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Dell’Utri, sciopero della fame «Due libri per volta non bastano»

Dell’Utri, sciopero della fame «Due libri per volta non bastano»

A raccontare la sua intenzione è stato il deputato di Fi Palmizio che è andato a trovarlo nel carcere di Parma dove l’ex senatore sta scontando 7 anni per concorso esterno in associazione mafiosa

Di Redazione |

L’ex senatore Marcello Dell’Utri, attualmente detenuto nell’infermeria del carcere di Parma dove sta scontando la condanna a sette anni per concorso esterno in associazione mafiosa, minaccia lo sciopero della fame per protestare contro il regolamento del penitenziario, che gli impedisce di avere in cella più di due libri alla volta. Chi è riuscito a parlare con lui – come ad esempio il deputato forzista Elio Massimo Palmizio – lo definisce «molto arrabbiato». Palmizio, che è il coordinatore regionale di Fi in Emilia Romagna, ha fatto sapere che Dell’Utri vorrebbe fare il bibliotecario del penitenziario di via della Burla. A raccontare la minaccia di sciopero della fame è lo stesso Palmizio che ha fatto una visita a Dell’Utri: «In infermeria Dell’Utri è detenuto in regime non di media ma di alta sicurezza. Un gradino solo sotto al 41 bis, il carcere duro. Se uscisse dall’infermeria avrebbe maggiori limiti a ricevere telefonate e visite, e al dialogo. Ho visitato la sua cella singola. Ha un bagno privato con doccia, una piccola televisione praticamente inguardabile, essendo inglobata in una sorta di scatolotto, concepito per evitare l’autolesionismo. L’ho trovato fisicamente bene, ma molto, molto, ma molto arrabbiato. Per un motivo semplice: per i libri. Può riceverne due alla volta. E il regolamento dice che anche un vocabolario è un libro. Per cui ha un vocabolario e un libro. Per lui i libri sono come l’acqua per un assetato». Dell’Utri secondo quanto è filtrato sarebbe disponibile a rinunciare alla tv, all’ora di socialità diurna pur di riavere i suoi libri. Se non riesce in qualche modo a ottenerne di più per leggere, studiare e scrivere, farà lo sciopero della fame. «Un conto – ha detto Palmizio – è accettare la condizione carceraria, un conto è scontare la pena, un conto è essere recluso con un caldo asfissiante anche se il reparto che lo detiene dovrebbe essere climatizzato. Ma non si capisce perché non debba avere i libri».

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