Il Coronavirus ha momentaneamente imposto uno stop della produzione, ma non ha fermato lo spirito visionario che ha portato negli anni la famiglia Fiasconaro a diventare un brand d’eccellenza a livello internazionale. Dal bar a Castelbuono in piazza Minà Palumbo, tirato su da don Mario nel 1953; al panettone “Made in Sicily” che i figli Nicola, Fausto e Martino hanno reso celebre in tutto il mondo.
Adesso, l’azienda madonita medita di «diversificare la produzione». Perché, spiega Nicola Fiasconaro, «bisogna cogliere le opportunità anche dalle tragedie». Anziché piangersi addosso, in piena emergenza Covid-19, i Fiasconaro sono già proiettati al futuro. Per farsi trovare pronti con le sfide del mercato nel dopo-pandemia.
«Continueremo a lavorare nell’ambito delle paste acide, del lievito madre e della trasformazione delle farine – spiega Nicola, responsabile del settore produttivo dell’azienda –. Vogliamo occupare uno spazio importante nel mercato dei beni di prima necessità, rilanciando prodotti della tradizione siciliana con caratteristiche organolettiche e nutrizionali riconosciuti dal mondo scientifico. C’è un bene di prima necessità, come il pane, simbolo dell’umanità, che negli anni è stato troppo “industrializzato”. Ritornare a produrlo secondo quello che offre la nostra terra, utilizzando realmente i grani antichi, potrebbe essere un’idea. Ci butteremo a capofitto in questo progetto subito dopo Pasqua».
Già, la Pasqua. Quest’anno, l’azienda si è fermata a circa 200mila chili di colombe pasquali. «Abbiamo raggiunto l’80% della produzione. Peccato, perché correvamo verso un incremento del 20%. Le spedizioni per l’estero sono partite regolarmente tra dicembre e gennaio. Tuttavia, a causa del Coronavirus, molti “pezzi” sono tornati indietro. Una conseguenza della chiusura delle gastronomie, dell’alta ristorazione, degli hotel di lusso e dei negozi che vendono agroalimentare di qualità» afferma Nicola Fiasconaro, sottolineando «le difficoltà delle nicchie che operano nel settore dolciario, rispetto alle grosse industrie del Nord Italia, che sono comunque riuscite a vendere i loro prodotti alla Grande distribuzione organizzata».
Da una difficoltà oggettiva – che avrà una sua ricaduta sui conti della società (nel 2019 il bilancio sociale è stato chiuso in crescita con 22 milioni di fatturato) – è nata però un’iniziativa benefica. «Una parte consistente dei prodotti che ci sono stati restituiti andranno in beneficenza nei Covid hospital. D’intesa col ministero della Salute, stiamo organizzando la logistica che consentirà di poterli far arrivare a destinazione. La colomba pasquale continuerà a volare come simbolo di rinascita» tiene a dire Fiasconaro, convinto che «dopo l’emergenza sanitaria il mondo e le persone si trasformeranno radicalmente. Quando il Coronavirus finirà si aprirà una nuova era e il capitalismo sarà un po’ più “moderato”».
Da qui l’appello al sistema imprenditoriale italiano, affinché «si metta a disposizione delle istituzioni e cerchi di collaborare maggiormente. È il momento in cui dobbiamo stare tutti insieme». Con queste parole Fiasconaro ribadisce anche il suo impegno a salvaguardia dei dipendenti (70 fissi, che arrivano a 150 con gli stagionali) e delle aziende dell’indotto sparse in Sicilia, una dozzina circa che fanno convergere materie prime e prodotti trasformati su Castelbuono. «Eccellenze della nostra terra – conclude – che vogliamo continuare a valorizzare».