Dal workshop internazionale di architettura, modelli di valorizzazione dei siti archeologici

Di Giorgia Lodato / 21 Ottobre 2018

Catania – «Credo che alcune delle cose che in Architettura possano portare beneficio sono le diverse conoscenze e origini di ognuno, che se unite dal giusto collante producono risultati straordinari». Nelle parole dello studente venticinquenne Manuel Lo Presti, che frequenta l’ultimo anno alla Sds Architettura di Siracusa (sede distaccata dell’Università degli Studi di Catania), il senso del workshop internazionale e multidisciplinare Architecture, Archaeology and Tourism, che si è svolto a Palazzolo Acreide su iniziativa di Design Heritage Tourism landscapes, network di scuole di architettura che ha già al suo attivo progetti ospitati a Valladolid, La Havana, Versailles, Evora e Cap Martin.

Questa volta, invece, grazie alla collaborazione dell’Ateneo catanese, è stato il complesso siracusano a trasformarsi in un vero e proprio campus, dove un team internazionale di 110 tra docenti e studenti di architettura italiani, spagnoli, portoghesi, francesi e argentini ha lavorato per immaginare nuovi modelli di valorizzazione ambientale e turistica di alcuni dei siti archeologici di maggior pregio, tra cui il Parco archeologico della Neapolis di Siracusa, il Castello Eurialo, il Castello di Palazzolo Acreide, il Parco archeologico di Akrai e Noto antica.

Proprio su quest’ultima ha lavorato il team composto dai docenti Gianfranco Gianfriddo, Ottavio Amaro, Marina Tornatora, Carolina Rainero, dagli architetti Ernesto Alberghina e Lucia La Giusa e dagli studenti Maria Laura Leonardi, Manuel Lo Presti e Andrea Drago per SDS Siracusa, Alice Michel e Xiaoyu Qiu per ENSA, Paola Guerriero per Università di Camerino, Luigi Lorenzon e Sofia Tonello per IUAV Venezia, Serena Lupi e Simone Squeo per La Sapienza e Sonia Piscioneri per Università di Reggio Calabria.

«Ho chiesto di essere inserito nel gruppo che si sarebbe occupato di Noto Antica perché era l’area che conoscevo meno e ho colto quindi l’occasione per entrare in contatto con una nuova parte della Sicilia con tutte le sue caratteristiche e peculiarità», racconta Manuel Lo Presti. «Il progetto che abbiamo elaborato propone di riabitare il sito di Noto Antica attraverso due obiettivi, salvaguardare la memoria e l’integrità di un sito così evocativo e con un forte rapporto tra rovina e natura e ridare visibilità al sito di Noto Antica, riattivando un circuito di turismo culturale».

Il tutto attraverso un nuovo sistema di residenze temporanee che si inseriscono sul vecchio tracciato delle mura difensive della città, ridefinendo la forma originaria dello skyline nel territorio, e creando nuovi spazi liberi collettivi in prossimità dei ruderi e dei resti meglio conservati che, insieme alla vegetazione dominante, vengono percepiti come un grande parco urbano oltre che luogo della memoria. Sull’area archeologica della Neapolis, nel cuore della città di Siracusa, ha lavorato invece Emanuele Di Noto, 25 anni, studente del corso magistrale di Architettura di Siracusa. «A causa della sua conformazione geomorfologica questa parte risulta esclusa dal resto della città – osserva il giovane studioso – e il nostro progetto è volto proprio a restituire l’area di interesse alla città attraverso un nuovo centro propulsivo contenente soluzioni ex novo in grado di agire e modificare il contesto urbano».

I punti critici, che diventano punto di forza nell’elaborazione progettuale, sono le zone marginali all’area d’interesse: piazza Adda e la zona di viale Teracati, elementi di testata di un nuovo sistema d’ordine che segue il forte segno dettato dell’Ara di Ierone e si adatta all’andamento orografico del territorio. «Questo forte segno va a definire un ordine all’interno dell’area archeologica, attualmente assente, e configura tre fronti al parco dove trovano luogo differenti opere di interesse pubblico. Piazza Adda, spazio triangolare di scarsa qualità architettonica, viene riconfigurata come un piano inclinato verso l’area archeologica della thòlos – oggi in stato di abbandono – e termina con un edificio pubblico composto da due elementi stereotomici che sorreggono un riparo ipostilo creando un nuovo ingresso all’area archeologica. La piazza – aggiunge – viene completata da un secondo edificio dalla duplica funzione: nuova uscita della stazione ferroviaria esistente e parcheggio interrato». Il progetto dell’area archeologica si estende fino al mare attraverso un percorso che collega la piazza all’area archeologica del gymnasyum al nuovo porto. In viale Teracati, inoltre, è previsto un nuovo centro accoglienza visitatori per mitigare i grandi flussi dei visitatori e creare una connessione diretta tra la struttura urbana della città e l’area archeologica.

«Non so se i progetti proposti verranno mai realizzati – interviene Lo Presti – ma ci auguriamo di spronare e sensibilizzare le amministrazioni e chiunque abbia la possibilità di fare qualcosa per quei territori così belli ma decadenti e con un potenziale immenso». «Progetti come questo, dove si intrecciano tematiche complesse come le aree archeologiche e il turismo, sono di grande importanza per noi futuri architetti, specialmente per chi vive in Sicilia e in Italia, dove abbiamo beni che solo pochi altri paesi al mondo hanno la fortuna di possedere».

E che vanno tutelati con un turismo colto, lento e sostenibile, lontano da quello di massa che, spesso, essendo mal gestito provoca danni alla bellezza dei paesaggi e delle città. «Non so dire se in Sicilia la situazione sia peggiore o migliore di altre regioni, ma spero che la forte ondata di turismo, che qui è ogni anno crescente, possa portare maggiore sensibilità alle amministrazioni e a chi di dovere per comprendere l’enorme patrimonio culturale-paesaggistico che possediamo e per fare di tutto per evitare che possa andare perso, avendo così la responsabilità e il dovere di mostrarlo al mondo intero».

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Redazione
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