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Delitto Loris: per mamma Veronica è il giorno del giudizio Rischia 30 anni di carcere

Di Mario Barresi |

Ragusa – Oggi il protagonista sarà un uomo che odia il protagonismo. Andrea Reale è il magistrato che dovrà dare il verdetto nel processo più controverso degli ultimi anni.

È lui il giudice dell’udienza preliminare chiamato a dire se Veronica Panarello ha ucciso il figlio Loris Stival.

Oggi, a partire dalle 9, c’è l’udienza finale. Previste le repliche: prima il pm Marco Rota, a seguire gli avvocati di parte civile Daniele Scrofani e Francesco Biazzo, infine il difensore Franco Villardita. E poi il gup Reale, a meno di ulteriori esigenze processuali, si ritirerà in camera di consiglio. E a quel punto bisognerà soltanto attendere la sentenza, ipotizzabile entro la giornata.

«Nello squallore di questa storia è l’unica cosa positiva». Dicono, nei corridoi del tribunale ibleo, riferendosi al fatto che sia proprio Reale a dover giudicare. Stimato trasversalmente da toghe e avvocati, viene considerato «un magistrato scrupoloso e indipendente», ma soprattutto «uno che non si fa condizionare da pressioni mediatiche». Qualche voce maliziosa di Procura lo reputa «talvolta sin troppo garantista» (citando, da ultimo, il caso dei “semplici” domiciliari al bidello di Pozzallo, accusato di abusi sessuali su una migrante sedicenne), ma anche gli sbirri più sbirreschi rispettano quel «giudice preparatissimo».

Del resto, il gup anti-personaggio fa parlare il suo lavoro. E il suo curriculum: maturità con 60/60 al liceo classico della borghesia siracusana, il “Gargallo”, laurea con 110 (ma senza lode) alla Cattolica di Milano con tesi su “Il diritto penale dell’informatica”, praticante nello studio del padre Emanuele (civilista) e poi avvocato nel 2000. Due anni di professione, nello studio di Ettore Randazzo (uno dei penalisti siracusani più prestigiosi) e poi il concorso, vinto, in magistratura. Destinazione: Ragusa. Da dove non s’è più mosso. Tranne che per la sua attività nell’Anm, nella quale, dopo essere stato presidente della sottosezione Ragusa-Modica dal 2007 al 2012, è eletto nel comitato direttivo centrale. Unico, a livello nazionale, di “Proposta B”, una nuova lista nata per «contrastare lo spirito correntizio». Un indipendente. Di nome e di fatto. «L’Anm doveva protestare per la lettera del Colle», disse nel 2014 commentando sul Fatto la nota di Giorgio Napolitano al vicepresidente del Csm Michele Vietti, all’apice dello scontro nella Procura di Milano.

Ma vanno citate anche le parole della storica guardia giurata del tribunale di Ragusa: «Il dottore Reale è sempre gentile e rispettoso, parla pure con le signore delle pulizie. È il miglior giudice che poteva capitare in questa brutta storia».

Adesso, dunque, la palla passa a lui. Al giudice schivo e riservatissimo, che quando – durante l’unico ingresso dei giornalisti nell’aula a porte chiuse, durante la pausa di un’udienza – è uscito fuori dalla sua stanza e ha visto gli “intrusi”, si è semplicemente limitato a tornare indietro. Nessuna reazione plateale. Solo un invito garbato, tramite un’agente, a sgomberare l’aula.

Adesso tocca a lui. Che ha ascoltato tutti, impassibile anche nei momenti più caldi delle udienze. Appunti diligenti, ma soprattutto tonnellate di atti accumulati.

Cosa deciderà?

I bookmakers puntano sull’opzione colpevolista. La Procura ha chiesto 30 anni per omicidio volontario (con le aggravanti di premeditazione, sevizie e legame di discendenza con la vittima) e occultamento di cadavere. Il pm, tecnicamente, non poteva andare oltre. Il rito abbreviato, oltre a “congelare” il processo allo stato degli atti (qualcuno, non soltanto sul fronte dei media, rimpiange il mancato ordinario), concede uno sconto di pena, in caso di condanna, di un terzo. Si potrebbe arrivare lo stesso all’ergastolo – in caso di isolamento diurno qualora vi sia condanna per più reati – ma per Veronica non potrà essere così, in quanto l’occultamento di cadavere prevede una pena massima inferiore ai 5 anni.

VD1 VD2 VD3

L’ipotesi opposta è quella chiesta dalla difesa: Veronica assolta dall’omicidio per non aver commesso il fatto. In quel caso resterebbe il concorso in occultamento (ammesso dall’imputata) come reato principale, con pena ridotta di 1/3: da tre a due anni. E Veronica, in carcere dal 9 dicembre 2014, sarebbe libera fra poco. Ma questa strada è troppo legata all’ultima versione di lei, che accusa il suocero: Andrea Stival, parte civile nel processo, è indagato per concorso in omicidio e occultamento in altro procedimento. Reale ha già rigettato l’istanza della difesa, che – oltre al confronto “all’americana” fra nuora e suocero, chiedeva di estromettere Stival dalle parti lese. E allora? In teoria Veronica potrebbe essere innocente senza che Andrea sia colpevole. Ma, visto che le indagini sul nonno non hanno dato riscontri sarebbe un salto nel vuoto. Il delitto Loris resterebbe, a meno di clamorosi colpi di scena, irrisolto.

In mezzo ci sono le altre “sfumature” proposte, in subordine, da Villardita: dal concorso anomalo in un fatto non voluto (Veronica si assume la responsabilità di commettere violenza privata, mettendo le fascette al collo di Loris, che poi però muore) alla semi-infermità mentale (seppur smentita dai periti del gup, che ritengono l’imputata capace di intendere e di volere), fino all’equivalenza fra attenuanti generiche e aggravanti (in questo caso l’unica ammessa sarebbe il legame di discendenza). Un “pallottoliere” penale che potrebbe far oscillare la condanna fra i 17 e i 21 anni, in ogni caso riconoscendo il reato di occultamento di cadavere.

Toto-sentenza da bar di tribunale? Forse. Del resto oggi, a Ragusa, si sentono un po’ tutti giudici. Ma a decidere sarà lui da solo. Reale, il protagonista che odia il protagonismo.

Twitter: @MarioBarresi

FOTO di Alessia Cautadella

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