PALERMO – Il 2014 è l’anno zero per l’economia siciliana: per la prima volta dopo sei anni di indicatori economici in caduta libera, il Prodotto interno lordo non subisce variazioni negative assestandosi ai livelli del 2013. Se dal 2007 ad oggi la ricchezza prodotta nell’isola ha registrato un calo superiore al 13%, l’anno appena concluso lascia intravedere qualche spiraglio di ripresa. Il Pil siciliano è fermo: nel 2014 ha registrato una crescita pari a zero, ma da quest’anno dovrebbe tornare a crescere e la stima parla di 1,5 punti percentuali. A trainare l’uscita dal ciclo recessivo sarebbe la ripresa dei consumi delle famiglie. È quanto emerge dal primo Rapporto 2015 di analisi e previsioni dell’andamento dell’economia regionale curato dalla Fondazione Res, presentato a Palermo.
Secondo lo studio, nel 2014 segna il punto d’arresto del ciclo recessivo, che si trascina da sei anni e che ha determinato, tra l’altro, la scomparsa dal tessuto industriale di 25 mila imprese in Sicilia. Dopo anni di stasi, anche nell’edilizia dovrebbero intravedersi primi segnali di ripresa, mentre l’agricoltura, che sul versante produttivo mantiene il trend degli anni precedenti, continua a segnalare un’acuta crisi occupazionale.
«L’economia siciliana – ha detto il responsabile delle analisi economiche della Res – stenta a uscire dalla crisi, le ultime stime della Fondazione segnalano che il 2014 è stato ancora un anno di relativa stasi, nel quale alla stagnazione produttiva si è associata un’ulteriore flessione degli investimenti e dell’occupazione, che si traduce in un ampliamento dei divari sociali, della povertà e della deprivazione che ha raggiunto i livelli massimi su scala nazionale. A questo quadro negativo si contrappongono però sottili segnali di cambiamento proveniente dai territori e dal mondo delle imprese».