Agli occhi di bambino di Salvatore Sapienza, le teorie di coloratissimi carretti siciliani trainati da cavalli bardati di finimenti arcobaleno devono essere sembrati un caleidoscopio fantastico nel quale cavalcare tra le storie dei fieri paladini di Francia. Ma ancora oggi, adulto 35enne, marito da 6 anni di Anna e padre di Anthony, di 4 anni, Sapienza riesce a guardare il mondo con gli occhi da bambino quando, imbracciando i pennelli come le spade dei paladini, ricrea sui carretti siciliani il suo mondo interiore di giardini arabeschi e incantati di Sicilia. E siccome non vive nel passato, ha accomunato i carretti tradizionali ai “carri” moderni: la Vespa e la 500.
La passione, tuttavia, non basta per vivere, soprattutto nella prospettiva di mettere su famiglia: «A 22 anni mio nonno mi ha lasciato il negozio di frutta e verdura, che mi permette di mantenere me e la mia famiglia, mentre per hobby e passione dipingo i carretti. Quando il negozio è chiuso, e comunque ogni sera fino alle 22,30-23, sto qui a pitturare. Tenga presente che per il lavoro mi alzo alle 3 del mattino: ma è tanta la passione che ogni giorno devo pitturare». Un grande amore a tutto tondo: «Ho 8 carretti siciliani miei (3 nuovi, 5 antichi), con mio papà abbiamo 3 carrozze (una antica siciliana e 2 moderne realizzate a Verona) e 2 cavalli bianchi, Rocco e Turiddu, che tirano le carrozze o i carretti ricchi di colori che rispecchiano la Sicilia». Una tradizione di lunga data: «I maestri sono tre: Domenico Di Mauro, Antonio Zappalà e Nerina Chiarenza di Aci S. Antonio. I giovani – in tutto circa 7-8 – siamo sparsi per la Sicilia: a Catania ci sono solo io, 2 sono a Siracusa, altri a Palermo».
Carretti ma non solo: a un certo punto, Salvatore Sapienza decide di decorare una Vespa: «Ne avevo viste altre e, in 3 mesi di lavoro, ho decorato la mia. Nessun’altra è come questa: per 4 mesi è stata nell’atelier di Dolce & Gabbana. E ora vogliono anche la 500». L’utilitaria decorata, completata dopo un anno di lavoro il 20 maggio 2014, invece, è un sogno di più lunga data: «Ne avevo vista una in foto quando ero a bottega da Di Mauro: aveva lo sfondo bianco ed era pitturata. Tra me e me ho pensato: “Quando sarò grande, ne devo fare una anch’io”. E il mio sogno l’ho realizzato. L’ho anche scritto sulla carrozzeria: “Un sogno da piccolo, da grande realizzato, questa 500 finalmente ho pitturato”. L’ho decorata col fondo rosso come il carretto siciliano tipico catanese. Esistono altre 500 decorate in Sicilia, ma tutte a sfondo bianco: questa è l’unica rossa. Non perché è la mia, ma non ce ne sono uguali. In questa macchina ci sono 15-20.000 euro solo di pittura. Non si vede un’altra macchina così piena. Ha un valore e io non la lascio mai. Qui in garage è ricoperta da 15 coperte per evitare che, anche senza volerlo, la carrozzeria decorata si possa danneggiare».
Nell’intarsio di pittura che ricopre ogni centimetro quadrato della 500, in un giardino di colori in cui ogni variazione cromatica è al posto giusto e si sviluppa in un armonico disegno simmetrico tra le due fiancate («Non progettato dall’inizio, ma realizzato strada facendo»), ci sono quadri che narrano la storia della Cavalleria rusticana e dei paladini di Francia, altri che ritraggono Sant’Agata, sul tetto è dipinto San Giorgio e il drago, ci sono Alfio, Filadelfo e Cirino in onore di Trecastagni, c’è l’Etna e l’Isola Bella. E Sapienza ha ritratto anche se stesso. Uno spettacolo che attira capannelli di turisti e siciliani ogni volta che la 500 sfila per le strade: «Se si fa un giro con questa macchina – racconta orgoglioso -, la guardano tutti col sorriso in faccia. E questo è bello. Tutti la fotografano. In autostrada mi sorpassano a grande velocità e poi frenano per guardarla. Sì, in tutta la Sicilia ci sono 3 o 4 “500” decorate, e sono belle anche le altre, ma la mia è particolare: come l’ho sognata, l’ho fatta. Il cofano e i lati sono pieni di quadri e di decori: è bella, è piena, è la Fiat 500 carretto. L’abitacolo però non l’ho toccato: sarebbe troppo caricata».
Di contro, tuttavia, a fronte dell’entusiasmo della gente, bisogna fare i conti con l’“ottusità”, a volte, delle norme: «L’altro giorno ero in piazza Duomo e la 500 era circondata da persone che la fotografavano. Sono arrivati i vigili che, pur scusandosi, mi hanno mandato via perché ero in zona pedonale. Questa tradizione potrebbe essere oro per la Sicilia, ma non la vogliono portare avanti. Ed è un peccato, perché attirerebbe turisti».
E poi il “rammarico” di una passione che non è potuta diventare un mestiere: «Lo avrei tanto voluto, non per diventare ricco, ma per viverci. Fare il fruttivendolo mi ha dato l’opportunità di costruirmi la casa, la possibilità di sposarmi, di mantenermi, mentre la mia passione no». Suo figlio ancora è piccolo: gli piace questo mondo? «Sì, viene qua, pasticcia coi pennelli: già questo è importante. Anche se non si guadagna, questa è una realtà bellissima: è una grande soddisfazione ricevere i complimenti dalle persone». Prossimo obiettivo, la bicicletta: «Sto modificando il telaio per avere più superficie da decorare». Ovviamente, sfondo rosso e un tripudio di colori: la Sicilia arabesca che Sapienza porta nel cuore.