione di un pubblico servizio ed il procrastinarsi di un irreparabile danno all’erario e all’immagine della Regione e del personale che nei fatti non ha responsabilità». Ma il rischio che i siti turistici possano essere nuovamente chiusi, nei giorni festivi e in vista del periodo natalizio, adesso è molto alto.   «Chiediamo al dipartimento dei Beni culturali di pianificare le attività da avviare – aggiungono – e al governo Crocetta di definire profili professionali e formulare una classificazione dei siti al passo con i tempi. È in vigore – sottolineano – il decreto legislativo del 22 gennaio 2014, che fissa le linee guida per la valorizzazione dei beni culturali e ambientali e va applicato».    Insomma, già una bella gatta da pelare per il neo assessore regionale ai Beni Culturali, Antonio Purpura, da pochi giorni alla guida del dipartimento, ma già con le idee molto chiare: «Siti chiusi nei festivi? Non deve accadere mai più»dice Purpura che ha deciso di correre ai ripari proprio grazie alla programmazione invocata dai sindacati. L’assessore – che deve comunque fare anche lui i conti con le casse vuote della Regione – spiega che «non ha senso tenere i musei aperti in periodi dell’anno in cui il flusso turistico è minore, come da gennaio a marzo e poi chiuderli a Natale quando si presume un maggior numero di visitatori». Ed è qui allora che interviene la programmazione. Speriamo per il bene della Sicilia che il neo assessore riesca a mettere ordine in questo caos.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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